La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 24 giugno a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 22 giugno 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

V dopo Pentecoste
Gv 12, 35 – 50

Il Vangelo di oggi, il capitolo 12 di Giovanni, rappresenta il passaggio fra capitolo 11 il capitolo 13: il capitolo 11 che ci parla dei sette segni che Gesù ha compiuto ed il capitolo 13 che ci dice come Gesù ha poi messo in pratica, con la sua passione, morte e resurrezione, questo suo essere luce del mondo e salvezza per ogni uomo. Quindi il capitolo 12 fa un po' da cerniera; è il punto di arrivo del ministero pubblico di Gesù e nello stesso tempo ci introduce già alla sua Pasqua, alla sua passione, morte e resurrezione. Si parla della luce e delle tenebre e questi sono temi e parole che avevamo già trovato nel prologo che, però, adesso possiamo comprendere meglio. L'invito di Gesù è: Camminare nella luce che è lui - infatti bisogna credere nella luce - per poter diventare figli della luce; quindi lui non solo è luce del mondo ma ci ha mostrato anche la strada perché anche noi, a nostra volta, possiamo essere generati da questa luce e diventare, di conseguenza, figli della luce. E’ una bella espressione, questa, per dire che chi ha accolto questa luce, diventando, a sua volta, figlio della luce, è diventato non tanto lui la luce ma è diventato uno che sta sotto questa luce e che irradia questa luce che è Gesù. Noi, infatti, non brilliamo di luce propria ma possiamo rendere visibile la luce di Gesù, essere trasparenti perché altri possano vedere la luce di Gesù.
C'è poi il tema dell'incredulità: alcuni questa luce l'accolgono altri non l’accolgono; alcuni credono altri non credono e di fronte a questa incredulità - anche questo è un tema che troviamo nel prologo e che ritroviamo qui però dopo avere attraversato tutto il ministero pubblico di Gesù - dietro queste parole noi possiamo vedere tanti volti , tanti incontri che Gesù ha fatto, da cui è stato accolto o è stato rifiutato e viene ripreso per ritornare sulla scrittura perché aiuti a comprendere questa accoglienza ma soprattutto questa non accoglienza, che è stata dolorosa e, spesso, anche faticosa per Gesù stesso. Si fa ricorso ancora al profeta Isaia che riguardo al Signore dice: “ha reso ciechi i loro occhi duri e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, non si convertano, e io li guarisca!” A questa citazione, però, va sempre raffrontato, naturalmente, quello che Gesù ha fatto: Gesù ha sempre e soltanto guarito! Quando Gesù non ha potuto compiere dei miracoli, ciò è avvenuto perché incontrava l'incredulità, la mancanza di fede; quindi non c'è mai stata la volontà, da parte di Gesù, di sottrarsi a essere un maestro che guariva, che si prendeva cura, che perdonava, che accoglieva: Gesù non si è mai sottratto a tutto questo! Non ha potuto fare tutto questo solo quando di fronte a sé ha trovato qualcuno che non glielo chiedeva, non credeva in lui e non aveva fede. Allora, ecco che questa citazione del profeta Isaia va intesa non nel senso che Dio è colui che guarisce ma che, nello stesso tempo, è anche colui che fa ammalare o colui che perdona e, nello stesso tempo, colui che condanna: No! Dio è colui che ha fatto la sua creatura, che ama la sua creatura e quello che fa lo fa sempre per la vita, per il bene della sua creatura e questo noi lo vediamo nell'agire di Gesù. Gesù non ha mai operato per il male di nessuno, in nessun caso! Non ha mai discriminato, dicendo: la salvezza è di questi ma non è di questi altri! Egli non lo ha mai fatto quindi la citazione di Isaia va intesa nel senso che Dio è colui che vede le scelte degli uomini di accoglienza o di rifiuto, di fede o di incredulità. Dio sta sempre di fronte alla libertà degli uomini ma, da parte sua, Dio non smette mai di offrire una salvezza perché il suo amore non gli consente di fare diversamente da così!
C'è poi un una annotazione da fare: Tra i capi che hanno, poi, condannato di fatto Gesù, c'è un fronte di accusatori di Gesù che non era così compatto: ci sono alcuni che credevano in lui ma non lo dicevano perché “amavano la gloria degli uomini più che la gloria di Dio” e questa è una annotazione importante, che ci deve fare riflettere. Pensate, per esempio, cosa vuol dire oggi testimoniare la parola di Dio anche di fronte al fatto che magari, oggi le opinioni prevalenti vanno da un'altra parte, magari sono anche contrari alla parola di Dio? Allora di fronte a questa annotazione di Giovanni possiamo dire: ma quante volte noi abbiamo voluto annunciare la parola di Dio, quante volte invece l'abbiamo nascosta, l'abbiamo taciuta perché era pericoloso farlo o perché era conveniente non farlo o perché sapevamo che saremmo stati messi in minoranza, sapevamo di avere di fronte qualcuno che non era disponibile ad accogliere quella parola? Ecco che questa annotazione ci deve fare riflettere perché è sempre la parola di Dio la nostra luce, il nostro faro! Non oscuriamo la parola di Dio, non mettiamola - come ci dice il Vangelo - sotto il moggio, sotto il letto, perché questa parola è fatta per brillare. Ecco pensate - voglio farvi solo questo esempio, ma se ne potrebbero fare molti traendoli dall’attualità - il cardinale Ravasi qualche giorno fa, sul tema dei migranti, un tema evidentemente all'ordine del giorno, ha voluto dare, via Twitter, un annuncio molto essenziale, citando la parola di Dio attraverso una frase di S. Paolo: “ ero forestiero e non mi avete ospitato.”E’ chiaro che questa è una citazione del Vangelo, come per dire che noi in fondo come chiesa non possiamo annunciare niente di più e niente di meno che la parola del Vangelo: niente di più - perché noi vogliamo annunciare il Vangelo così come Gesù ce lo ha testimoniato non aggiungendoci le nostre considerazioni; infatti la parola del Vangelo più la si annuncia nella sua semplicità e nella sua essenzialità tanto più è luminosa - ma non vogliamo nemmeno dire qualche cosa di meno: la parola diventa scomoda perché si sa che non sarebbe accolta, che non troverebbe accoglienza. Quindi che cosa ha fatto il cardinale Ravasi? Ha messo in pratica quanto c'è scritto qui, e cioè che la parola va annunciata nella sua semplicità ma nella sua luminosità, senza aggiungere ma senza togliere niente. Poi ognuno, di fronte a questa parola, farà le sue considerazioni:accoglie o non accoglie, comprende o non comprende, però è importante che noi questa parola la diciamo, perché è importante che, mentre poi si fanno tutte le cose, di cui giustamente anche la politica si occupa anche con posizioni diverse, anche noi dobbiamo dare quello che è il nostro contributo e che, mentre ci occupiamo di questo, legittimamente anche con posizioni diverse, tuttavia non ci dimentichiamo mai che in quello che facciamo, nelle traduzioni anche concrete che arriveremo a fare, nelle scelte concrete che arriveremo a fare, non dovremo mai smentire questa parola, non dovremo contraddire questa parola: dovremo trovare quali sono le modalità percorribili, sostenibili, adeguate oggi per poter fare delle scelte che siano una traduzione e non un tradimento di questa parola, che siano un'applicazione nell'attualità e non un rinnegare il valore contenuto in questa parola. Ecco questa è una qualche cosa che non dobbiamo mai perdere di vista se vogliamo custodire la parola e annunciare la parola, se vogliamo “amare la gloria di Dio più che la gloria degli uomini.”
Ecco, poi Gesù, proseguendo questo suo discorso, è ancora più esplicito: “ se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva io non lo condanno perché non sono venuto per condannare il mondo.” Questo non ci dovrebbe stupire perché se Gesù si presenta come salvatore del mondo non può essere colui che lo salva e nello stesso tempo colui che condanna?! Se lui è il Salvatore può esserci contraddizione in Dio, in Gesù? Non avrebbe senso: se lui è salvatore del mondo non può essere colui che lo condanna! Per questo è importante considerare, allora, come il giudizio sul mondo è dato dalla scelta che gli uomini fanno di fronte alla parola di Dio, nel senso che con la propria scelta l’uomo dice da che parte sta: se accoglie o non accoglie, se vive o non vive, se crede o non crede in questa parola! La parola di Dio è un appello alla libertà degli uomini perché gli uomini maturino la loro scelta ed è, naturalmente, un appello che vuole portare gli uomini alla salvezza e non alla loro condanna. Ecco perché perché Gesù dice che “è la parola che lo condannerà”, nel senso che sono le scelte che gli uomini fanno di fronte a questa parola a produrre le conseguenze e non è la parola di Gesù che condanna! Su questo noi dobbiamo sempre stare attenti a quello che il linguaggio ci vuole trasmettere: se la parola è quella di Gesù e lui non condanna non vuol dire che la parola di Dio è una parola di condanna ma vuol dire che le scelte che gli uomini fanno di accoglienza o non accoglienza di questa parola, portano gli uomini verso la salvezza o verso la propria condanna!
E poi abbiamo la conclusione di questo brano che è molto bella: “le cose che io dico le dico come il Padre le ha dette a me.” Questa identificazione di Gesù con il Padre –identificazione che poi Gesù riprende continuamente in tutto il suo Vangelo ... io e il padre siamo una cosa sola – è fortissima: Gesù ce lo ripete continuamente che Dio è un Padre e non è un padrone, ma questo è un messaggio fortissima che però dobbiamo ancora fare nostro, perché quanti ancora guardano Dio e lo vedono come un padrone e non come un Padre. Quindi dobbiamo veramente tornare alla parola di Gesù e parlare di Dio come un padre, e dirlo chiaro: un padre! E un padre non può essere un padrone! Ogni idea di Dio come padrone è estranea al Vangelo! Allora ecco che questa identificazione di Gesù con il padre ci aiuta a capire una cosa importante che riassumerei cosi: noi, piuttosto che dire che Gesù è Dio dovremmo dire che Dio è Gesù Perché questo? Perché noi non possiamo partire da un'idea che abbiamo su Dio, cercando di capire se questo Gesù abbia quelle caratteristiche che corrispondono alla nostra idea su Dio perché, per questa strada, noi potremmo arrivare alla stessa conclusione dei farisei, che erano tanto esperti della legge di Dio e che, vedendo che Gesù non corrispondeva a quello che loro pensavano di Dio, lo hanno scartato. E’ questo il motivo per cui non bisogna dire che Gesù è Dio ma bisogna dire che Dio è Gesù cioè Gesù, la sua parola e le sue opere ci fanno capire chi è Dio! Guardando lui, ascoltando lui e vedendo quello che lui ha fatto noi comprendiamo e conosciamo chi è Dio! Gesù è la rivelazione sorprendente di Dio e non è la realizzazione delle nostre idee su di lui, dei nostri desideri ma è la rivelazione di quello che Dio è, di questo amore incondizionato che dona tutto se stesso offrendo la sua vita sulla croce per noi Chi di noi avrebbe potuto farsi un'idea di Dio così? Chi avrebbe potuto immaginare un Dio che, per dimostrarci il suo amore, avrebbe scelto proprio questa strada, quella di morire sulla croce per noi? Gesù non è la realizzazione di quel Dio che ci eravamo immaginato ma, vedendo Gesù, che ama gli uomini, noi uomini, fino a questo punto, fino a non risparmiare nulla di sé ma a donare tutto se stesso, tutta la sua vita, tutto il proprio corpo sulla croce per noi, per la nostra vita e per la nostra salvezza, uno può arrivare a dire: ecco, solo Dio poteva amare così, solo Dio ci poteva salvare così, solo Dio ci poteva perdonare così! Allora Dio è Gesù, lo vedo in Gesù, lo riconosco in Gesù, lo comprendo in Gesù come dio padre che ci ama!
Allora la lettura del Vangelo di oggi ci propone proprio al centro la persona di Gesù. Ripartiamo da Gesù! La nostra fede riparta sempre da lui, dal porre il nostro sguardo su di lui, dall'ascoltare le parole che lui ha detto, dal guardare alle opere che lui ha compiuto: lui al centro, lui per primo! Quando la nostra fede ha al centro Gesù e mette al centro Gesù e parte da Gesù allora ecco che la nostra fede è cristiana! Ci aiuti, allora, la lettura di questo Vangelo a mettere al centro del nostro cuore, della nostra fede la persona di Gesù.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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