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Foto Mario Bianchi: Don Marco Casale

32 i profughi ucraini che hanno già trovato ospitalità a Varese, una decina a Bizzozero, altri 16 in attesa di un alloggio.


Croce Rossa, Servizi Sociali e Servizi Educativi del Comune di Varese, Banco Nonsolopane, Protezione Civile e Caritas: un pool di realtà che si stanno coordinando per dare ospitalità ed assistenza anche a Varese ai profughi ucraini in fuga dalla guerra.

Un pool in cui un ruolo chiave è rivestito proprio dalla Caritas, che funge da perno di questo coordinamento, e che è guidata da don Marco Casale, tra le altre cose parroco di Bizzozero, ed a lui abbiamo chiesto quale sia la situazione in città ed appunto a Bizzozero:

"Siamo nella prima fase, la priorità è reperire gli alloggi, quindi regolarizzare i documenti (di soggiorno e sanitari)" documenti indispensabili per poter regolarizzare il loro soggiorno in Italia, che molto probabilmente - ma ci piacerebbe sbagliarci - non sarà breve; ecco allora l'importanza di poterli subito inquadrare anche nei confronti del sistema sanitario, ed iniziare l'inserimento dei più piccoli negli asili e nelle scuole, e magari poi permetterne anche l'inserimento lavorativo.

"Oggi - don Marco ci ha parlato martedì 15 marzo - siamo a 32 profughi ospitati a Varese, con un rapporto di un adulto ogni due bambini, in genere la mamma con due figli, di uomini ce n'è uno solo - esentato dall'impegno militare - perchè loro sono rimasti in Ucraina a combattere, come anche qualche donna".

Bambini e preadolescenti strappati buscamente alla loro vita ed alle loro certezze, privati in qualche caso definitivamente dei loro affetti più stretti, catapultati in un paese lontano, con pochissime o nessuna conoscenza, una lingua completamente diversa, che devono inserirsi in classi già formate, con programmi scolastici diversi e già avviati. Una situazione difficile, in cui un ruolo chiave lo giocano le numerose badanti ucraine in città, che spesso rappresentano proprio il contatto che li ha portati a scegliere Varese per la loro fuga dalle bombe, e svolgono un importante ruolo di mediazione linguistica e culturale.

A breve bisognerà affrontare la seconda fase dell'accoglienza, con il sostegno attraverso alimenti, vestiario, aiuti economici e lavorativi, esigenze al momento coperte con quanto già in essere, ma che andranno sostenute. Quello che invece ora manca sono gli alloggi, sono infatti diversi i varesini che hanno offerto delle abitazioni per dare ospitalità ai profughi, consentendo come detto di dare alloggio a 32 persone, ma "attualmente abbiamo richieste urgenti per altre 16 donne con bambini, per ospitare i quali stiamo cercando ulteriori alloggi", ci ha riferito don Marco.

E Bizzozero ? "Sono tre gli alloggi ubicati sul territorio bizzozerese - la pronta risposta -, per una decina di profughi"; una decina a Bizzozero su 32 a Varese, possiamo dire che Bizzozero è in prima linea in questa accoglienza.

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