Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 12 maggio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 10 maggio 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

IV Domenica di Pasqua
Gv 15, 9 – 17

«9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni fa parte del grande discorso di Gesù nell’ultima cena e nel capitolo 15 lui si sofferma nel parlare dei rapporti fra i suoi discepoli. Noi dobbiamo mettere questo discorso dentro il contesto dell’amore che Gesù ha testimoniato ai suoi – ne parla Giovanni nel capitolo 13, quando si è cinto le vesti e si è messo a lavare i loro piedi: il Signore si è fatto servo, si è messo a servizio dei suoi amici, dei suoi discepoli, un servizio fatto di gesti concreti che esprimono l’amore. Ecco perché Gesù può dire ora “Come io vi ho amato, così anche voi amatevi gli uni gli altri” così come anche glì aveva detto “come ho fatto anch’io fate anche voi, come vedete che faccio io così fate anche voi: lavatevi i piedi gli uni gli altri.” In queste parole di Gesù noi troviamo la descrizione di quello che è l’amore, l’amore come Gesù lo intende, parole sulle quali vogliamo soffermarci.
Anzitutto vediamo che, mentre l’amore fra noi uomini, generalmente, è basato sulla reciprocità – io amo te tu ami me – quando si parla dell’amore di Dio si parla di un amore che è così grande che, quando si riceve questo amore di Dio se ne è così riempiti che questo amore si diffonde anche agli altri. Allora qual è, nel rapporto con Dio, il modo di corrispondere all’amore? Non si ferma al fatto che Dio ama me ed io amo lui ma è un amore così grande, che riempie a tal punto da essere traboccante: lui ama me ed io non solo amo lui ma amo gli altri. E’ un amore che si diffonde, che coinvolge anche altri! Questo modo di essere dell’amore nasce nel seno della Trinità: il Padre ama il Figlio, il Figlio nello Spirito ama il Padre a tal punto che questo amore tracima ed arriva fino a noi. Il modo con cui Gesù, il Figlio, corrisponde all’amore del Padre è amare noi! Già dal seno della Trinità questo è il modo di amare: un essere così ricolmi di amore da non poterlo trattenere, da non poter far a meno di donarlo ad altri. E’ un amore che mi investe, che mi riempie e mi spinge a donare amore.
Un’altra caratteristica è che l’amore è iniziativa di Dio: non siamo stati noi ad amarlo per primo ma è Lui che ha amato noi, quindi la nostra è una risposta ad un amore che abbiamo ricevuto. Il primo atteggiamento è, in qualche modo, passivo: ricevere, accogliere l’amore che ci rende capaci di amare come Lui ama; prima, però, bisogna riceverlo, per poter a nostra volta imparare ad amare. Prima devo lasciarmi raggiungere dall’amore, lasciarmi amare! Nessuno, infatti, può donare amore se non perché prima è stato amato e si è lasciato amare. Questo è il presupposto necessario perché noi possiamo a nostra volta amare! Un’altra caratteristica di questo amore è il “dare la vita” cioè dare tutto sé stesso. L’amore ha, quindi, come modello il modo con cui Gesù ci ha amato morendo sulla croce per noi, donando la sua vita per amore nostro. Per comprendere l’amore di Gesù non possiamo non guardare al crocefisso: Gesù si è liberamente donato, per amore. Il Vangelo di Giovanni è sempre molto attento nel dirci che Lui, Gesù, si è consegnato; Lui ha consegnato la propria vita. La vita a Gesù non gli è stata tolta: Lui l’ha donata! La croce non è stato un esito indesiderato ed inevitabile ma è stato il punto di arrivo di una vita tutta vissuta nel dono di sé, una vita a cui Gesù ha sempre dato il significato di un dono fatto per amore, di un donare non qualcosa ma di un donare tutto, di un donare sé stesso, la propria vita. La croce non è un episodio che è capitato ma è il punto di arrivo di un cammino di donazione di sé. Questo amare come lui ci ama rende la nostra vita ricca di frutti. Gesù fa riferimento all’immagine della vite e dei tralci, esempio che attraversa tutto il capitolo 5 - “io sono la vite e voi i tralci”: il tralcio porta frutto se rimane attaccato alla vite; se si stacca dalla vite non porta frutto. Quest’immagine per noi è molto forte, molto importante: noi possiamo portare frutto, cioè possiamo fare opere d’amore solo se rimaniamo attaccati a Gesù, perché solo Lui ci rende capaci di questo amore. Per questo quando a volte sento dire: “Si, Gesù ci parla di amore per il prossimo, ma ci sono alcune persone che è proprio difficile amare” ed io rispondo: “No, non è difficile, ma addirittura è impossibile! Noi non riusciamo a farlo, a meno che noi non ci lasciamo raggiungere, riempire da questo amore, da questa linfa che, come tralci, riceviamo dalla vite e che ci rende capaci di un modo di amare che altrimenti non sarebbe possibile in noi, perché questo modo di amare è proprio di Dio e non di noi uomini”. Amarci come Lui ci ha amato è possibile solo se Lui ce ne rende capaci perché il suo amore lo abbiamo ricevuto in dono, se ci siamo lasciati trasformare da questo amore, se abbiamo imparato alla scuola di questo amore.”
A questo punto, allora, “Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, il Padre ve lo concede” perché noi, in questa comunione profonda che l’amore crea, noi entriamo in una sintonia profonda con il Padre ed impariamo a chiedere ciò che al Padre piace, perché impariamo a comprendere quali sono le esigenze che nascono dall’amore. Quindi è un chiedere che nasce dall’amore: non nasce dall’egoismo, non nasce da un opportunismo, da una pretesa ma nasce dall’amore. Allora il Padre ascolta ciò che nasce da un cuore che ama. Qual è il frutto: di per sé il punto di arrivo di tutto questo discorso è rappresentato dal versetto 11: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” Nel capitolo 15 questo è il versetto centrale, il punto di arrivo. La mia gioia diventa la vostra gioia ed è una gioia piena! Che caratteristiche ha questa gioia? E’ una gioia che nasce dall’amore e non dalle circostanze della vita: Gli affari della vita mi vanno bene e allora sono nella gioia; se non mi vanno bene sono nella tristezza. Questo ci condanna ad andare sempre su e giù, a subire gli eventi ora fortunati ora tristi. Invece la gioia che nasce dall’amore è una gioia che resiste anche all’avversità, anche alle contrarietà, anche agli imprevisti che non mancano mai, perché nasce dall’amore e perché l’amore è sempre possibile, nelle circostanze liete ed in quelle tristi, secondo quella bella formula che noi usiamo nella celebrazione del matrimonio: Amarti ed onorarti nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia; non amarti quando le cose vanno bene, quando sei giovane, quando c’è la salute e basta ma sempre! Questo amore, che non è legato alle circostanze, è l’amore profondo che rispecchia il modo con cui il Signore ama e che produce come frutto la gioia. Evidentemente io ho fatto riferimento alla formula del matrimonio ma questa gioia che nasce dall’amore vale per tutti i rapporti di amore. Infatti Gesù estende agli amici questo amore “Nessuno ha un amore più grande di questo: Dare la vita per i propri amici.” Questa affermazione di Gesù non è in contraddizione con quella che Lui ha fatto dicendo che il punto più alto dell’amore è quello per i propri nemici. Non è una formulazione restrittiva – Gesù prima ha allargato, adesso restringe – Il senso che Gesù dà all’amore è chiaro in tutto il Vangelo: è un amore universale ma che non distingue - questo lo amo e quest’altro no; questo è degno di essere amato e quello no. E’ un amore per ogni uomo e per ogni donna. Questo è l’amore di Dio e questo è l’amore che siamo invitati a fare nostro, nessuno è escluso. Certo noi sappiamo che il nostro modo di amare non avrà mai la misura dell’amore di Dio ma certamente il nostro modo di amare, se noi accogliamo in noi il suo amore, sarà sempre di più accresciuto, dilatato dall’incontro con l’amore di Dio. Quando incontriamo l’amore di Dio non ci accontentiamo di amare un po’, di amare qualcuno, di amare qualche volta. La misura della nostra capacità di amare tenderà ad ampliarsi, a dilatarsi, ad allargarsi. E seppure non si allargherà mai alla misura del suo amore, certamente sarà un amore umano sempre trasformato, sempre accresciuto, sempre più capace di esprimere in pienezza la sua potenzialità, la sua capacità di amare. L’esempio di tanti santi ci dice che nell’incontro con l’amore del Signore questa capacità di amare, propria dell’uomo, si può dilatare a misure inimmaginabili che noi non crederemmo se non vedessimo realizzate da un uomo, da una donna che, nel contatto con il fuoco dell’amore di Cristo, si è lasciato infiammare ed ha espresso misure di amore che davvero ci fanno dire: Questo modo di amare non è semplicemente umano ma ha qualcosa di divino in sé.
Allora il frutto è la gioia, e una gioia piena! Questo senso di pienezza in fondo è un desiderio che noi portiamo nel cuore. Noi desideriamo non solo la gioia ma la gioia piena, che riempie.; non una gioia qualche volta ma una gioia che resiste, che rimane; non una gioia ad intermittenza; non una gioia che tocca solo alcuni aspetti della mia vita e gli altri no ma una gioia che la invade tutta! Il frutto di questo amarci come Lui ci ama è il vivere la gioia ed una gioia piena. Per questo vale la pena percorrere fino in fondo il cammino dell’amore, perché noi troviamo quello che il cuore di ogni uomo cerca: la felicità! La felicità piena, la gioia piena che è il punto di arrivo del desiderio e della ricerca del cuore di ogni uomo.

Don Marco casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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