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LA PAROLA IN MEZZO A NOI
V Domenica di Pasqua Gv 13, 31b – 35
Sono solo quattro i versetti che compongono questa pagina di Vangelo ma sono così densi e riprendono il tema dell’amore che abbiamo considerato domenica scorsa, il “comandamento dell’amore” - amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato – che a Gesù sta particolarmente a cuore e che è, in fondo, una sintesi di tutto quello che Lui ci vuole consegnare in questo che è il suo testamento spirituale. Siamo al capitolo 13 del Vangelo di Giovanni, all’inizio della “Passione” e ci sembra che, da una parte, la liturgia ci fa ritornare al giovedì santo, dall’altra ci propone un brano che è decisamente di carattere pasquale: sembrano le parole del Risorto. Potremmo dire meglio che Gesù, ormai, vede oltre la sua morte: ha la consapevolezza della morte che lo attende ma parla come se già fosse morto e risorto. Vi è, nel suo parlare, un desiderio di tornare sul tema dell’amore, in tutto questo capitolo 13, perché i discepoli non sbaglino nel capire che questa è la cosa che gli sta più a cuore prima di tutte le altre: Rendere visibile al mondo che loro sono suoi discepoli perché si amano! E questo amore si vede dalla loro vita, dal loro modo di stare insieme. Gesù ha anche a cuore che questo amore gli uni per gli altri sia come quello che Lui ha per loro - come vi ho amato – ed in questo “come” sono raccolti più significati: come vi ho amato, cioè amatevi perché io vi ho amato per primo; amatevi come vi siete sentiti amati da me, perché l’amore è innanzitutto un accogliere l’amore, un lasciarsi amare. Lo abbiamo visto bene nella lavanda dei piedi: “Signore, non mi laverai mai i piedi…Pietro, se non ti farai lavare non avrai mai parte con me…allora Signore anche le mani, il capo…” Lasciati amare: l’amore ha, innanzitutto, questo aspetto di capacità di capire che c’è qualcuno che ti sta offrendo l’amore, che ti ama e che chiede di accogliere questo amore, perché l’amore non può mai imporsi. L’amore chiede una corrispondenza e non puoi mai imporla. L’amore chiede di essere corrisposto nella reciprocità e nella libertà. Anzitutto lasciati amare da Dio! Lui, amandoti, ti rende capace di amare; facendoti sentire amato suscita il desiderio in te che altri, anche attraverso di te, possano sentirsi amati. Il primo desiderio del cuore di ciascuno di noi è proprio questo: Essere amati, avere qualcuno che pensa a me, che mi apprezza così come sono, che mette qualcosa di suo, della sua vita per me, perché sono prezioso ai suoi occhi. Il Signore risponde, anzitutto, a questo che è il desiderio più profondo del cuore dell’uomo. “Come” vuol dire anche che l’amore, che è parola così ampia da poter includere tante cose diverse, ha anche una specificità che è propria dell’amore cristiano, ed è quell’amarsi al modo con cui Gesù ha amato e ci insegna ad amare. E’ un amore che si esprime non soltanto per gli amici, per quelli che mi amano ma è un amore che si allarga a comprendere anche quelli che non possono corrispondere, al limite anche quelli che non apprezzo, che non mi sono simpatici e addirittura anche chi mi hanno ferito o mi hanno fatto del male. Questo amore, modellato sull’amore di Gesù, non accetta di essere solo un “dare per avere” – dò a te perché poi tu dai a me, perché ho un tornaconto – perché questo non sarebbe amore! L’amore ha l’aspetto di gratuità: Do’ senza aspettarmi di ricevere. E’ un amare sentendosi ricompensati dall’amore stesso, dal fatto di aver potuto dare amore. Questo amore, questo suo modo di amare, che Gesù ci presenta come modello, è ciò che testimonia al mondo che lì c’è Dio, perché quando c’è questa misura di amore allora si intuisce la presenza di Dio, altrimenti noi che cosa faremmo di diverso da tutti gli altri? Noi, altrimenti, avremmo solo da portare un’idea d’amore in mezzo a tante altre; invece, in questo amore, in questo modo di amare come Dio ci ama, c’è qualche cosa che non viene dagli uomini, da noi, ma viene da Dio. C’è una misura di amore, un modo di amare che gli uomini non sanno produrre da soli, da se stessi. C’è bisogno che Dio vi metta dentro questa capacità di amare come Lui ama! Ecco perché è importante per noi, specialmente in questo periodo in cui, pur vedendo come il cuore della gente è un cuore sensibile, solidale, attento ai bisogni degli altri, tuttavia vediamo venire avanti molte spinte che tendono ad una discriminazione dell’altro, ad un disprezzo dell’altro, che tendono a non considerare la persona nel bisogno, che tendono a dire: “solo i nostri” solo quelli che fanno parte di noi, e quindi un’attenzione che seleziona, che riduce – non è un’attenzione all’uomo in generale ma solo a quelli che fanno parte di un gruppo, di una ristretta cerchia. Allora, di fronte a questo è importante che noi cristiani possiamo dire una parola alternativa, perché noi abbiamo un amore che viene da Dio che è la misura del nostro amore e che non accetta di essere ridotto, non accetta di essere diminuito, non accetta di essere messo dentro degli schemi che restringono, che escludono. E’ qualcosa che l’amore del cristiano non riesce a concepire, non riesce a trattare, non riesce ad accettare, perché l’amore di Gesù è un’altra cosa, ha un’altra misura, ha un altro orizzonte, un’altra profondità, ha un messaggio di universalità. Poi si traduce in qualche cosa che non è solo per qualcuno ma è un messaggio per tutti. La gloria di Dio non è qualche cosa che è lontano, che segna una distanza, ma è qualche cosa che è intimamente vicino. Che cos’è la gloria di Dio? E’ Gesù che, mentre Giuda esce dal cenacolo per andare a contrattare la sua vendita per tradirlo, dice: Ora si manifesta la gloria di Dio! Perché la gloria di Dio è proprio questo amore di Dio per tutti, per l’uomo traditore, peccatore, per l’uomo che da solo non può salvarsi, per l’uomo che è incapace di amare. Ecco: la gloria di Dio è questo amore di Dio che è dato all’uomo e che lo può rendere capace, a sua volta, di amare. Allora la gloria di Dio non si manifesta nel momento del successo, del trionfo, del riconoscimento pubblico della vittoria ma si manifesta lì dove c’è l’uomo peccatore perdonato, lì dove c’è l’uomo ferito e risanato, lì dove c’è l’uomo bisognoso e curato, lì dove c’è l’uomo che ha sbagliato e che viene accolto ed aiutato in un percorso di riscatto, lì dove c’è il peccato che ha fatto del male ed ha ferito e che, attraverso il perdono, viene risanato. La gloria di Dio, allora, è questo incredibile amore di Gesù che ci rende consapevoli che il nostro cuore ha una misura, una capacità di amore così grande, molto più grande di quello che noi immaginiamo: Ha delle possibilità di amore nuove a cui noi non avevamo pensato! Allora il comandamento di Gesù “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi” diventa davvero il luogo della testimonianza in cui chi vede possa dire: “ecco, qui c’è Dio” perché qui c’è un modo di amare, una misura di amore che solo da Dio può venire.
Don Marco Casale Casa San Carlo – Bizzozero Trascrizione non rivista dall’autore
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