Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 26 gennaio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica. 

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 24 gennaio 2020:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Lc 2, 41 - 52

E’ sempre motivo di sorpresa constatare la scarsità di notizie che il Vangelo ci dà riguardo gli anni dell’infanzia di Gesù, perché il vangelo di Luca ci racconta della presentazione di Gesù al Tempio, l’ottavo giorno dalla sua nascita, per dargli il nome e per la circoncisione, e poi ci racconta di quest’episodio di Gesù dodicenne, ancora una volta al Tempio di Gerusalemme probabilmente per il “bar mitzvah” cioè il momento in cui il bambino diventa figlio della legge ed è autorizzato a leggere la Toràh, la legge, davanti all’assemblea riunita, perché ormai la può comprendere e mettere in pratica. Oltre questi due non ci sono altri episodi sulla vita di Gesù prima dei trent’anni e Luca ce li riferisce proprio perché egli ha costruito il suo vangelo tenendo come centro Gerusalemme; quindi tutta la seconda parte del vangelo di Luca rappresenta il cammino di Gesù verso Gerusalemme ed il seguito del vangelo di Luca, cioè gli Atti degli Apostoli, rappresentano la comunità, i discepoli di Gesù che, da Gerusalemme portano la parola di Gesù fino ai confini della terra.
E’bello immaginare che Gesù, quando “si diresse decisamente verso Gerusalemme”- come ci dice Luca al cap. 9, 51 - faceva una strada già familiare, una strada che aveva percorso già altre volte con la sua famiglia, con Maria e con Giuseppe. Ed è bello anche incontrare una famiglia che assomiglia anche alle nostre famiglie, una famiglia che non è perfetta, una famiglia dove, accanto all’amore, alla concordia ed alla fede vi è anche una difficoltà a capirsi, e questa difficoltà a capirsi non toglie nulla all’amore ed alla fede che si vive in questa famiglia. In questo dialogo fra Gesù e Maria vediamo proprio che Gesù spiega il motivo per cui si è fermato nel Tempio. Gesù non si è perso, sapeva quello che stava facendo: “non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Come dire: Maria, Giuseppe, ricordate l’annuncio dell’angelo, le sue parole…sarà grande…sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Ricordate anche quello che voi stessi mi avete riferito, ciò di cui voi stessi mi avete parlato? Ma queste parole, nella loro semplicità, non sono comprese perché comprenderne la profondità ed anche le conseguenze nella vita di questo figlio non è cosa semplice per Maria e per Giuseppe, come per ogni genitore. Ogni genitore, infatti, sa che quel figlio è suo figlio ma non è suo; ogni genitore, infatti, sa che questo figlio, pur portando il patrimonio genetico dei propri genitori, pur avendo impresso nei tratti e nella cultura che porta con sé una somiglianza, però la sua vita è sua e lui la porterà dove la sua vocazione la condurrà. Ogni genitore sa questo, ma che fatica a comprendere dove la vita conduce un figlio, su quali strade, verso quali vocazioni. Anche Maria e Giuseppe hanno conosciuto questa fatica: ecco perché la famiglia di Nazareth è una famiglia così normale, così somigliante a tutte le nostre, così autentica non solo nella sua fede ma anche nelle difficoltà che ha incontrato.
Il fatto che Gesù torna a casa con Maria e Giuseppe e stava a loro sottomesso cioè continua ad essere figlio, ci dice proprio la volontà di Gesù di stare dentro anche nella fatica del comprendersi giorno per giorno, del comprendere ogni giorno la vita, la vocazione l’uno dell’altro. Anche questa esperienza Gesù ha voluto vivere e sperimentare. Pensate quante volte Gesù ha vissuto l’incomprensione, la difficoltà di comprendersi?! Possiamo allora immaginare che Gesù, come ognuno di noi, può comprendere fino in fondo il significato che,questo genere di esperienza, ha per noi uomini, proprio perché Lui l’ha vissuta fin da bambino. Ognuno di noi forma le proprie esperienze di base nella propria infanzia, nella propria fanciullezza: anche per Gesù è stato così! Ognuno di noi, per rapportarsi agli altri, al mondo e a Dio non può non riandare a quanto ha vissuto nella sua famiglia quando era bambino, quando era ragazzo. Anche per Gesù è stato così!
Il fatto che Gesù si ferma con i dottori del Tempio, che ascolta ed interroga, ci dice come la sapienza di Gesù si rivela, anzitutto, dalle domande che Gesù fa. Questo è vero per ogni ragazzo che non ha ancora un suo bagaglio di conoscenze: dalle domande che fa si comprende la sua curiosità, qual è la sua capacità di apprendimento. Questo vale in particolare per un ragazzo, ma vale per tutti. Dalle domande che uno fa si può capire se ha capito, perché fa una buona domanda chi ha capito e, quindi, ha capito quello che ancora gli manca da capire, ed allora fa una buona domanda proprio perché ha capito. Gesù, a sua volta, viene anche lui interrogato e lascia stupiti questi scribi, farisei, maestri della legge. Inizia così un dialogo che nella vita di Gesù si farà sempre più complicato, fino a diventare drammatico. Non la riconosceranno più i dottori della legge la sapienza che Gesù esprime, non perché non vi sia una sapienza nelle parole di Gesù – anche i suoi avversari dovranno spesso cedere le armi di fronte alla sapienza che Gesù esprime – ma quello che mancherà loro sarà la possibilità di una conversione, di una accoglienza delle parole di Gesù: Di fronte alla sua sapienza dovranno sempre cedere le armi e spesso dovranno tacere di fronte alla sapienza delle parole di Gesù.
Gesù, allora, non si ferma nel Tempio, dove pure desiderava andare e stare perché quella era la casa per lui, la casa del Padre suo, ma Gesù non si ferma lì e torna a Nazareth, nella sinagoga di Nazareth ad imparare a leggere e scrivere dalla Torah, torna a giocare con i suoi coetanei, ad imparare il mestiere di suo padre fino a trent’anni e così ci dice che c’è una grammatica della vita e della fede che si impara solo vivendola e stando accanto a chi la vive, anzitutto in famiglia. Gesù impara chi è Dio, a riconoscere la Sua Parola e a metterla in pratica, anzitutto da Maria e da Giuseppe! E’ a questa scuola di fede e di amore che Gesù cresce! Gesù, infatti, riconosce anche l’intesa, l’amore che lega Maria e Giuseppe e che vediamo esprimersi anche in queste poche ma significative parole: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo.” Maria si rivolge a Gesù per lei e Giuseppe insieme, la coppia, padre e madre; si rivolge al figlio sapendo che la cosa più importante per un figlio sono i “perché?” E’ questa la domanda più ricorrente di un figlio: Perché mi dici questo…perché devo fare questo…perché? Maria sa che un figlio ha bisogno di essere aiutato a comprendere i perché!
“Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo.” Maria sa comunicare i suoi sentimenti, dà loro un nome, li sa esprimere bene, in una maniera chiara, comprensibile, non li nasconde. Gesù ha imparato a riconoscere i sentimenti e ad esprimerli dal modo con cui Maria lo faceva. Quante volte vediamo Gesù che esprime i suoi sentimenti, che piange, che grida di gioia, che si indigna, che si stupisce. Da chi ha imparato tutto questo? Da Maria. Davvero questa è una festa della famiglia, delle relazioni che si vivono in famiglia, che non sono mai perfette e non possono esserlo, e non lo sono, in nessuna famiglia, neanche in quella di Gesù, Maria e Giuseppe, ma sono relazioni in cui si impara il dialogo che non si rassegna all’incomprensione; si impara che l’altro è sempre una sorpresa per me, che non si finisce mai di conoscere; si impara che l’altro va aiutato a trovare la propria strada, la propria vocazione e a metterla in pratica e a viverla; si impara ad esprimere i propri sentimenti e ad accogliere l’espressione dei sentimenti dell’altro; si impara a mettersi in ascolto della Parola di Dio ed a meditarla, a custodirla nel cuore, a confrontarsi per comprenderne il significato.
Allora così vedete che la famiglia di Nazareth è una famiglia per niente affatto lontana dalle nostre famiglie ed è segno di speranza per ciascuna delle nostre famiglie e se Gesù ha amato così tanto la famiglia e l’ha cercata e ha desiderato vivere in questa sua famiglia Egli ci aiuti ad amare la nostra famiglia e a desiderare di crescere insieme alla scuola dell’amore nella nostra famiglia.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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