Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 22 dicembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 20 dicembre 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

​​VI Domenica di Avvento​
​​​Lc 1, 26-38

Il Vangelo che abbiamo letto è lo stesso della festa dell’Annunciazione del 25 marzo solo che, mentre quella è una festa mariana, in cui al centro c’è la figura di Maria, questa della divina maternità di Maria, invece, è una festa cristologica, in cui al centro c’è Gesù, il frutto del grembo di Maria. Si parla, cioè, di Dio che si manifesta nella carne umana: Dio che si fa bambino.
Siamo chiamati ad approfondire, in questa domenica, la conoscenza di Gesù, il Verbo che si è fatto carne. Così la liturgia ci aiuta a prepararci al Natale, facendoci sostare sul mistero dell’incarnazione di Dio. C’è, anzitutto, l’invito a non temere di fronte al mistero di Dio, alla manifestazione di Dio: non è di Dio che dobbiamo avere paura. Dio è colui che con la sua venuta ci rassicura nelle nostre paure, Dio è colui nel quale possiamo rifugiarci, Dio è la roccia che ci dona stabilità e sicurezza per la fedeltà del suo amore. Ecco perché il primo invito è questo: Non temere, non aver paura! L’esperienza di Maria di fronte al mistero di Dio che si rivela così inaspettatamente è quella del “timore” ma che l’angelo invita a non vivere come paura ma come “santo timore di Dio”, come si sta davanti alla grandezza di Dio, con quel tremore non di chi è spaventato ma di chi sente che sta davanti a qualcosa di grande che sta avvenendo davanti ai suoi occhi e ne è affascinato, e lo vuole comprendere per poterlo meglio abbracciare ed accogliere. Ecco perché l’invito dell’angelo “rallegrati” è una buona, anzi migliore traduzione rispetto a quella precedente che, invece, richiamava solo un semplice saluto. Questa, invece, è un augurio di gioia e il motivo della gioia che porta l’angelo è che Maria è ricolma dell’amore gratuito di Dio. Questa è la grazia: La gratuità del suo amore per lei che la riempie totalmente. Maria non solo è raggiunta dalla grazia di Dio ma ne è completamente colmata, è tutta piena di grazia e questo turbamento di Maria diventa una domanda: Che senso ha? Voglio capire! Maria, quindi, ci insegna come stare davanti al mistero di Dio: Trasformare il timore nello stare davanti ad una presenza così grande nel desiderio di comprendere più a fondo questo mistero, per poter meglio accoglierlo e per poter meglio corrispondere a questo amore!
Questo bambino che l’angelo annuncia – è in questo momento che Maria concepisce nel suo grembo – sarà grande; ma si tratta di comprendere di quale grandezza si tratta. Gesù sarà continuamente tirato verso un’idea di grandezza che non è la sua, un’idea di grandezza messianica, politica, militare. Egli, invece, non si lascerà mai tentare, non cederà mai a questa tentazione. La sua grandezza sarà quella dell’umiltà, quella del re pacifico che cavalca un asino, quella della misericordia per il peccatore, quella della salvezza per il malfattore pentito sulla croce, per la donna peccatrice, per Zaccheo: sarà sempre e solo questa la grandezza di amore che Gesù mostrerà come il volto vero di Dio.
Maria insiste con le domande perché vuole comprendere “come avverrà questo” perché non conosce uomo, secondo quella che è la via ordinaria della maternità che, ovviamente, le è preclusa, quindi Lei vuole sapere come avverrà? Maria ci indica come essere audaci di fronte al mistero di Dio, come “osare”. E’ l’audacia che nasce dall’amore, che fa parlare con libertà, con rispetto, con verità. E’ un desiderio sincero di comprendere, è quella comprensione che è frutto di un amore: Osare chiedere ma con domande che nascono da un desiderio alto, che scaturisce dalla fede, un desiderio profondo di corrispondere pienamente a questa offerta d’amore.
Maria non domanda qualcosa per se; non domanda che Dio le risparmi qualche sofferenza, qualche prova; non domanda secondo il proprio interesse ed il proprio tornaconto. Maria domanda una cosa: il mio desiderio è essere parte di questo mistero d’amore di Dio per la salvezza dell’uomo ma come posso farlo? L’angelo le mostra come segno la maternità di Elisabetta, sua cugina, che era sterile e che diventa madre, per dire che qui c’è un segno ancora più grande: la vergine concepisce e diventa madre. Se Dio ha compiuto questo segno grande in Elisabetta, Dio ora ne vuole compiere uno ancora più grande. Allora Maria dice il suo “eccomi” sono la serva del Signore. Eccomi è la risposta alla chiamata del Signore che tante volte risuona nella Scrittura. Eccomi, sono disponibile, sono pronto, sono aperto a quanto tu mi chiedi: dimmi ciò che vuoi che io lo faccio! Di fronte all’annuncio dell’angelo che le svela l’opera di Dio in lei la risposta di Maria è il suo “eccomi”. Il cuore di Dio si apre e Maria può vedere cosa c’è nel cuore di Dio, questo desiderio di dono d’amore: Dio vuole donare tutto se stesso donando il suo Figlio Gesù e Maria, accogliendo l’annuncio di questo dono, risponde, a sua volta, facendo dono di sé.
Vorrei che noi sostassimo di fronte a questo mistero riconoscendo come Maria sta dalla nostra parte. Maria è creatura, Maria è donna come tutte le donne, Maria ha avuto paura come ce l’abbiamo noi, Maria si è fatta delle domande, come ce le facciamo noi. Maria ha dato alla luce un figlio come fanno tutte le donne, Maria è stata tutta dalla nostra parte: Questa nostra umanità, che accoglie il dono di Dio. In questo sta la grandezza di Maria, proprio per questo la possiamo sentire così vicina e proprio per questo ci è così cara e così familiare, perché lei ha vissuto quello che vive ogni donna ed il suo cammino di fede è tanto simile al nostro.
La differenza è solo questa pienezza di amore che è in lei, l’Immacolata, che la rende creatura “singolare” ma per il resto è in tutto come noi. Per questo noi non dobbiamo vedere Maria come colei che sta dalla parte del creatore: Maria è creatura.
Proprio così: Noi custodiamo la possibilità di vedere in Maria un esempio da seguire. La bellezza di Maria sta in questo e la devozione del popolo cristiano in Maria è dovuta proprio soprattutto a questo: Una di noi che ci mostra con quale apertura di cuore si sta dinnanzi al mistero di Dio. Ce lo mostra meglio di qualunque altra creatura, non solo per il fatto di essere madre – questa è un’esperienza sua singolare – ma per il fatto di essere credente. In questo Maria è un esempio anche per noi, per il cammino di fede che lei fa e per il modo in cui lei ci aiuta a farlo.
In questa festa della divina maternità di Maria chiediamo il dono di poter concepire anche noi, nel nostro grembo, Gesù. In che modo? Accogliendolo con la stessa disponibilità di fede che ha avuto Maria, imparando da Lei a dire: “Eccomi, Signore” accolgo la tua parola e sono pronto a metterla in pratica, il mio cuore e la mia vita sono aperti al tuo dono d’amore, perché tu possa prendere dimora in me come hai fatto un giorno con Maria e attraverso di me tu possa di nuovo venire al mondo in questo Natale.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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