La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 23 dicembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 21 dicembre 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Domenica dell’Incarnazione – VI di Avvento
Lc 1, 26 – 38a

C’è da domandarsi perché la domenica dell’incarnazione cada pochi giorni prima del Natale e perché proprio con questo brano del Vangelo di Luca, che riprende una festa che celebriamo il 25 di marzo? Perché la liturgia ci fa ritornare qui, all’annuncio dell’incarnazione? E’ un invito, questo, a sostare sul mistero di Dio che si fa uomo, uomo in tutto, uomo fra gli uomini, che fa esperienza della nostra umanità in tutto, fin dal concepimento! C’è da domandarsi, allora, se non sia proprio questo, in fondo, il cuore dell’annuncio del mistero cristiano: Questa “vicinanza” del “Dio con noi”, di Dio che si è fatto così vicino a noi da essere diventato uomo. E’ la condiscendenza, l’abbassamento di Dio fino al punto che il creatore diventa creatura. Questo ci dice che il rapporto fra l’uomo e Dio è definitivamente cambiato! Quindi ogni immagine di un Dio lontano, inaccessibile, di un Dio che non si interessa delle questioni che riguardano noi uomini non è più possibile per chi ha accolto questo mistero dell’incarnazione di Dio, come Maria, che ha detto il suo “si”, un sì meditato, come faceva sempre Maria – Maria meditava queste parole custodendole nel suo cuore. Ecco qual è il senso della domanda di Maria all’annuncio dell’Angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo!” Non è una domanda dubitativa ma è la domanda di chi, custodendo queste parole, ne vuole cogliere in profondità il senso, il significato, il come! E l’Angelo risponde a Maria descrivendo chi è questo figlio concepito nel suo grembo e come viene generato, con questa potenza dall’alto che è lo Spirito, cioè la vita di Dio. Quindi è Dio stesso il Padre di questo bambino e questo mistero, non di una donna sterile che diventa madre – come nei racconti dell’Antico Testamento in cui la grazia di Dio si manifestava nel fatto di fare dono ad una donna di superare la propria sterilità diventando madre – ma di una vergine che diventa madre senza il contributo di un uomo ma per opera dello Spirito di Dio, rappresenta un dono completamente nuovo! Questo bambino, il cui nome è Figlio di Dio, è in tutto figlio di Maria ed in tutto figlio di Dio, totalmente uomo e totalmente Dio! Allora ecco che, per chi crede ed ha una fede retta, non distorta, la fede non può che essere amica dell’umano, non può che essere un dono che porta l’umano alla sua pienezza, alla sua piena espressione. Dio non può essere antagonista dell’uomo, nemico dell’uomo! La fede, allora, diventa ricerca di tutto ciò che è autenticamente umano, pienamente umano. La fede e la ricerca di ciò che è pienamente umano non divergono ma convergono! Ecco perché, allora, ogni visione della fede separata dall’umano non rende ragione di ciò che la fede è! Non si può professare la fede in Dio senza amore autentico per tutto ciò che c’è di umano e non vi è nulla, che riguarda noi uomini, che sia estraneo a Dio ed al suo amore!
Ecco perché noi sentiamo il bisogno di un cristianesimo che, fedele all’annuncio dell’incarnazione, sia più calato nell’umano, nelle vicende umane, che sia meno racchiuso in formulazioni che vengono percepite come estranee alla vita degli uomini, ma sia capace di parlare alla vita quotidiana dell’uomo. Anche nella vita delle nostre parrocchie noi sentiamo il bisogno di una proposta di un cristianesimo più a misura delle nostre famiglie e non a misura del singolo individuo, più capace di tener conto dei ritmi e delle esigenze della vita delle famiglie, nella proposta degli incontri che vengono fatti, degli orari in cui si svolgono questi incontri: che tenga conto della concreta esigenza dei ritmi della vita della famiglia. Ad esempio l’oratorio estivo in cui ci si prende cura, in un ambiente educativo, custodito da persone adulte, da educatori capaci, nel tempo in cui i ragazzi non sono a scuola ed hanno bisogno, per esempio, di un luogo di riferimento, di persone che si prendano cura di loro e di un luogo in cui ritrovarsi con i loro coetanei. Possiamo dire che stiamo testimoniando la fede cristiana se non diamo risposte concrete, efficaci, di vicinato, di comprensione profonda a quelli che sono i bisogni delle persone e delle famiglie oggi? Questo non solo come espressione di una sensibilità sociale ma come espressione autentica di quello che la fede cristiana è e degli atteggiamenti che essa genera: la capacità di capire il bisogno di chi ho di fronte e dare risposte fattive e concrete! Come, diversamente, noi esprimeremmo il mistero dell’incarnazione di Dio che si è fatto uomo? Dio ha preso su di sé l’umano, in tutto, per conoscerlo profondamente, per provarne le emozioni, i sentimenti, le domande profonde, le paure, in attesa di un compimento, di una salvezza. Come poter esprimere questo mistero senza una comprensione profonda delle domande dell’uomo di oggi e senza la capacità di elaborare delle risposte, attraverso le quali la gente possa dire: Qui ci sentiamo compresi e qui troviamo qualche cosa che parla alle domande profonde che noi portiamo nel cuore, ai bisogni concreti con cui ci misuriamo ogni giorno, che ci angosciano e ci preoccupano e cerchiamo un luogo in cui trovare ascolto e comprensione, accoglienza, capacità di farsene carico? Ecco perché il mistero dell’incarnazione è un invito a cercare Dio scrutando nelle vicende dell’uomo, nelle domande dell’uomo, nella ricerca dell’uomo, nel bisogno dell’uomo, nel cuore dell’uomo: Lì abita Dio, in una comunione ormai inscindibile. Dio si è fatto uomo non per poi separarsi dall’uomo ma si è fatto uomo per rimanere unito all’umano. Ancora oggi il Cristo risorto non si è separato dall’uomo ma nel suo Spirito, lo Spirito del risorto, continua ad avere nell’uomo la sua dimora! Per questo la nostra vita di credenti e di comunità cristiana sente l’esigenza di ripartire dal mistero dell’incarnazione, per essere una chiesa che non mette al centro se stessa ma mette al centro l’uomo; per essere una chiesa che non è preoccupata semplicemente di una corretta formulazione della fede ma è preoccupata che la fede parli all’uomo di oggi, che dica qualche cosa che l’uomo di oggi ha a cuore; che è preoccupata di non lasciare mai spazio al fraintendimento riguardo al fatto che l’amore di Dio non trascura nessuna delle esperienze umane così come non trascura nessun uomo ma, al contrario, in tutti vuole abitare. Dal momento in cui ha preso dimora nel grembo di Maria il desiderio di Dio è quello di prendere dimora nella vita di ogni uomo!

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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