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Fay Haitot con le figlie Saphiria e Sophia

Una tragedia "della porta accanto" e quel che possiamo fare.


Fay Haitot era un immigrato marocchino che viveva da molti anni a Como, in una palazzina come tante altre, affacciata sull'incantevole valle del lago, con i suoi 4 bambini di 11, 7, 5 e 3 anni, cristiano (informazione teoricamente irrilevante, ma è inutile nascondersi dietro un dito, nel giudizio dell'italiano medio si tratta di un dato che assume una valenza particolare), con la moglie ricoverata in un centro psichiatrico per un grave esaurimento nervoso, rimasto senza lavoro (dalle informazioni apparse sui media locali non è chiaro se si sia licenziato per poter accudire i propri bambini o l'abbia perso presumibilmente per lo stesso motivo, comunque disoccupato e quasi del tutto impossibilitato a trovare un nuovo lavoro data la situazione familiare), che ha trascorso le ultime settimane della sua vita da recluso in casa, per la paura - fondata, si è appreso in seguito - che i servizi sociali gli togliessero la custodia dei piccoli, anche perchè - come Fay aveva spiegato dall'autodenuncia fatta alle autorità - a settembre non avevano iniziato l'anno scolastico poichè il biglietto dell'autobus ed il materiale didattico era un lusso proibitivo per quella disgraziata famiglia in cui il padre non era più in grado di comperare nè vestiti nè cibo.

Sul finire di settembre Fay Haitot aveva lanciato il suo grido di disperazione anche al giornale locale, cui aveva scritto:

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Il messaggio di Fay Haitot a "La Provincia di Como"

Un quadro devastante a cui lo scorso 19 settembre l'uomo ha deciso di dire basta nel peggiore dei modi possibili: barricatosi in casa con i piccoli ha dato fuoco all'appartamento uccidendo se stesso e i 4 piccoli innocenti.

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Da sinistra Sahar o Sarah, detta anche Soraya (7anni), Sophia (5 anni) e Saphira o Saphiria, detta anche Masha (3 anni) in una foto dell scorso giugno

Difficile e inopportuno dare giudizi sulla vicenda di cui non si con oscono tutti i particolari ed i risvolti, quel che però non dovrebbe lasciarci indifferenti è che una situazione tanto drammatica si sia potuta verificare tanto vicino a noi, Como è come Varese e Fay Haitot avrebbe potuto benissimo abitare a Bizzozero.

La povertà, il disagio, tal volta finanche il dramma, sono realtà che spesso tendiamo a collocare lontano da noi, lontano fisicamente, visivamente ed emotivamente, ma non è così, la Caritas locale ad inizio anno ci ha ricordato che anche a Bizzozero vi sono ben 36 famiglie povere (cioè non in grado di provvedere autonomamente a soddisfare alle proprie necessità economiche).

Per Fay ed i suoi 4 bambini invece ormai è tardi, perchè però la loro tragica fine possa in qualche modo essere seme di speranza noi vogliamo qui ricordarli, affinchè almeno il loro ricordo viva ancora, ed invitare tutti i bizzozeresi a partecipare oggi e domani, alla "Giornata dicocesana della Caritas" in cui sarà riproposta la raccolta straordinaria di alimenti non deperibili effettuata presso le nostre chiese, dove sarà possibile depositare il cibo nei pressi della porta d'ingresso, per cercare di evitare che altri drammi come quello della famiglia Haitot, possano ripetersi nella casa accano alla nostra.

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Sophia e Siff in una foto del 2015

Purtroppo i nomi dei bambini che in questa pagina vorremmo ricordare possono essere imprecisi poichè le diverse fonti giornalistiche paiono contradditorie e il loro papà nelle foto che postava su FaceBook - da cui le abbiamo recuperate - spesso li syorpiava vuoi per difficoltà nella trasposizione dei nomi in lettere latin, vuoi perchè spesso utilizzava soprannomi e nomignoli familiari.

Per Approfondire: Avvenire; FacebookOggi; Repubblica

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