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Vanni Belli, Direttore Generale Fondazione Molina

Il Direttore Generale del Molina rilascia un'ampia intervista a VareseNews con cui si fa il punto sulla situazione all'interno del Molina. Da ascoltare e leggere.

 


Marco Giovannelli, direttore di VareseNews, ha raccolto un'ampia e molto interessante intervista di Vanni Belli, Direttore Generale della Fondazione Molina, che finalmente chiarisce molti interrogativi e fornisce un quadro d'insieme più completo, di cui consigliamo la visione, riportandola anche qui di seguto:

 

Video VareseNews: Intervista a Vanni Belli Direttore Generale della Fondazione Molina

Ad accompagnare la videointervista un articolo a firma di Marco Giovannelli che integra con diversi dati, quanto registrato nell'intervista, e che pertanto invitiamo a leggere.

Numerosi gli elementi d'interesse che emergono, anche a rettifica di altre informazioni divulgate in precedenza (con qualche contraddizione); come in altre occasioni proviamo ad estrapolare i contenuti che ci paiono più interessanti, incrociandoli anche con altre fonti:

IL QUADRO GENERALE "Non eravamo pronti per l'emergenza, noi come Fondazione, ma anche noi come Paese". Le indagini che stanno interessando molte case di cura in Italia ed in Lombardia, sembrano confermare l'affermazione di Vanni Belli: pare che non vi fossero protocolli e procedure adeguati a gestire qualcosa come ciò che è accaduto e sta accadendo, nè a livello nazionale (Ministero della Salute), nè a livello locale (Regione ed ATS), nè sul posto (Fondazione Molina).

MATERIALI: "All'inizio dell'epidemia avevamo 300 mascherine usa e getta, neppure una per ciascun operatore - circa 500 al Molina NDR - , ora la situazione è diversa, ne abbiamo 18.000". Affermazione emblematica, che discende da quanto sopra.

TAMPONI: "Li abbiamo chiesti dall'inizio di marzo, ma i primi sono arrivati all'inizio di aprile, così è impossibile mappare ospiti ed operatori, come anche richiesto dai decreti e dalle ordinanze". Altro passaggio significativo, che discende da quanto detto al primo punto.

PERSONALE: Si indicano in 100 gli operatori assenti per malattia, ma si dice che non si sa quanti di questi possano essere affetti dal Covid19, certi sono solo 4 o 5 che sono ricoverati in ospedale.

DEGENTI TRASFERITI: Nella fase più caotica del contagio, agli inizi di marzo, è stato incentivato ciò che già era previsto ed avveniva in precedenza ovvero il trasferimento nelle Case di Cura (i reparti subacuti a ciò destinati), dei pazienti ospedalieri in via di dimissione, ma non ancora pronti per tornare al proprio domicilio, al fine di liberare quanti più posti possibile in ospedale. Tra febbraio e marzo Belli dice che dagli ospedali ne sono arrivati al Molina 23, di cui 15 che presentavano sintomi compatibili con il Covid19, ma a cui non era stato fatto il tampone, di questi ultimi 6 sono poi stati riportati in ospedale per l'aggravarsi delle loro condizioni, e - pare sottointendere -tutti sono risultati positivi e purtroppo non hanno fatto ritorno.

I NUMERI: fra gli ospiti si contano 29 positivi al Covid19 e altri 10/15 sospetti (in attesa che possano essere fatti i tamponi). 
Per i decessi nel primo trimestre del 2020 sono stati 63, nel 2017 furono 38, nel 2018 furono 40 e nel 2019 furono 56.
Dall'inizio di marzo sono morte 51 persone, 38 a marzo e 13 in questi primi giorni di aprile. 
Per il solo mese di marzo, nel 2017 i decessi furono 13, nel 2018 furono 11, nel 2019 furono 17 e nel 2020 siamo arrivati a 38. 

LE CURE: E' stato allestito un reparto Covid dove mettere in quarantena positivi e sospetti, riservando loro l'assistenza specialistica del caso (compatibilmente con la preparazione e le attrezzature di una casa di cura che non è un ospedale), ma "non va nessuno in ospedale perché non li ricoverano, vista l'età media ci dicono lasciate stare".

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