La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 15 aprile a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 13 aprile 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

III Domenica di Pasqua
Gv. 14, 1 - 11a

Il Vangelo di questa domenica ci parla della “casa” - Gesù la chiama “la casa del Padre mio” – dove, Lui dice, vi sono molte dimore. Sappiamo subito che si parla di un dimorare dentro una casa che non è fatta tanto da un luogo fisico ma è un “sentirsi a casa”, un essere a casa insieme a persone che ti fanno sentire a casa, che fanno casa. E’ un luogo in cui vi sono relazioni importanti, in cui ci si sente accolti: ognuno può sentirsi a casa! A Gesù piace dire che nella casa del Padre suo vi sono molte dimore – molte, moltitudine non vuol dire solo per tanti ma vuol dire per tutti, nel senso, quindi, che c’è posto proprio per tutti – “se no, ve lo avrei detto” – dice Gesù. Egli, dicendo questo, mette in gioco la sua credibilità, la credibilità delle sue parole, della sua persona. Qui Gesù si riferisce ad un posto che non deve farci pensare alla morte o, quanto meno, non è soltanto questo, cioè essere nella casa del Padre dopo la morte. Questo è un brano di Vangelo che si legge nei funerali, ed è effettivamente un annuncio di speranza in un contesto così, come è quello di un funerale, ma non bisogna ridurlo solo ad una consolazione per chi ha una persona defunta. Questa casa del Padre, infatti, non è riservata solo a quel momento dopo la morte, ma è una casa da vivere già adesso, perché quando si creano queste relazioni fraterne, tra fratelli, figli dello stesso Padre, già da oggi noi possiamo sentirci a casa, perché ci sentiamo parte della famiglia dei figli di Dio, di coloro che hanno un unico Padre, che vivono fra loro relazioni fraterne. Gesù dice: “Voi conoscete la via” che conduce alla casa del Padre, che non è un luogo soltanto fisico ma è una condizione che vi conduce a vivere queste relazioni. Però vediamo che, come spesso accade, i discepoli non comprendono. “Non sappiamo dove vai” dice Tommaso. Questo dà l’occasione a Gesù di darci questa bella dichiarazione su di sé: “Io sono la via, la verità e la vita.” Potremmo dire che la parola più importante è “via” – io sono la via perché ho in me la verità, che conduce al Padre, perché ho in me la vita del Figlio di Dio e che dono anche a voi. - Questo dimostra anche la verità della vostra esistenza che è l’essere anche voi figli come io sono figlio. - E’ un invito chiaro a scegliere non solo la sua via ma a scegliere Lui come via, cioè non solo a seguirlo lungo la via che Lui ha percorso, ma anche ad assomigliargli, a prendere Lui come modello da seguire, cioè ad imparare da Lui in che modo ci si rapporta al Padre, in che modo si vive da figli di Dio. Questo è il dono che Gesù ci fa e che noi dobbiamo ancora far nostro. Probabilmente l’incomprensione di Tommaso è un po’ anche la nostra; anche noi forse diremmo “che cosa vuol dire essere figli di Dio?” Chissà se abbiamo davvero questa familiarità con Dio, questo sentirci a casa con Lui? Chissà se quando parliamo di Dio ci viene davvero in mente che Lui è un padre e noi siamo figli suoi? E’ la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo a Dio? Quando si parla di Dio raramente ci si riferisce a Lui parlando di noi come dei figli. Non è la prima verità che ci sentiamo di dire riguardo a Dio, quella di dire che noi siamo figli suoi, mentre per Gesù era normale: era sempre la prima cosa che diceva. Egli parlava di Dio come di un padre e di sé come del figlio. Anche per noi dovrebbe essere la prima cosa che ci viene da dire quando parliamo di Dio: Siamo figli tuoi!
Abbiamo bisogno di ripartire veramente dalla sorgente, dalle primissime parole che Gesù ha pronunciato riguardo a Dio, svelandocene il volto di Padre. Poi, nel tempo, si sono accumulate tante cose su Dio che ci hanno fatto perdere di vista le primissime parole che, su di Lui, ha detto Gesù. Tutto quello che ha detto Lui, anche le riflessioni fatte su di Lui non si capiscono se ci si dimentica questo inizio! Anzitutto che è un padre e che noi siamo figli suoi. Tutte le cose che si dicono di Lui prendono questo colore: il colore che viene da questo sentimento di “essere figlio.” Io posso dire tante cose di mio padre ma, innanzitutto, non devo mai dimenticare che sono suo figlio! Altrimenti dico tante cose di lui che non si capiscono più e, anche quando ne parlo, sono cose che non toccano il cuore, non interessano, perché non c’è dentro questo sentimento dell’amore di un figlio per un padre. Diventano, allora, delle idee tra le tante ma non trasmettono l’amore appassionato di un figlio per un padre. A questo punto Filippo fa anche lui una domanda: “Mostraci il Padre e ci basta!” Anche Filippo è un po’ prigioniero di una visione su Dio come di un Dio lontano, inaccessibile, distante.
- Povero Gesù! Chissà come avrà allargato le braccia e avrà detto: Quanto è difficile che il cuore dell’uomo si apra ad accogliere l’abbraccio di mio Padre!?! Ma come? Ma se vi ho sempre detto quell’unica cosa, che chi ha visto me ha visto il Padre? Se vi ho sempre ripetuto questa cosa come prima ed unica cosa fondamentale, che viene prima di tutte le altre e tu, Filippo, mi domandi ancora: “Mostraci il Padre”? – Vedete la fatica che ha fatto Gesù con Filippo ma che è un po’ anche la nostra nel lasciarci raggiungere da questo annuncio, che, cioè, siamo figli di Dio nostro Padre e la fatica di poterlo trasmettere anche ad altri. Questa verità semplice e bellissima! Un po’ la fatica di Gesù la sentiamo anche noi. E la sentiamo anche noi quando proviamo a comunicarlo agli altri e non ci riusciamo, non siamo ascoltati, non siamo capiti.
Essere figli di Dio ci dice che la nostra fede non è un insegnamento su Dio ma è un nuovo modo di vivere un rapporto con Dio: un Dio che non è più lontano ma che si è fatto vicino in Gesù. Per noi allora è importante non perdere di vista la centralità di Gesù. Noi tutto questo lo diciamo perché Gesù ce lo ha detto! Tutto questo su Dio noi lo sappiamo perché Gesù ce lo ha rivelato! Per noi Gesù è al centro, è la via che ci conduce alla casa del Padre, non ce n’è un’altra! L’ascolto di Gesù, la conoscenza di Gesù, l’amore di Gesù, imparare quello che Gesù ha fatto: Questa è la via che ci conduce alla casa del Padre! Non ne conosciamo un’altra! Per noi è bello questo mettere al centro sempre di più Gesù ed imparare a conoscerlo, ad amarlo e a riconoscere in Lui l’unica via che riconduce al Padre. Per questo, allora, la centralità del Vangelo, cioè della parola di Gesù! Dobbiamo sempre ripartire da qui! Spesso noi partiamo da qui e poi, andando avanti nel discorso, poi andiamo a finire altrove e perdiamo di vista il punto da cui eravamo partiti. Per questo noi, come credenti, nel nostro essere chiesa, nella nostra testimonianza, nel nostro parlare di Dio abbiamo sempre bisogno di partire dall’inizio e partire da quello che Gesù ci ha detto di Dio! Lì è iniziato il discorso ed inizia ogni discorso su Dio, altrimenti noi finiamo per dire tante cose ma perdiamo di vista il filo del discorso e rischiamo di non capire più nemmeno quello che stiamo dicendo! Noi perdiamo il filo del discorso su Dio se non ripartiamo da ciò che Gesù ci ha detto e diciamo tante cose ma non sappiamo più quello che stiamo dicendo: non stiamo più parlando di Dio, non lo stiamo più testimoniando. Allora dobbiamo sempre tornare all’inizio del discorso, cioè tornare ad ascoltare le parole di Gesù, attingere alla sorgente, al suo Vangelo.
Così, allora, in questo sentirci figli noi potremo davvero sentirci a casa, non orfani, persone senza riferimento, senza padre, senza un punto di partenza e senza una meta del cammino. Noi dal Padre veniamo e verso il Padre andiamo, ci dice Gesù. Abbiamo un punto di partenza ed abbiamo una meta verso cui stiamo camminando; sappiamo da dove veniamo e dove andiamo. E’ un dono immenso questo. Pensate che cosa vuol dire il non sapere da dove vengo e dove vado? Che smarrimento! E quante persone, oggi, vivono questo smarrimento!?! Sentiamo di avere una casa! Ma quante persone oggi – possiamo dirlo – non hanno una casa, e quella dove si trovano non è casa loro? Pensiamo proprio a quelli che una casa non ce l’hanno, che magari vivono sotto le stelle, in case abbandonate, in rifugi occasionali, che vivono questa precarietà del non avere una casa? Il Signore ci dona una casa che vuol dire, prima di tutto, avere delle relazioni fraterne, in cui ci si sostiene a vicenda e ci si aiuta a vicenda nel cammino della vita.
Noi vediamo che le persone che arrivano ospiti qui da noi, a casa San Carlo, non hanno una casa dove vivere; noi gli offriamo una casa, appunto casa San Carlo, e non la chiamiamo diversamente, ma casa, proprio perché ci accorgiamo che a queste persone, prima di tutto, manca non tanto una casa come luogo fisico ma una casa come relazioni! Quando uno ha delle relazioni importanti con familiari, amici, con persone che si prendono cura di lui, allora dopo trova anche una casa come luogo fisico. Ma quando uno perde tutte le relazioni o queste si impoveriscono e rimane solo, finisce poi per non avere neanche una casa come luogo fisico. Però prima di tutto non ha una famiglia, non ha relazioni sociali; poi di conseguenza non ha una casa. Quindi, quando noi diamo una casa a qualcuno noi gli diamo, prima di tutto, una relazione, diamo a quella persona un volto da guardare, qualcuno con cui rapportarsi, qualcuno che lo ascolta, che gli dà retta, che lo prende in considerazione. Dopo, allora, quella persona riparte nella vita, ritrova fiducia in se stesso, riprende il filo della vita che aveva perso, proprio perché ha trovato una casa cioè ha trovato delle relazioni. Ecco perché è tanto bello e tanto importante avere una casa! Questo è il dono che il Signore oggi ci fa: “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti!” C’è posto per tutti! Tocca anche a noi fare la nostra parte: abitare questa casa e farla sentire una casa accogliente per tutti!

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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