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Don Davide Carcano ai tempi del seminario

Lettera aperta del bizzozerese don Davide Carcano ai bizzozeresi.


Lo scorso 28 maggio, sul numero 12 del bollettino "In Cammino" (il foglio degli avvisi della parrocchia dei SS MM Evasio e Stefano di Bizzozero), è stato pubblicato un breve scritto di don Davide Carcano, sacerdote nativo di Bizzozero, dove per alcuni anni ha seguito anche l'oratorio estivo, ora impegnato nel suo ministero pastorle a Pieve di Cellore (provincia di Siena).

Poichè molti bizzozeresi non hanno avuto modo di leggere tale scritto indirizzato ai suoi "compaesani", lo riproponiamo di seguito:

Cari amici e Parrocchiani di Bizzozero,
desidero raggiungervi con questa parola di bene e di sincera riconoscenza per come mi avete accompagnato lungo gli anni della mia giovinezza e della mia formazione e, lo sento davve-ro, di come mi state ancora custodendo con il vostro ricordo e la vostra preghiera: grazie!
Il prossimo 13 giugno saranno vent'anni che sono diventato sacerdote e ricordare questa decisiva tappa della mia vita signi-fica per me ricordare con gratitudine tutte quelle persone, tutti quegli incontri umani, tutti voi, cari amici che mi avete saputo incoraggiare, educare, formare e tessere un cuore evangelico e una vita che, ancora oggi, ogni giorno tenta di ripercorrere l'esistenza dietro a Gesù. "Grazie" per quel tratto di vita condiviso, per quella stagione così decisiva e creativa che insieme abbia-mo accolto, vissuto e che ora, pur nella lontananza di tempi e, forse anche, di luoghi, possiamo ricono-scere nei frutti, nelle scelte e nelle sensibilità che le nostre esistenze manifestano.
Di questi vent'anni potrei raccontarvi delle tante "cose" che ho affrontato, di quante esperienze ho potuto compiere ma vorrei invece dirvi, con una certa schiettezza, di come in questi anni è cresciuta in me la riconoscenza verso le comunità parrocchiali, gli oratori, le persone, i ragazzi, i giovani e gli educatori che, nello scorrere del tempo, mi hanno accolto e mi hanno custodito con costanza. Potrei dirvi che, con il passare del tempo, è cresciuta in me la percezione di aver ricevuto tanto, direi tutto, rispetto a ciò che ho potuto offrire.
Ricordo che, proprio nei miei primi anni di giovane prete dell'oratorio, soprattutto le persone con una certa esperienza e un carico di anni di tutto rispetto, mi richiedevano "la carità di una preghiera". Proprio don Giorgio, l'allora Parroco di Induno Olona, mi spiegò che quella richiesta doveva essere da me accol-ta e custodita in un modo tutt'altro simile a una vaga promessa e che non doveva essere assolta in malo modo come se fosse un impegno generico, senza passione e senza cuore. Ora so, perché lo percepisco ogni giorno, che se "sto in piedi" - da uomo, da prete e da monaco - è solo perché tanti pregano sul serio per me e continuano a farlo, operando realmente questa "carità di una preghiera".
Questa "carità della preghiera" che ho ricevuto come un dono, ora diviene riconoscente e intensa inter-cessione per ciascuno di voi e per le persone dalle quali sono stato accolto e alle quali ho voluto bene;
questa perseverante e affettuosa memoria nei vostri confronti è ora presente in me in una modalità forse im-percettibile ai sensi umani ma in modo non meno veritiero rispetto ad altri: la fedeltà della preghiera in favore dei fratelli e delle sorelle, di quanti mi e ci chiedono la "carità di una preghiera" è quel tesoro prezioso che, se volesse mostrarsi, userebbe proprio il segno della gratuità dei gesti, della bellezza, della cura, della perseveran-za nei giorni.
Questi sono infatti gli elementi essenziali - e non straordinari e neppure eroici - della vita monastica e li potrei anche descrivere così: la gratuità dell'essere insieme giorno dopo giorno, pronti a ricominciare dopo ogni caduta, disposti a convivere con l' irrilevanza di tanti nostri gesti abituali; la gioia semplice di condividere tra di noi e con le persone che incontriamo ogni giorno l'umanità che il Signore Gesù ha voluto assumere; l'alter-narsi delle ore e delle stagioni in cui cerchiamo di ravvivare l'attesa del Signore che viene; il quotidiano che sa stupirsi del dono della vita più forte di ogni morte e di ogni azione mortificante; il vuoto di compiutezza (nessuno di noi potrà ragionevolmente presumere di arrivare ad un compimento quaggiù!) che consapevol-mente lascio alla misericordia di Dio di abitare ...
E da qui, da questa piccola fraternità monastica nella quale vivo e continuo il mio cammino di credente e di sacerdote, desidero dirvi "grazie" inviandovi - se fosse possibile - un segno della serenità e della "grazia" fra-terna che ogni giorno ricevo in dono. Da qui, continuo ad assicu-rarvi la "carità di una preghiera", la memoria di ciascuno di voi, davanti al Signore Gesù.

Don Davide Carcano

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