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Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 24 marzo a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 22 marzo 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

III domenica di Quaresima
Gv 8, 31 - 59

E’ sempre arduo, in questa terza domenica di quaresima, affrontare questo brano di vangelo che ci racconta di questo serrato confronto di Gesù con quei Giudei che avevano creduto in Lui. Viene da pensare che quello che Gesù dice a questi giudei è quello che Gesù dice a tutti i credenti; viene da pensare che quello che Gesù dice è quello che sta dicendo a noi adesso, perché quello che questi giudei intendono della religione è quello che ogni credente è tentato di pensare. L’idea che questi giudei hanno della paternità di Dio è quella che anche noi siamo tentati di avere; l’idea di libertà che questi giudei hanno è quella che anche noi siamo tentati di avere. Allora conviene che ci immedesimiamo in questi giudei che hanno creduto in Gesù e che ascoltiamo con attenzione le parole che Gesù ha rivolto a loro e che rivolge, quindi, anche a noi.
Nel primo versetto di questo brano di vangelo noi troviamo tutto il programma che Gesù fa: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Anzitutto troviamo la “Parola”: è l’invito a rimanere nella sua Parola, a non lasciare entrare in noi altra parola che non sia la sua. Noi siamo fatti dalla parola che lasciamo dimorare dentro di noi: è la parola che ci fa essere quello che noi siamo, che ci fa pensare quello che pensiamo, che ci fa, di conseguenza, agire secondo la parola che abbiamo lasciato entrare dentro di noi, che abbiamo trattenuto dentro di noi. Se noi lasciamo dimorare dentro di noi la Parola di Dio questa ci rende figli e nutre in noi l’amore per il Padre e per i fratelli. Se, invece, noi lasciamo entrare altre parole, che non sono la Parola di Dio ma che sono le parole degli idoli, allora ecco che entra in noi il seme della divisione, anzitutto dal Padre – la tentazione di pensarci venuti al mondo senza che nessuno ci abbia messi in questo mondo, la tentazione di pensare la nostra vita non come un dono ricevuto ma come un qualche cosa che ci facciamo da noi stessi.
Gesù dice: ”Siete davvero miei discepoli.” Ci sono i veri discepoli ed i falsi discepoli; ci sono coloro che credono di essere i veri discepoli di Gesù ma non lo sono. Ecco perché siamo chiamati continuamente a confrontarci con questa parola, per essere purificati da tutte quelle forme false di essere discepoli di Gesù. Essere discepoli, amici suoi, seguire Lui, vuol dire, infatti, esserlo a modo suo e non a modo nostro; l’essere discepoli è fatto dall’ascolto attento della sua Parola, con la quale continuamente ci confrontiamo per verificare la verità delle nostre idee su di lui, per non vendere a nome di Dio ciò che da Dio non viene e per non presentare come volontà sua ciò che sua volontà non è. Siamo chiamati, perciò, a verificare continuamente se noi siamo davvero trasparenza della Parola di Dio oppure se la rendiamo opaca, o se la rendiamo incomprensibile agli altri ed a noi stessi.
“Conoscerete la verità” dice Gesù. La verità non è una verità fatta di formule ma è la verità di un rapporto: la verità del nostro essere figli in rapporto col Padre, che ci dice chi noi siamo, che ci dice la nostra vera identità nel rapporto con lui, che ci dice che noi siamo figli suoi e che gli uomini sono nostri fratelli. Allora la verità del nostro essere figli suoi ci rimanda alla paternità di Abramo, che è colui che è padre di molti popoli, di tutti i popoli della terra. La paternità di Dio, infatti, è una paternità che si esercita nei confronti di ogni uomo, di ogni popolo, di tutti i popoli della terra. Questa verità, allora, ci apre ad un rapporto di universalità con ogni uomo di ogni popolo di tutta la terra. Pensate alla forza di questa parola per noi oggi!
E’ la verità che ci fa liberi, di quella libertà che non è la libertà del “faccio ciò che mi piace, ciò che mi va, ciò che mi sento” ma è la libertà di servire e di amare come il Signore, che si è fatto nostro servo, come il Signore ci ha amato e ci ama. Questa verità ci fa liberi perché non ci fa servi della logica di questo mondo, non ci fa servi di nessuno e di nessuna forma di potere e di dominio ma ci mette a servizio, liberi dal bisogno di difendere la nostra immagine, liberi dal fare le cose per tornaconto, liberi dal nostro egoismo, liberi come sono liberi i figli di Dio! Questa parola Gesù la rivolge a coloro che hanno creduto in lui, i Giudei, ma la rivolge sempre ad ogni credente perché quello che il Signore chiede è che noi, continuamente, purifichiamo la nostra fede in lui da ogni forma di religiosità sclerotizzata, da ogni verità che si vuole racchiudere in formule precostituite, prive di anima e prive dello Spirito, da una fede in Lui che prescinde dalla sua Parola o che considera la sua Parola come un optional, che non trova nella sua Parola la sorgente e l’inizio di tutto.
Potremmo dire che il racconto della samaritana al pozzo, che abbiamo sentito domenica scorsa, è un racconto vivo: quest’acqua gorgogliante, sorgiva di una Parola che apre nuovi orizzonti, che apre il cuore, che dona misericordia, apre possibilità nuove di vita mentre qui noi, invece, troviamo parole che chiudono, che soffocano, che restringono gli orizzonti, che giudicano. Per questo la prima cura da avere è per tutti coloro che credono, che dicono di credere: per noi. La prima attenzione di Gesù è questa! Prima di andare a cercare come annunciare a quelli di fuori, a quelli che non credono, prima di andare a cercare i nostri nemici esterni, coloro che sono nemici della Chiesa ma sono fuori di essa; prima di tutto questo Gesù ci invita a guardare, anzitutto, dentro di noi, fra coloro che credono. E’ qui che deve essere fatta la prima purificazione, continuamente: nessuno si può chiamare fuori da questo bisogno di verificare continuamente la propria fede alla luce della Parola di Dio. Colpisce che questo capitolo 8 del vangelo di Giovanni inizi con una donna peccatrice che vogliono lapidare e si concluda con il proposito di lapidare Gesù, che però si sottrae, perché non è ancora giunta la sua ora ma ormai la condanna a morte di Gesù è stata pronunciata. Le parole diventano come pietre gettate contro l’altro. Non sono parole che avvicinano, che riconciliano, che uniscono ma sono parole che uccidono, che feriscono, che zittiscono. Gesù prende questo su di sé e lo porta con sé fino a morire sulla croce! Abramo è colui che ascolta la Parola e si mette in cammino solo confidando nella promessa che in questa Parola è contenuta. Quante volte, invece, il credente si preoccupa di costruire recinti a difesa! Quante volte il credente si preoccupa di arroccarsi sulle posizioni acquisite anziché rimettersi in cammino fiducioso nella Parola e nella promessa che in essa è contenuta! Quante volte come credenti guardiamo tristi al nostro perdere pezzi, al nostro perdere numeri, al nostro perdere consensi, spazi, potere anziché guardare fiduciosi al dono che il Signore ogni giorno rinnova generosamente a chi crede in lui. Ecco allora, la tentazione di questi giudei è la tentazione di ogni credente, di tutti i tempi: per questo, davvero, le parole di Gesù oggi le sentiamo rivolte a tutti noi ed a tutti coloro che credono in Lui.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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