Foto Mario Bianchi: La faccaiata della chiesa di San Carlo Borromeo

Approfondimento del Vangelo di domenica 2 settembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'omelia di don Marco Casale come momento di riflessione e meditazione del Vangelo di domenica 2 settembre 2018, I dopo il martirio di San Giovanni Battista.

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

I domenica dopo il martirio di San Giovanni Battista
Gv 3, 25 – 36

In quel tempo. Nacque una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece,diminuire».
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
In questa prima domenica dopo il martirio di Giovanni il Battista è proprio la figura del Battista che domina; ma chi è Giovanni Battista? E’ il precursore ed è più che un profeta: è colui che ha parlato del Messia non come di “colui che deve venire” ma come di “colui che è venuto”, che è qui: lo si può vedere, lo si può ascoltare. Ecco perché, quindi, Giovanni Battista è il più grande tra i figli nati da donna, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui, come a dire che vi è, comunque, un salto di qualità, una sproporzione fra colui che il Messia annuncia e lo stesso Messia, Gesù. E’ la stessa distanza che c’è fra l’anticipo ed il compimento, fra l’aperitivo ed il pranzo ben servito. Però Giovanni Battista è grande e lo vediamo bene anche dalla lettura del Vangelo di oggi: “Io non sono il Cristo” – Giovanni è un uomo libero di cuore – “io non sono il Messia, non sono il Salvatore!” Giovanni è uno che non crea illusioni, è uno con i piedi per terra, una persona umile: Indica, certo, una speranza nella venuta del Cristo, una speranza più grande, che Dio stesso dona a noi uomini, però lui si chiama fuori e dice: “Non sono io, non identificate questa speranza con me, non sono in grado di soddisfare un’esigenza di salvezza così grande, però posso indicarvi a chi rivolgervi”. Ecco l’umiltà della persona grande, che non mette se stesso al centro ma mette al centro Dio e la sua opera, che non identifica se stesso con una speranza ma indica a tutti la possibilità di una speranza. Anche quando cercano di fare di lui il Cristo - perché gli uomini hanno bisogno di trovare uno a cui mettere sulle spalle il compito di essere il loro salvatore - Giovanni dice: No, ve l’ho già detto, io non sono il Cristo e non fate di me un Cristo perché fareste il vostro male. La salvezza non sono io, il Messia non sono io!
Grande figura quella di Giovanni, proprio perché si fa piccolo! E’ un protagonista Giovanni, proprio perché si mette in seconda fila! E’ al centro della scena Giovanni proprio perché mette al centro della scena un altro! E’ una figura un po’ fuori dagli schemi! Non è uno che cerca il consenso, anzi poteva capitalizzare tutto questo desiderio della gente di fare di lui il Cristo, ma si è schernito. Il consenso che Giovanni guadagna lo guadagna proprio schernendosi dal consenso, diventando una persona schiva e difendendosi dalle aspettative false della gente su di lui.
Che rispetto ha Giovanni per la sua gente! Che grande considerazione ha Giovanni della sua gente! E poi eccolo entrare direttamente in argomento: “E’ lo sposo colui al quale dovete guardare! Io sono solo l’amico dello sposo”, una figura importante, ma a lato e gioisco dell’arrivo dello sposo: lo sposo è Gesù, il Messia, e la sposa è il popolo amato da Dio ed a cui Dio dona lo sposo, cioè unisce in una comunione di amore profondo, sul simbolo del matrimonio, dell’amore sponsale ed ora questa gioia – quella dell’amico dello sposo, di Giovanni – è una gioia piena: “Lui deve crescere, io diminuire!” Ecco l’educatore: l’educatore è colui che sa ritrarsi per fare spazio al discepolo che egli educa; è colui che è presente con la forza della sua personalità, che non si impone, ma lascia spazio; è uno che c’è e che offre una speranza chiara, che non è se stesso, perché se fosse lui la speranza sarebbe poca cosa, ma indica dove cercare la speranza perché noi possiamo trovarla, una speranza più grande di lui e di noi ma che avvolge lui ed avvolge noi. In questo Giovanni si mostra l’educatore capace di fare ciò che la parola educazione dice: e-ducere, cioè “condurre fuori” dalla materia informe una personalità – quello che Michelangelo diceva con parole disarmanti, geniali, quale lui era: “Chiedete se è difficile fare lo scultore? Vi dico che è facile! Bisogna solo tirar fuori, da questa massa informe di marmo, il marmo in eccesso. La forma io la vedo già dentro questo marmo informe; devo solo tirare via il marmo in più!” Vedete: nella sua semplicità disarmante, una cosa tanto difficile resa così semplice: tirar via il marmo in eccesso! Non sono io che dò la forma: la forma c’è già! Io devo solo favorire l’emergere di questa forma! Non sono io che posso plasmare una persona e farla diventare ciò che a me piace: Io posso solo aiutarla ad essere se stessa, a trovare la verità della propria forma, aiutandola a togliere ciò che non ha a che fare con lei e aiutandola a far emergere ciò che c’è, ciò che è! Un ideale di educazione che possiamo certamente proporre ancora oggi. Maestro non è colui che fa dei discepoli a propria immagine e somiglianza, con lo stampino, ma è colui che aiuta, che accompagna la persona ad essere se stessa, a diventare se stessa, adulta, in piena coscienza, capace di scegliere nella vita.
Abbiamo bisogno di maestri come Giovanni Battista che ci conducano al Signore Gesù. Chiediamo a Lui il dono di educatori così per noi, per i nostri ragazzi, per i nostri figli, accompagnatori della fede così: liberi, forti, umili, capaci di esserci e capaci di farsi da parte per far essere, capaci di stare vicino senza essere ingombranti, capaci di aiutare le persone non ad essere a propria immagine e somiglianza ma essere fino in fondo se stessi. Questo è il cammino della libertà, questo è il cammino della fede autentica.

Don Marco casale
Chiesa di San Carlo – Bizzozero
Trascrizione dall’omelia non rivista dall’autore

 

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