Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 23 giugno a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 21 giugno 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Corpus Domini
Lc 9, 11b - 17

Oggi abbiamo ascoltato la lettura del Vangelo del Corpus Domini perché vogliamo ricordare questa festa, che abbiamo celebrato giovedì scorso: una festa che è nata in Belgio, a Liegi, nata come celebrazione riconosciuta a livello locale ma che ha assunto una dimensione universale in seguito al miracolo Eucaristico di Bolsena e che ci vuole aiutare a sostare di fronte al mistero che ogni domenica, ogni eucarestia celebriamo e che è la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino che, mediante la preghiera eucaristica, si sono trasformati nel corpo e sangue di Cristo.
E’ un mistero che ci è familiare ma di fronte al quale vogliamo sostare per non farlo diventare qualcosa di abituale e di scontato, un po’ come la festa della Trinità che abbiamo appena celebrato.
La festa del Corpus Domini vede come vangelo questo della “condivisione del pane” – volutamente non dico “moltiplicazione del pane” perché in nessun momento si parla di moltiplicazione ma si parla di un pane spezzato e distribuito, condiviso. Dire “moltiplicazione dei pani” non ci aiuta, infatti, a cogliere il cuore di questo miracolo che i Vangeli raccontano per sei volte – due volte nel Marco, due nel Vangelo di Matteo, una volta in quello di Luca ed una in quello di Giovanni - ma in cui ognuno di essi, però, ne da una sottolineatura particolare ma con elementi in comune. Il momento dello spezzare il pane e della sua condivisione, per esempio, è certamente un’anticipazione del dono dell’Eucarestia e di cui ne ha tutte le caratteristiche: è un pane benedetto, un pane spezzato, un pane per tutti! Il dono che Gesù fa di sé nell’Eucarestia è anticipato da questo donarsi a noi attraverso questo segno del pane spezzato e donato a tutti. Se la scelta di questo Vangelo non è casuale ma ci porta un po’ al significato originario dell’Eucarestia, allora noi dobbiamo cogliere tutta la forza di questo invito di Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare!” Non fermatevi ad un livello soltanto umano – sono tante persone, siamo in una zona desertica, mandiamoli ad acquistare da mangiare, tutte considerazioni di buon senso ma soltanto umane. No, dice Gesù, c’è di più: Date loro voi stessi da mangiare, pur avendo i discepoli solo cinque pani e due pesci.
Lo scarto che c’è fra il poco che abbiamo ed il tanto di cui c’è bisogno è colmato da Dio!
Quindi si tratta di affidarsi al poco che abbiamo perché sia il Signore a renderlo sufficiente per tutti! Questo accade – cioè il Signore ci fa questo dono – se noi pratichiamo la condivisione e la fraternità, perché l’Eucarestia è “sacramento del sacrificio di Gesù” – come ci dice la teologia – cioè la riproposizione della morte in croce di Gesù.
Il dono della vita, che Lui fa, si ripropone in questo corpo donato.
Vivere allora questo dono, il riproporlo sacramentalmente, liturgicamente, porta dentro di sé, purché non sia un rito staccato dalla vita, come purtroppo spesso accade, porta dentro di sé questi due significati:
Il significato della condivisione e quindi l’attenzione a chi il pane non ce l’ha, cioè il povero ed il bisognoso ed il significato della fraternità.
Vedete: Gesù dice di farli sedere in gruppi di cinquanta circa “li fecero sedere e li servirono.” E’ una vera e propria cena organizzata, un momento conviviale, un momento in cui nasce la comunità. La Chiesa è “fatta” dall’Eucarestia, il che significa che quando noi mangiamo lo stesso pane entriamo a far parte di questa fraternità, siamo legati da questo dono del Signore che ci rende capaci di accogliere come Lui accoglieva. “Congediamoli” – dicono i discepoli. No, accogliamoli – ribatte Gesù – diamo loro da mangiare. Vedete, quindi, l’ospitalità, l’accoglienza che Gesù pratica ed insegna ai suoi discepoli! Perché l’Eucarestia non sia solo un rito osservato dai “devoti”, che non incide nella vita e nella storia dell’umanità, occorre che l’Eucarestia non perda questa molteplicità di doni del Signore: la condivisione e la fraternità. L’Eucarestia non si esaurisce nella celebrazione del rito ma si compie nel vivere la condivisione e la fraternità! Come si può, infatti, partecipare dell’unico pane e poi dividersi su tutto? Oggi nella Chiesa noi sperimentiamo come questa unità nella molteplicità trova il suo luogo sorgivo nell’Eucarestia! Se tutti partecipiamo a questo pane non possiamo essere gli uni contro gli altri armati! Il poter ricomporre in unità tutte queste diverse sensibilità, questi modi di pensare e stili differenti, che si vivono all’interno della chiesa, a volte anche marcatamente, da sembrare proprio agli antipodi, a chi compete se non all’Eucarestia, al partecipare dell’unico pane? E come possiamo permetterci di violare la comunione che l’Eucarestia genera, partecipando dell’unico pane e poi dividendoci su tutto?
Ecco allora il vero mistero dell’Eucarestia: Fare “uno” fare unità dei diversi. Non dei diversi che rinunciano alle proprie caratteristiche, alle proprie sensibilità, alle proprie sottolineature, ai propri carismi ma dei diversi che si compongono in unità; non in un’unità artificiosa, che finge di non avere diversità; non in un’unità autoritaria, che impone unità, ma in un’unità eucaristica: La comunione attorno ad un unico pane, da cui sono generati anche stili e modalità differenti ma accomunati dalla partecipazione all’unico pane che ci fa essere un’unica Chiesa. Senza dimenticare che, se nelle nostre assemblee i poveri non si sentono a casa loro vuol dire che noi stiamo sbagliando qualcosa. Se il povero percepisce l’assemblea Eucaristica come qualche cosa che non è per lui, che è qualche cosa di distante, noi stiamo sbagliando qualcosa nella celebrazione dell’Eucarestia, perché la celebrazione dell’Eucarestia non deve avere le caratteristiche di esclusività ma di “inclusività”, senso di accoglienza, di apertura, in cui tutti possano sentirsi a casa. Papa Francesco lo dice con una frase sintetica: “L’Eucarestia non è il premio per i buoni ma è la medicina per i malati!” L’Eucarestia non è il punto di arrivo di chi, per altre strade, si è costruito una vita integra, quindi si è acquisito il diritto di parteciparvi, ma è un luogo per tutti in cui, partecipando dell’unico pane - alle condizioni che la chiesa pone, che non cambiano: cambia il significato, cambia il fatto che viene prima il Vangelo dei precetti, perché i precetti sono frutto del Vangelo e non viceversa e perché è dal bisogno di praticare il Vangelo che i precetti nascono e non viceversa! – tutti ci sentiamo a casa, fratelli nella condivisione.
Quindi l’Eucarestia diventa, così, luogo accogliente, legato alla vita, che genera vita e che ci aiuta a vivere. L’Eucarestia diventa il luogo della celebrazione del sacrificio di Gesù che genera fraternità, comunione e che genera condivisione, l’attenzione ai bisogni del povero, che genera la Chiesa, che ci sostiene nell’esercizio della vita cristiana nella quotidianità; donandoci il cibo ci aiuta ad elevarci da un livello soltanto umano del nostro vivere quotidiano a quello di cui Dio ci rende capaci.
“Date loro voi stessi da mangiare.” Con il mio aiuto voi potete fare ciò che da soli non potreste fare. C’è un di più che Dio mette nella nostra vita, rendendoci Lui capaci di ciò che noi uomini da soli non potremmo fare.
Quindi ecco che la festa del Corpus Domini diventa celebrazione della presenza del Signore Gesù che si rinnova tutte le volte in cui noi ancora partecipiamo di questo pane spezzato e lo distribuiamo perché nessuno ne rimanga senza.

Don Marco Casale​
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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