La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 29 aprile a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica. 

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 27 aprile 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

V Domenica di Pasqua
Gv. 17, 1b – 11

Il capitolo 17 del Vangelo di Giovanni inizia con il discorso sacerdotale di Gesù, questa grande preghiera di intercessione di Gesù: Gesù che prega per i suoi, per quelli che vede lì, davanti a lui, ma anche per la Chiesa, per i suoi discepoli che verranno dopo. Quindi qui Gesù svolge pienamente le sue funzioni di sacerdote: è una sorta di testamento, questo, in cui Gesù raccoglie un po’ la sua vita ma guarda anche avanti, all’eredità che lascia ai suoi e consegna al Padre coloro che dal Padre ha ricevuto. E’ un brano molto bello. Quello che dico vale un po’ per tutta la Parola di Dio ma qui, direi, che lo si vede in modo particolare: Questo è un brano da pregare più che da commentare! E’ un brano da leggere e rileggere proprio nella preghiera, nella meditazione personale, nel raccoglimento per entrare, con la nostra preghiera, nella preghiera di Gesù e per lasciare che, dal modo con cui Egli prega, possiamo anche noi imparare a pregare!
Proviamo a raccogliere qualcosa di utile anche per noi da questa preghiera di Gesù. Innanzitutto Gesù fa riferimento all’ora – quell’ora di cui Gesù aveva già parlato, nel capitolo 2 di Giovanni, alle nozze di Cana dove, rivolgendosi a sua Madre le aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora!” L’ora è l’ora del Figlio dell’uomo, l’ora della passione, morte e resurrezione, che poi è l’ora della glorificazione, cioè del momento in cui si rende più visibile e più chiaro che Gesù è davvero il Figlio di Dio, in cui si rende manifesta la sua divinità. A questo fa riferimento, quindi, la gloria: il Padre che glorifica il Figlio ed il Figlio che glorifica il Padre! In che modo il Figlio Gesù glorifica il Padre? Ascoltando la sua parola e compiendo le sue stesse opere. Se la parola di Gesù è la stessa parola del Padre e se le opere di Gesù sono le stesse opere che il Padre compie vuol dire che Gesù dà gloria al Padre, cioè manifesta la presenza del Padre, perché chi ascolta Lui ascolta il Padre; chi vede le cose che fa lui vede le cose che fa il Padre. Allo stesso modo, però, il Padre glorifica il Figlio perché lo ha risuscitato, non lo ha abbandonato nella morte!
Che cosa dà Gesù a noi? La vita eterna. Il Padre ha dato il potere a Gesù di salvare – è un potere che viene dall’amore – e Gesù dà a noi, a tutti coloro che il Padre gli ha dato, la vita eterna che consiste in questo: Conoscere il Padre ed il suo Figlio Gesù. Quindi la vita eterna – lo sappiamo da Giovanni – inizia già prima della morte, nel momento in cui conosciamo il Padre, conosciamo il Figlio, ne accogliamo la parola, crediamo in Lui ed obbediamo a questa parola, la viviamo, la mettiamo in pratica: Ecco che allora inizia in noi la vita eterna, la vita da Figli di Dio! Questo tempo pasquale ci aiuta a capire meglio qual è il dono che abbiamo ricevuto proprio con la Pasqua di Gesù: il dono della vita eterna. Mi viene in mente quello che Pietro diceva: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Ci vogliamo un po’ lasciare affascinare da questo dono che Gesù ci fa: da chi altri lo possiamo ricevere!?! E ci vogliamo anche lasciare un po’ trasformare nella nostra vita, perché essa non ha più soltanto un orizzonte proiettato nelle cose di questo mondo ma l’orizzonte si allarga! Gesù ci fa vedere proprio ciò che Egli fa nella preghiera sacerdotale che il Vangelo oggi ci fa contemplare. Inizialmente Gesù prega per sé - è un dialogo fra Lui ed il Padre: “Padre…glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi Te…Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a Te”. E’ un dialogo personale tra Lui ed il Padre. Poi, dal versetto 6, Gesù passa nella preghiera a pregare per gli uomini che il Padre gli ha dato: “Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola…Io prego per loro.”
La preghiera di Gesù diventa la preghiera per gli altri. La vita eterna in noi, quindi, comincia a far dilatare il nostro sguardo, a far dilatare la nostra preghiera ed il nostro cuore. Ci fa uscire da noi stessi. Il dono della vita eterna in noi ci fa uscire dal presente e ci fa guardare al futuro. Il Signore Gesù, nel seguito di questa preghiera sacerdotale, dirà: “Non prego solo per loro ma anche per quelli che verranno dopo!”
La vita eterna ci aiuta a vivere il presente ma a non morire nel presente. Ci aiuta ad avere un senso di responsabilità anche nei confronti di chi viene dopo di noi – pensate quanto di questo noi abbiamo bisogno! A volte, infatti, viviamo come se non dovessimo mai assumerci fino in fondo la responsabilità delle generazioni che verranno dopo di noi! Noi vediamo tante scelte che facciamo e che sono di corto respiro, senza progettualità, senza una verifica delle conseguenze che ne derivano, senza una progettualità più a lungo respiro! Quali effetti produce ancora in noi il dono di questa vita eterna? Noi, accogliendo questo dono, noi siamo coloro che hanno creduto, hanno accolto in loro questa parola, hanno accolto in loro questa vita entrando nel mondo di Dio. Gesù non prega per il mondo ma per quelli che hanno creduto, che hanno accolto. Il mondo, qui, rappresenta tutti coloro che non lo hanno accolto: è il mondo del diavolo e dei suoi seguaci, il mondo che rappresenta coloro che rifiutano e che hanno rifiutato la sua parola.
Dobbiamo sempre stare attenti all’uso che si fa, nel Vangelo, della parola “mondo” in quanto essa, spesso, viene usata con due significati diversi. C’è anche un altro significato, infatti, laddove si dice, per esempio, che Gesù entra nel nostro “mondo”, nel mondo degli uomini che invece Gesù ama e per il quale dà la vita! Gesù è entrato nel nostro mondo venendo dal mondo di Dio e questo mondo Dio lo ama ed è venuto per salvarlo. C’è poi un altro significato della parola “mondo” che si riferisce a quella parte di umanità che lo ha rifiutato, che ha rifiutato la luce ed ha scelto le tenebre.
Che cosa ci dice ancora? “Padre santo custodiscili nel tuo nome.” La vita eterna in noi vuol dire che noi siamo dentro questa preghiera di Gesù in cui Gesù prega per noi perché il Signore, il Padre ci custodisca. Custodirci che cosa vuol dire? “Che siano una cosa sola”, custodirli nell’amore, custodirli nella comunione, custodirli nell’unità che è il dono più prezioso di Dio! Chi ha in se stesso il dono della vita eterna, della vita di Dio, diventa uomo di comunione, uno che cerca sempre il modo di tenere insieme, mai di dividere. E’ un uomo di riconciliazione: cerca il modo di ricucire, cerca il modo di riconciliare attraverso il perdono, e non fomenta le divisioni, gli odi, i rancori ed ha ricevuto in se stesso la vita eterna! E’ un uomo che paga sempre il prezzo dell’unità! Sa pagare il prezzo perché l’unità non vada perduta, perché l’unità è il bene primario. Non mette mai se stesso prima del bene dell’unità ma si spende perché sia conservata l’unità!
Così, dice Gesù, “io sono glorificato in loro.” Cioè: quando in noi c’è la vita eterna e noi compiamo le opere che il Figlio compie, allora la nostra vita dà gloria a Dio. Si dà gloria a Dio non solo con le parole ma con la vita: la vita diventa una vita in cui le parole e le opere manifestano la presenza di Dio, fanno vedere la presenza del mistero di Dio, della vita di Dio, danno gloria a Dio! La vita eterna, la vita di Dio in noi, si rende manifesta, si rende visibile, la si può vedere! Gesù per questo prega, intercedendo. Affinché tutto questo possa realizzarsi Gesù sa che deve portare fino all’estremo la sua volontà di amare – versetto 1, cap. 13 - “Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine” cioè fino al fine, fino al compimento, fino all’estremo! Quello che Gesù sa è che, perché questa preghiera possa realizzarsi e perché ciò che chiede al Padre possa compiersi, ci vuole un grande amore, ci vuole che Egli porti fino in fondo la sua volontà di amare! La preghiera non sarebbe nulla se non fosse dentro questa volontà di amare! Pensate che cos’è la preghiera senza amore!?! E’ nulla! La preghiera di Gesù è una preghiera così piena di amore! Per questo il Padre la ascolta e la esaudisce!
Per entrare in questo brano ci vuole davvero uno sguardo un po’ contemplativo; bisogna davvero entrare nei sentimenti di Gesù, entrare in sintonia con la sua volontà di amare. Allora questa preghiera di Gesù diventa anche la nostra preghiera, il nostro modo di pregare. Pensiamo a come questo testo possa educarci alla preghiera di intercessione. Nella nostra preghiera c’è molto la preghiera di richiesta; talvolta c’è la preghiera di ringraziamento al Signore; qualche volta c’è la lamentela nei confronti del Signore. Ma quanto c’è la preghiera di intercessione, la preghiera per gli altri? Com’è la nostra preghiera per gli altri? Per chi prego? In che modo prego per gli altri, per quelli che il Signore mi ha dato? Chi ci ha affidato il Signore, chi ci ha messo accanto e come noi preghiamo per loro? Entrare dentro questa preghiera di Gesù vuol dire educarci a questa preghiera di intercessione, a questa preghiera per gli altri, per coloro che il Signore ci ha affidato.
Vi lascio, allora, alla vostra preghiera personale: Il Signore ci dia la grazia di entrare dentro la sua preghiera e dentro la sua relazione con il padre per imparare da Lui che cos’è la preghiera e per imparare da Lui a pregare!

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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