Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 13 ottobre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 11 ottobre 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

VII Domenica dopo il martirio di S. Giovanni
Mt 13, 44 - 52

Questa che il Vangelo ci presenta è la conclusione del cap. 13 di Matteo che raccoglie molte parabole, e qui ne troviamo tre. Ma che cos’è la “parabola”? Dal greco “parà – ballo” vuol dire: lanciare una similitudine, lanciare un ponte che connette due realtà mostrandone la somiglianza. In particolare vuol mostrare la somiglianza tra la realtà di questo mondo per mostrare e la realtà del Regno di Dio: il Regno dei Cieli. Matteo parla di “regno dei cieli” e non di “regno di Dio” perché egli ha una sensibilità ebraica per la quale il nome di Dio non si pronuncia; ecco perché, allora, parla di regno dei cieli.
Queste parabole prendono esempi dalla vita quotidiana, comune a tutti, per mostrarci, invece, qualcosa che noi non conosciamo ancora del regno di Dio. Le cose si conoscono attraverso le cose che già conosciamo; le cose nuove le possiamo apprendere solo attraverso le cose che già conosciamo. Per questo Gesù prende gli esempi dalla vita quotidiana e li lancia come similitudini: Il Regno dei cieli è simile a queste cose che già sperimentate tutti i giorni. Le prime due parabole sono simili, hanno lo stesso messaggio, quello di un tesoro nascosto in un campo ed una perla preziosa che, quando viene trovata, suscita una gioia così grande che non è paragonabile a nient’altro, per cui uno vende tutto pur di averla. E’ la scoperta di qualcosa che, in fondo, stavo cercando ma che non pensavo di trovare proprio in quel momento.
Nella prima parabola il contadino, che si prende cura del campo ma di cui non è il proprietario, trova questo tesoro. Possiamo immaginare che allora, in epoca di guerre e di conquiste, uno che doveva scappare prendeva quei pochi averi che aveva e li nascondeva, sperando che un giorno sarebbe tornato a prenderli; se poi non tornava rimanevano lì fin tanto che qualcuno non li trovava. Questo contadino che trova questo tesoro nel campo lo nasconde di nuovo. Questo è un particolare non trascurabile: Perché lo nasconde? Avrebbe potuto prenderlo, tenerselo e finiva lì. Invece no. Questo contadino guarda avanti e pensa: Se ho trovato questo tesoro vorrà dire che, se scavo ancora, ne troverò dell’altro. Allora vuole tutto il campo per continuare a scavare, non si accontenta ma continua a cercare. Quello che ha trovato lo riempie ma non lo sazia, quello che ha trovato risponde al suo desiderio ma, nello stesso tempo, suscita ancora in lui il desiderio: Queste sono le cose di Dio: Riempiono ma non saziano mai del tutto, soddisfano il desiderio ma, nello stesso tempo, te lo accendono. Sono cose di Dio, non sono cose di questo mondo! Da questo comprendiamo che sono cose di Dio, dal fatto che rispondono al mio desiderio ma nello stesso tempo lo rendono ancora più grande facendomi desiderare cose ancora più grandi.
Nella seconda parabola vediamo che il mercante, invece, sta proprio cercando perle. La sua non è una scoperta casuale! Certo non si aspettava di trovare proprio quella perla lì, proprio quel giorno, però lui era alla ricerca, era un cercatore di perle. Questa seconda parabola, quindi, evidenzia il fatto che le cose di Dio, per essere trovate, necessitano da parte nostra di essere cercate. Dio si fa trovare da colui che lo cerca, che si dà da fare, che si mette in cammino, che non si scoraggia. Viene alla mente la famosa espressione: “Chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto!” Quando sento dire: Io Dio non l’ho incontrato, io Dio non lo conosco, mi viene da chiedermi se lo hai cercato davvero, quanto lo hai cercato e quanto hai creduto alla tua ricerca, oppure questa ricerca ad un certo punto l’hai interrotta? Dov’è finito il tuo cercare, il tuo desiderio, cosa ne hai fatto?
La terza parabola – come poteva non essere familiare a Pietro e agli altri che di mestiere facevano i pescatori – racconta che il regno dei cieli è come una rete gettata che raccoglie ogni genere di pesci. Nella mentalità ebraica il mare è il simbolo del male quindi cavar fuori i pesci dal mare vuol dire cavar fuori gli uomini dal male in cui si trovano, liberarli dal male! Allora il mestiere di pescatore è il mestiere di coloro che adempiono alla missione di andare a cercare gli uomini per liberarli dalla condizione di male e di peccato in cui si trovano. Ma questa rete raccoglie ogni genere di pesci, quelli buoni e quelli cattivi, e questa è una caratteristica del modo di essere del Regno di Dio che ci darà sempre scandalo, perché qui c’è un salto rispetto a noi, alla nostra mentalità di uomini. Dio è il Salvatore di tutti gli uomini. La parola di Dio è una parola di salvezza rivolta a tutti gli uomini, buoni e cattivi e questa cosa non finirà mai di scandalizzarci! Pensate, per esempio, alla parabola della zizzania e del buon grano che il Signore lascia crescere insieme: Noi non finiremo mai di scandalizzarci che il Signore lasci crescere insieme la zizzania ed il grano buono! Ma è importante comprenderne il perché! Il tempo della misericordia, cioè il tempo concesso da Dio nella sua bontà misericordiosa, è un tempo necessario affinché la storia giunga a maturazione, affinché ogni persona giunga a maturazione. “Che non vi capiti di strappare il grano buono insieme alla zizzania e non vi capiti di intervenire, di giudicare prematuramente!” La misericordia di Dio è fatta, anzitutto, di pazienza, di attesa del tempo della maturazione di ciascuno! Il giudizio, allora, non è cancellato ma è rimandato. Quando i pesci saranno portati a riva allora lì si che i pesci saranno separati, i cattivi dai buoni, non prima! Il giudizio c’è ma il giudizio è di Dio e non è pronunciato adesso ma Dio lascia a ciascuno il tempo della maturazione, il tempo della conversione e, nello stesso tempo, sollecita. La pazienza di Dio non è qualche cosa di cui approfittarne, di cui abusarne perché le prime due parabole ci ricordano che questo contadino e questo mercante non indugiano nel vendere tutto e nell’andare per avere la possibilità di comprare il tesoro, la perla che hanno trovato! Non indugiano. La pazienza di Dio non è un invito ad indugiare a prendere tempo, a rimandare: al contrario è un invito pressante a decidere e a decidersi subito per questo regno che si è incontrato!
A questo punto Gesù ci invita a ripensare alle occasioni in cui noi abbiamo incontrato il regno e trovato questa perla preziosa, questo tesoro che era nascosto. L’ascolto attento della parola di Dio ha questa forza di mostrarci questo tesoro nascosto. Se il campo è il mondo in questo mondo ci sarà bene un tesoro, ma questo tesoro è nascosto. Occorre, allora, la chiave per poterlo trovare e la parola di Dio ci aiuta a trovare i tesori nascosti nel campo che è questo mondo: è una bussola, è una via, è una luce che ci aiuta nella ricerca e nella scoperta della presenza di Dio, dell’amore di Dio nascosto nella storia di questo mondo, nella storia dell’umanità.
Quando Gesù chiede: “Avete capito tutte queste cose?” i discepoli rispondono di si. Dobbiamo credere che abbiano capito ma, in realtà, i discepoli non hanno capito: vanno in fiducia nei confronti del Maestro ma una comprensione profonda di queste parole è ancora lontana. Allora ecco l’invito di Gesù - che è disponibile, ancora una volta, a dare fiducia ai suoi discepoli, pur sapendo quanto loro sono lontani dal comprendere ciò che Lui vuole dire – che dice: Il discepolo del regno dei cieli, quando ha compreso queste cose, che cosa fa? E’ come colui che sa trarre fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche!” Che bello! Si riferisce alla Scrittura, all’Antico Testamento – le cose antiche – ed alla novità del Vangelo – le cose nuove – novità che è Lui stesso, la sua persona e la sua parola. Antico e nuovo insieme! Non si butta via l’antico in nome del nuovo; non si comprende il nuovo se non si conosce l’antico e non si comprende il senso dell’antico se non alla luce del nuovo. Allora la sapienza del discepolo del regno consiste in questo.
Quando alcuni Cristiani del II secolo – in particolare un tale di nome Marcione – dissero: Buttiamo via l’Antico Testamento perché troppo difficile, troppo lontano dalla nostra sensibilità, la Chiesa, tutti gli altri cristiani si opposero risolutamente. Infatti, quando Marcione cominciò a togliere tutti i brani dell’Antico Testamento, tutte le frasi e le espressioni dell’Antico Testamento che si trovavano riportate nel Vangelo successe che, togliendo togliendo, rimase solo una parte del Vangelo di Luca e una parte delle lettere di San Paolo mentre tutto il resto del Vangelo era sparito. E’ stata, quindi, un’operazione fallimentare. Non si può comprendere il nuovo di Gesù togliendo tutti i riferimenti all’antico, non ti rimane niente! Come fai a capire l’oggi senza la memoria della storia: non ti rimane niente in mano, niente. Ecco perché la sapienza consiste in questo saper far memoria senza essere noiosi, nostalgici del passato ma, allo stesso tempo, senza fare un’ideologia del nuovo, come se il nuovo fosse per se stesso una cosa positiva. Il nuovo può essere anche peggio di quello che c’è stato prima, non è detto che il nuovo debba essere necessariamente meglio. A volte si va indietro invece di andare avanti! Ci sono situazioni di progresso e ci sono situazioni in cui, chiaramente, si regredisce, si fa un passo indietro, si torna ad errori del passato.
La capacità di saper combinare l’antico con il nuovo: questa è la sapienza del discepolo che ha trovato la perla preziosa, questo tesoro, che è un bene, prima che materiale – fuor di parabola – è un bene interiore spirituale, è una sapienza, una luce, una comprensione profonda gettata sulle cose.
Il Signore ci doni di non stancarci mai di essere cercatori di Dio e di questo regno nascosto nel campo che è il mondo.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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