La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 11 marzo a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 9 marzo 2018:

 

A PAROLA IN MEZZO A NOI

IV domenica di Quaresima
Gv 9, 1 – 38b

Nelle letture delle domeniche di quaresima noi possiamo vedere che è molto forte il tema battesimale, ed anche in questa domenica detta del “cieco nato” ci viene presentato il battesimo come una illuminazione: è presente l’acqua – la saliva di Gesù che, impastata con la terra produce il fango con cui Gesù spalma gli occhi di questo cieco nato che, così, riacquista la vista. Gesù opera, attraverso il battesimo, una nuova creazione. La saliva, infatti, richiama lo Spirito, il soffio che è lo stesso che aleggiava sulle acque nei giorni della creazione e la terra richiama l’uomo, perché è l’elemento da cui l’uomo è stato plasmato. Lo Spirito di Dio riplasma l’uomo per farlo diventare una nuova creatura. Dopo la creazione la redenzione – come ci dice la teologia: l’uomo creato e riplasmato. Questo testo ci mostra, quindi, la fede come un cammino di progressiva illuminazione che, per chi è disponibile a compiere questo cammino, diventa un aprire gli occhi sempre di più. Infatti questo cieco da una parte ha in dono la vista, che prima non aveva; dall’altra, invece, viene aiutato da Gesù a vedere sempre di più. Infatti, quando Gesù lo va a cercare, vuole far esercitare la sua vista che ha appena ricevuto, perché impari a conoscerlo. Infatti il cieco non aveva mai visto Gesù tanto che, quando gli chiedono: “Chi è costui che ti ha aperto gli occhi, lui risponde: Non lo so!” Evidentemente egli non sa neanche chi sia Gesù; infatti, quando viene chiamato da Gesù che lo incontra e gli chiede: “Tu credi nel Figlio dell’uomo? Egli rispose: E chi è, Signore, perché io creda in lui?”
Gli dice allora Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te.” A quel punto l’uomo si prostra davanti a Gesù: è il segno che si compie solo davanti a Dio! L’uomo ha riconosciuto la presenza del Signore, la presenza stessa di Dio. Quindi quella vista che Gesù gli ha donato, progressivamente, gli permette di imparare a vederlo ed a riconoscerlo. Il cammino di fede, quindi, si compie nel momento dell’incontro con Gesù e del suo riconoscimento di questa bella professione di fede che lui fa.
Dall’altra parte, invece, si fa luce sulla cecità di chi si chiude sempre di più, di chi non vuole aprirsi neppure ai fatti, a riconoscere che quell’uomo prima era cieco dalla nascita. Quindi questi farisei e questi giudei mettono addirittura in dubbio che sia lui e che fosse stato realmente cieco. A chi è cieco, ed ha la presunzione di vedere, viene sempre più messa in luce proprio la sua cecità, le tenebre nelle quali è avvolto. In modi diversi però tutti e due vengono alla luce: chi per una visione sempre più profonda e chi, invece, per una cecità sempre più cupa. Questo ci mostra come davanti a Gesù si è chiamati a fare una scelta: Se credere, se non credere, se lasciarsi illuminare da Lui oppure no. Davanti a Gesù tutti gli uomini sono chiamati a fare la propria scelta! Quello che non si può fare è “non scegliere” perché non scegliere è già un “aver scelto”. Vedete i genitori del cieco nato? Interpellati: “E’ questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?” non scelgono e rispondono: “Sappiamo che è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo…chiedetelo a lui…ha l’età, parlerà lui di sé.” Non scelgono però hanno scelto di non lasciarsi illuminare, di non aver fede, di non fare la strada di loro figlio e quindi non scegliendo hanno scelto la strada dei giudei e dei farisei. Questo testo ci mostra anche, nel cammino del cieco, una progressione del cammino di fede che appartiene un po’ a tutti i cammini di fede, anche al nostro cammino. Anzitutto c’è questo cieco che obbedisce alla parola: “Va’ a lavarti alla piscina di Siloe…quegli andò, si lavò…” Ha fatto quello che Gesù gli ha detto, ha ascoltato la parola, si è fidato, l’ha seguito: La fede nasce dall’ascolto della Parola. Ma il cammino di fede non finisce qui: non basta questo, occorrono ancora passi successivi da compiere. Anzitutto il suo primo passo di fronte all’incalzare dei farisei e dei giudei è quello di raccontare ciò che Gesù ha fatto a lui: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a Siloe e lavati. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista.” Il primo passo del cammino di fede, quindi, è la testimonianza di quello che il Signore ha fatto per noi: non quello che noi facciamo per il Signore ma quello che Lui ha fatto per noi. Il nostro cammino di fede ha bisogno di non perdere il contatto con questa realtà: quello che il Signore ha fatto per noi per ciascuno di noi. Ripercorrendo e ripensando al proprio cammino di fede ciascuno di noi deve poter dire quello che il Signore ha fatto per lui, raccontando dei fatti, dei momenti precisi, dei passi concreti che noi, con l’aiuto del Signore, abbiamo potuto fare, le difficoltà da cui il Signore ci ha tirato fuori, il peccato che il Signore ci ha perdonato, l’illuminazione che il Signore ci ha dato. Prima non vedevamo, non capivamo, non riconoscevamo: adesso ci vediamo! Il Signore ha donato luce ai miei occhi ed ora ci vedo! E’ importante poter dire ciò che il Signore ha fatto per noi, poterlo testimoniare.
Poi ci sono anche dei passi successivi. I giudei ed i farisei, in un secondo momento dell’interrogatorio, chiedono ancora: “Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?” Il cieco risponde: “E’ un profeta!” E’ un primo riconoscimento. Il cammino di fede è “dichiarare chi è Gesù per me”, che cosa rappresenta per la mia vita, qual è la sua vera identità. Dire: “è un profeta” significa che il cieco nato ha riconosciuto in lui gli aspetti della profezia, a partire dal porgere la parola di Dio tipico del profeta, ma questo è un riconoscimento ancora iniziale. E’ vero che Gesù è un profeta ma il modo con cui Egli vive la profezia è del tutto singolare, particolare: solo Lui l’ha vissuta così e nessun’altro. Allora bisognerà ancora approfondire meglio la sua persona.
Un terzo momento è rappresentato dalla risposta di quest’uomo che si espone ancora di più dicendo il suo pensiero, la sua conoscenza di Dio; “Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. Se costui non venisse da Dio non avrebbe potuto far nulla.” L’uomo mostra di saper riconoscere i segni che dicono che c’è Dio all’opera.
A questo punto si consuma la tragedia di questa progressiva illuminazione del cieco e della crescente cecità dei giudei e dei farisei che lo cacciano insultandolo. La cecità raggiunge il suo culmine quando non si è più capaci di ascoltare, quando non si vuole più ascoltare.
Ma il Signore vuole fargli compiere un ulteriore passo: “Tu credi nel Figlio dell’uomo” – un termine particolare che viene dal libro di Daniele e che Gesù usa per esprimere la vicinanza di Dio all’uomo. Il termine “Figlio dell’uomo” esprime il mistero dell’incarnazione, Dio che si è fatto uno di noi in tutto, ha condiviso la nostra natura umana in tutto. Credi, quindi, a questa prossimità di Dio, a questa vicinanza di un Dio che si è fatto vicino, a questo segno che deve rimandarti ad altro? Ad un certo punto, addirittura, la vista riacquistata diventa, certamente, l’argomento ma non è la cosa più importante di questo racconto. La cosa più importante, invece, è il cammino di fede che porta a riconoscere Gesù. Il segno rimanda sempre a qualcosa che va oltre. Per quanto sia un segno straordinario – non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato - è pur sempre un segno: non puoi fermarti lì, devi andare oltre, devi andare a quello a cui il segno rimanda! E il segno rimanda a colui che l’ha compiuto. Ma se questo segno è così grandioso chi sarà mai colui che l’ha compiuto? Vedete, poi, la bella domanda del cieco: “E chi è Signore, perché io creda in lui?” Aprimi la vista, fammi vedere, fammelo conoscere! Lui è tutto aperto a questa ricerca ed ottiene questa visione: “Lo hai visto: è colui che parla con te.” E’ un incontro in piena luce: questo cieco guarda negli occhi Gesù, lo ha riconosciuto come il suo Signore. In questo segno egli ha riconosciuto la presenza di Dio, nel Figlio dell’uomo, Gesù, il Dio con noi. Ecco così illustrato il modo in cui la fede è un cammino di illuminazione. Il Signore non solo è la luce ma ci dà anche occhi nuovi per poter vedere nella sua luce! La vicenda del cieco nato, allora, è anche la vicenda di ciascuno di noi. Noi sentiamo il bisogno che Lui ci dia occhi nuovi per vedere, che ci dia la capacità di uno sguardo più profondo sulle cose, più disponibile all’accoglienza della sua parola, più coraggioso nella testimonianza, più aperto ad accogliere il Signore che parla di se stesso piuttosto che seguire il mio modo di pensare a Dio. Ecco: l’illuminazione come essere messi in grado di vedere questa luce perché Lui ci dona una vista, perché progressivamente ci fa crescere nella capacità di vedere, di scrutare. Questa è la potenza della Parola di Dio che “penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti ed i pensieri del cuore (Eb. 4, 12).” La Parola di Dio è penetrante, capace di andare in profondità, di scrutare i sentimenti, di vedere nel cuore dell’uomo. Questo è il dono che oggi vogliamo chiedere al Signore: donaci occhi nuovi per riconoscere Te, che sei la luce del mondo, e in questa luce riconoscere la verità di noi stessi come figli amati e degli altri come nostri fratelli.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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