Foto Raffaele Coppola: L'interno della chiesa di Santa Maria Maddalena

Approfondimento del Vangelo di domenica 28 maggio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione proposto ogni venerdì sera alle ore 21.00, presso la chiesa di S. Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 26 maggio 2017:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Ascensione del Signore
Lc 24, 36b - 53

In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Il lezionario Ambrosiano dà la possibilità, in questa settima domenica di Pasqua, di celebrare la festa dell’Ascensione e quindi noi lo facciamo per dare l’opportunità a tutta la gente di vivere la festa dell’Ascensione, altrimenti la vivrebbero solo quelli che possono andare a messa al giovedì, giorno della ricorrenza effettiva. La festa dell’Ascensione del Signore ci dice che Gesù è presente in mezzo a noi in un modo diverso rispetto al tempo che va fra la sua Resurrezione e l’Ascensione: Egli è apparso ai suoi con il suo corpo, che è il corpo del Crocifisso, il corpo che porta i segni della passione, dei chiodi e delle piaghe, ma nello stesso tempo è un corpo glorioso, che passa attraverso le porte, ma è un corpo vero, tanto che Gesù si ferma anche a mangiare con loro. Questo momento “singolare” che va dalla Resurrezione fino all’Ascensione, però, si conclude: Gesù non è più presente con il suo corpo, il corpo del Risorto, perché è salito al Padre, è tornato al Padre che lo aveva mandato. Quindi, in qualche modo, è il compimento della sua missione: RITORNA AL PADRE COME COLUI CHE HA COMPIUTO LA MISSIONE CHE IL PADRE GLI HA AFFIDATO!
Gesù torna al Padre portando in cielo, cioè a Lui, anche la nostra umanità, perché quell’umanità che nell’incarnazione Gesù ha assunto è salita al cielo con Lui. Quindi, attraverso questa sua Ascensione al cielo, si è aperto il cielo anche per noi! L’umanità, a cominciare da Gesù, ha un posto nella casa del Padre – per usare un’espressione di Gesù stesso – è stata accolta in Dio e quindi la distanza fra Dio e l’umanità è colmata e l’umanità ha definitivo accesso al mistero di Dio ed alla comunione con Lui!
In questo mistero dell’Ascensione c’è anche un tempo di preparazione e Gesù lo ricorda - “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture.” Vedete che il riferimento di Gesù rimangono sempre le Scritture: scrutare le Scritture ed approfondirne la conoscenza vuol dire approfondire il mistero di Dio ed il mistero dell’uomo. Per noi questa è la via maestra senza la quale noi non riusciremmo ad esprimere qualcosa del mistero di Dio e del mistero dell’uomo e dell’umanità che Dio ha voluto con sé! Ma c’è anche, nella Scrittura, l’invito alla testimonianza; infatti c’è anche una parola per i discepoli: “saranno predicati a tutti i popoli la conversione ed il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.” Cominciando da Gerusalemme è un’indicazione tipica di Luca, perché l’Evangelista ci descrive, nel suo Vangelo, il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, a partire dal capitolo nove, versetti 51 e seguenti – rese duro e determinato il suo volto nella ferma decisione di andare a Gerusalemme dove si sarebbe compiuta la sua missione – e da Gerusalemme parte la missione verso tutta la Chiesa: questa è un po’ la visione dell’Evangelista Luca. Allora c’è posto anche per i discepoli – di tutto questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto – e questa possibilità di essere testimoni è data loro solo in virtù della potenza dello Spirito che è donato dal Padre.
Noi vediamo che qui c’è un distacco di Gesù e una nuova presenza che si realizza attraverso il dono dello Spirito. Il mistero dell’Ascensione ci fa riflettere un po’ sul mistero della presenza ed assenza di Dio, ma sia la presenza che l’assenza di Dio sono per noi un annuncio di salvezza. Questo ci aiuta a comprendere che noi - come hanno già fatto i discepoli e come spesso facciamo anche noi - non dobbiamo essere pieni di paura e di smarrimento quando non capiamo e quando vediamo il mistero di Dio così incomprensibile, così lontano! Che cos’è, allora, questo mistero di presenza e di assenza? Gesù si stacca da loro, dai discepoli, per tornare al Padre: questo è il momento dell’assenza, il momento in cui Gesù proprio li lascia. Pensate all’importanza di questo momento: è uno staccarsi, un lasciarli ma perché loro possano “essere se stessi”, perché loro possano essere testimoni, perché loro possano essere rivestiti di potenza dall’alto! E’ un lasciarli, ma questo modo di lasciarli è il modo con cui loro possono essere se stessi nella pienezza della loro identità e della loro personalità! Pensate a quante volte il mistero della vita ci ripropone questo distacco! Numerose volte!!! Pensate solo al fatto che noi iniziamo la nostra vita proprio attraverso un distacco da nostra madre; pensate a cosa vuol dire il momento dello svezzamento, in cui il bambino comincia a potersi nutrire anche senza la propria madre. Sono tutti momenti di distacco, però un distacco non “per non curarsi più”, come un “qualche cosa di meno”, ma un distacco per “farti essere” quello che sei, per fare in modo che tu sia “più te stesso” nella pienezza della tua persona! Questo, via via, si ripropone in diversi distacchi nel corso del cammino della nostra crescita: distacchi che non ci fanno essere più soli, più abbandonati ma che ci permettono di essere noi stessi. Potremmo domandarci, però, a quali condizioni questo avviene!?! Avviene a condizione che il momento dell’assenza, del distacco non sia un momento di abbandono ma sia una nuova modalità di presenza, così come la madre, così come il genitore, nel momento in cui il figlio cresce e compie questo distacco, il genitore favorisce questo distacco: non nel senso di un abbandono ma nel senso di un nuovo modo di essergli vicino! Questo è quello che fa sì che il mistero della vita di quella persona, di quel soggetto, di quella personalità possa svilupparsi, possa crescere! Una relazione in cui c’è solo “presenza” diventa qualcosa di invadente, qualcosa che toglie spazio, che toglie fiato, che non ti fa essere ciò che sei. Ogni presenza ha bisogno anche di un’assenza, di un distacco, di una nuova modalità di presenza! Altrimenti una personalità non si sviluppa, non cresce, non diventa mai autonoma, non assume mai, pienamente, tutte le sue potenzialità: rimane rattrappito, non sviluppato! Il mistero dell’Ascensione, quindi, ci fa riflettere su come anche Dio, nei nostri confronti, nel nostro rapporto con Lui, vive di questi momenti di presenza e di assenza di Dio; ma il momento dell’assenza di Dio non è il momento in cui Lui non c’è: è un momento di una modalità diversa della presenza di Dio nella mia vita! E forse proprio il momento in cui Dio ci appare più lontano, più misterioso, più incomprensibile, è proprio quello il momento in cui siamo chiamati a “crescere” cioè a scoprire questa nuova modalità di presenza di Dio nella nostra vita, questa nuova modalità di rapporto con Dio, in cui noi lo scopriamo sempre più come un Dio che i suoi figli – che siamo noi – li vuol far crescere: non li vuole far rimanere in una situazione infantile!
Spesso la fede cristiana patisce un po’ di questo: c’è una fede, anche in persone adulte che, però, ha ancora tratti infantili, una fede che non è mai cresciuta in maturità. La persona, ovviamente, è cresciuta, sì, ma la fede no: è rimasta infantile, non sono stati vissuti questi passaggi! Oppure è una fede in cui il rapporto, ancora molto infantile, è fondato sul dare e avere: se io chiedo qualcosa al Signore e Lui non me la dà, allora io non credo più! Vedete: una fede così è una fede che non è cresciuta, non ha fatto questi passi per trovare una nuova modalità nel suo rapporto con Dio! E Dio ci fa crescere nel nostro essere figli, ci fa crescere nella nostra libertà di figli di Dio, alla quale il Signore ci educa in una relazione con Lui filiale, paterna, di figli con un Padre: una relazione in cui il figlio sperimenta “pienamente” la libertà che il Padre, nella sua modalità di essere presente, anche quando sembra assente, rende possibile questa libertà!
Vedere nella fede un “qualche cosa di meno nella nostra libertà,” un vincolo alla nostra libertà, è un grosso fraintendimento della fede!
L’uomo credente è un uomo che vive pienamente la sua libertà! La fede si accompagna ad una libertà piena, altrimenti non è fede! Se c’è costrizione, se c’è obbligo, se c’è imposizione non può essere fede! Fedele è colui che, nella piena libertà, si consegna, aderisce, obbedisce ad una parola perché ne coglie pienamente il senso di bene che essa contiene ma non lo fa mai per costrizione, altrimenti la sua non è fede! Dove c’è costrizione non c’è fede!
Il Signore ci educa ad una fiducia filiale in Lui nella pienezza della libertà; ci educa ad un consegnarsi per amore, nient’altro che per amore! Il mistero dell’Ascensione ci apre ad un rapporto con Dio in cui questa dinamica della Sua presenza - mai invadente - e della Sua assenza - in cui mai ci abbandona ma è sempre una nuova modalità di presenza - noi troviamo il nostro spazio di crescita, come figli di Dio, nel rapporto con Lui. Questo ci educa come credenti, come persone: educa la nostra personalità nella libertà! Il mistero dell’Ascensione, quindi, ci educa alla fede matura, nel rapporto con Gesù, Figlio di Dio, che non ha tenuto solo per sé questo dono filiale “dell’essere figlio” ma ha voluto condividerlo con noi, ha voluto andare a prepararci un posto perché possiamo essere anche noi lì dove è Lui! Ha voluto farci dono di essere anche noi figli di Dio in Lui, figli nel Figlio! Questa è la buona notizia dell’Ascensione: Gesù è tornato al Padre per prepararci un posto, perché anche noi possiamo vivere la pienezza del nostro essere “figli di Dio” amati!
Preghiamo perché possiamo sentirci accompagnati dal Signore verso la maturità del nostro cammino di fede!

Don Marco Casale

Chiesa di S. Maria Maddalena – Bizzozero

Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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