La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 25 novembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 23 novembre 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

II Domenica di Avvento
Mc 1, 1 – 8

La lettura del Vangelo di oggi ci invita a metterci in ascolto di Giovanni Battista, il precursore, colui che precede immediatamente la venuta del Messia e non lo indica come colui che deve venire nel futuro ma lo indica come colui che è già arrivato.
La figura di Giovanni Battista sta subito all’inizio del Vangelo di Marco che è il Vangelo che fin dal primo versetto ci offre una sintesi di tutto quello che vorrà raccontarci: il Vangelo di Gesù, il Messia, Figlio di Dio. Quindi ci invita subito a prestare attenzione alla persona di Gesù. E’ Lui il Vangelo; è Lui la buona notizia di Dio, il Messia e nostro Salvatore; è Lui il Figlio di Dio speranza per tutta l’umanità. Siamo subito invitati a prestare attenzione alla via da percorrere: la via che Dio ha scelto per venire fino a noi – perché di questo si tratta: preparare la sua via, cioè la via di Dio – è Gesù stesso. Gesù dirà di sé, infatti: “Io sono la via” cioè la via di Dio verso di noi ma anche la via nostra per raggiungere Dio, il Padre. La via, quindi, è lo stesso Gesù! Per dirci questo l’Evangelista Marco mette insieme una citazione che non è quella solo del profeta Isaia, ma che rappresenta tre citazioni diverse, del profeta Isaia, del profeta Malachìa e dell’Esodo: sono tre momenti che rimandano proprio all’esodo del popolo di Israele. Il primo esodo dall’Egitto verso la terra promessa; il secondo esodo dall’esilio di Babilonia verso il ritorno nella terra. E Giovanni dove si posiziona? Proprio sul fiume Giordano, che è il punto in cui si deve passare per entrare nella terra promessa. Quindi lui ci invita ad andare con lui nel deserto per rimetterci in cammino per compiere un nuovo esodo dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla vita nuova che il Signore Gesù ci dona. Allora per compiere questa via Giovanni ci fa una proposta chiara: E’ necessario “convertirsi”, cioè “cambiare vita!” L’invito che Giovanni fa coinvolge gli abitanti della città di Gerusalemme e di tutta la Giudea, che escono da Gerusalemme per andare da Giovanni. Il primo passo da compiere, dunque, è quello di “uscire” che, prima di essere un movimento fisico è un movimento spirituale. Potremmo dire che questo è ciò a cui si riferisce Papa Francesco quando ci parla di una chiesa in uscita, cioè di una chiesa che si rimette in cammino, in un cammino di conversione per ritornare al Signore. Questa via, poi, ci chiede una conversione, nel senso che ci chiede di uscire dal male, dall’ingiustizia che c’è nelle nostre città, nel mondo, anzitutto uscendone noi. Questo è il primo passo. Quindi l’invito è quello di denunciare il male che c’è non accusandone gli altri ma anzitutto uscendone noi, rifiutandolo noi, riconoscendo quel male che c’è in noi e prendendone le distanze. Questa testimonianza è il modo con cui possiamo denunciare il male e l’ingiustizia che c’è, perché prima di tutto portiamo la testimonianza di chi si è purificato, se ne è liberato, lo ha rigettato dalla sua vita.
La seconda caratteristica di questa via che Giovanni ci indica è che lo stare nel deserto ed abituarsi a quello che il deserto offre – l’abito fatto con peli di cammello per potersi vestire e riparare, il miele delle api e le locuste per cibo – sono lontani da quell’esigenza di purificazione esteriore che Giovanni probabilmente aveva già sperimentato nella comunità di Qumran, presso il mar morto, dove aveva incontrato una comunità che ricercava questa modalità di purificazione, fatta anche con riti esteriori: Una purificazione rituale come modo di prendere le distanze da questo mondo, dal suo male e dalle sue ingiustizie.
Giovanni, invece, ci invita adesso ad un altro genere di purificazione: Una purificazione interiore, che non può limitarsi solo alla purezza dei riti, ad una purezza esteriore. Per fare questo – il terzo passaggio che Giovanni ci indica per percorrere questa strada – occorre riconoscere che è il Signore che, attraverso il dono del suo Spirito, ci dà la possibilità di compiere questo! Non è un cammino soltanto frutto delle nostre forze, ma è dono suo. Per questo Giovanni chiarisce che la sua è un’immersione, una conversione che, per potersi realizzare, ha bisogno di un’altra immersione, di un altro battesimo – questo significa la parola battesimo: morire per rinascere – che Gesù porta e senza il quale noi non possiamo realizzare questa conversione, non possiamo realizzare questo cambiamento. Ecco, allora, che l’invito di Giovanni Battista oggi per noi potrebbe proprio essere quello di ripartire da Gesù. Gesù in mezzo a noi: Egli è la via che ci conduce a Dio.
Potremmo anche domandarci: ma qual è questo cambiamento, questa conversione che ci è richiesta per poter produrre anche un cambiamento anche attorno a noi? E’ sempre questo: Partire dal cambiare prima di tutto noi stessi, il nostro cuore. Allora possiamo pensare che quell’individualismo, quell’egoismo che ci rende tutti un po’ concentrati su noi stessi e distratti ai bisogni degli altri, indifferenti, ci richiede di essere anzitutto noi stessi capaci di scegliere una via diversa, fatta di attenzione ai bisogni degli altri, in una solidarietà concreta. Ecco, allora, che quello che noi vorremmo denunciare negli altri, relativamente ad una mancanza di responsabilità, di un non adempiere bene i propri compiti - che a volte si traduce in critiche anche molto forti, addirittura in insulti per l’inadeguatezza e le mancanze degli altri - ci impone, prima di tutto, di guardare a quella che è la nostra responsabilità, a come stiamo adempiendo il nostro dovere, se stiamo facendo bene. Ci chiede di interrogarci, per esempio, su quella difficoltà nell’educare i più giovani, difficoltà a cui assistiamo quotidianamente – pensiamo agli episodi di cronaca accaduti vicino a noi che ci preoccupano e ci angosciano, che vedono coinvolti ragazzini che usano violenze inaudite nei confronti dei propri coetanei. Allora, mentre constatiamo questa grave difficoltà che abbiamo nell’educare i ragazzi, anziché fare lo scarica barile dicendo che è’ colpa dei genitori, della scuola, della società… possiamo interrogarci dicendo: Che cosa possiamo fare, che cosa io posso fare per rendere più forte, più efficace l’educazione che dovremmo dare ai nostri ragazzi?!
Giovanni Battista, allora, ci invita a rinunciare ad una modalità fatta di rancore, di accusa, di ricerca del colpevole, di mettere alla gogna chi sbaglia: ci chiede di percorrere un’altra via che parte dal cambiamento della nostra vita. Questa è la migliore testimonianza e la migliore denuncia del male che c’è nel mondo: La forza di compiere il bene! Questa è la migliore denuncia dell’ingiustizia che c’è nel mondo: Il coraggio di perseverare nella giustizia! Questa è la migliore denuncia dell’egoismo che c’è nel mondo: L’amore che vince l’egoismo!
La via di Giovanni, allora, diventa la via per questo nostro tempo di Avvento per andare incontro a Gesù che viene, perché questo incontro sia Vangelo, cioè sia un incontro di gioia.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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