Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 31 marzo a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 29 marzo 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

IV domenica di Quaresima
Gv 9, 1 - 38

Il racconto del cieco nato che riacquista la vista nell’incontro con Gesù diventa segno della nostra stessa condizione: Abbiamo anche noi, nell’incontro con Gesù, la possibilità di ricevere in dono da lui la vista. Si tratta di capire che cosa è che ci lega alla condizione di questo cieco. C’è, infatti, in questo cieco, una condizione di “mendicante”, l’unica cosa che lui sa fare; non è neppure in grado di esprimere il suo desiderio di essere guarito, neppure la invoca la guarigione: è un’iniziativa di Gesù nei suoi confronti. Questo ci aiuta a capire che la salvezza che noi riceviamo è proprio gratuita iniziativa di Dio: prima ancora che lo possiamo cercare, invocare, pregare, desiderare, Lui già si è mosso per venire in nostro soccorso. Ma c’è anche, in questo mendicante, la rappresentazione di una umanità malata, sofferente, sulla quale Gesù si china con passione per portarla ad essere risanata, a vivere in pienezza la propria umanità. E’ questo, infatti, il significato del termine ”Figlio dell’Uomo” così come il libro di Daniele ci racconta. Dal capitolo 7 al capitolo 14 si racconta, infatti, la storia degli uomini attraverso una successione di bestie che devastano questa storia e che ci mostrano il volto degradato dell’umanità: l’uomo che è una bestia nei confronti del proprio simile. E’ un uomo sfigurato, un uomo che ha perduto la sua qualità di uomo, un uomo che ha perso il senso dell’umanità. Questa è la bestia che troviamo nell’atteggiamento dei farisei, ma che ritroviamo presente nella storia dell’umanità. E Gesù, il Figlio dell’Uomo, è colui che rappresenta il vero uomo, colui che è venuto per umanizzare l’uomo, per rendere l’uomo come Dio lo ha voluto e l’ha creato.
Ecco allora che la piena guarigione di questo cieco si realizza con la sua professione di fede in Gesù figlio dell’uomo e davanti a lui si prostra. La liturgia non ci riporta questo verbo finale, che però è il punto di arrivo di tutto il brano, perché il testo a cui ci si è riferiti è un testo arcaico. Sembra quasi che si sia preferito vedere la liturgia come un museo da custodire, piuttosto che come la proclamazione della parola di Dio in tutta la sua pienezza! La prostrazione di questo uomo davanti al Figlio dell’Uomo che lo ha restituito alla sua dignità di uomo e gli ha mostrato la ricchezza della sua umanità: un’umanità, la sua, che sa tener testa anche al pregiudizio di questi scribi e farisei, con ironia (volete forse diventare suoi discepoli anche voi?) un uomo concreto, che sa rimanere sui fatti, sa partire dai dati di realtà (quello che so è che prima ero cieco e che ora ci vedo), Si mostra un uomo nel suo affrontare il rischio di essere espulso dalla vita sociale, dalla comunità, un uomo che non ha paura, un uomo che nell’incontro con Gesù sa di aver trovato qualcosa di così grande che vale la pena correre anche questo rischio, perché ciò che trova è ben più grande di ciò che perde. In questo noi ritroviamo le vicende dei primi cristiani e del prezzo che dovettero pagare per essere cristiani: la loro vita, l’espulsione dalle loro comunità, l’accusa di eresia, le persecuzioni, ed in questo il cieco nato è pienamente discepolo di Gesù. Per Gesù, la perla preziosa che ha trovato, per il tesoro che ha conquistato vale la pena di perdere tutto il resto!
Gesù può operare questa salvezza nei confronti di quest’uomo perché spazza via ogni considerazione religiosa che di fronte al male e alla malattia non ricerca la Salvezza che viene da Dio ma ricerca di chi è la colpa! Vi sono certe immagini di Dio che sono frutto della fantasia dell’uomo: se c’è una malattia bisogna cercare di chi è la colpa; se c’è una disgrazia Dio in qualche modo ne è responsabile; Dio si accanisce contro i giusti mentre ai malvagi non accade mai nulla. Queste visioni – possiamo comprenderlo – a volte derivano da delusioni, da amarezze, ma sono così distanti dalla realtà, sono la negazione di quello che Dio è veramente, sono caricature di Dio! Gesù spazza via tutto questo: “Né lui ha peccato né i suoi genitori! ”Voi siete completamente in errore nell’andare a cercare, di fronte alla malattia, che cosa ha fatto, di chi è la colpa, chi è stato, perché Dio compie questo? Questo è il primo atto di salvezza: Salvarci da queste caricature, da queste idee distorte su Dio che tanto male fanno a noi e tanto male fanno alla fede!
Allora il percorso di questo uomo è un percorso di umanizzazione, che gli consente di scoprire la pienezza dell’umanità, che Dio gli ha dato, nell’incontro con Gesù, il Figlio dell’Uomo, colui incontrando il quale si può finalmente dire: Ecco un Uomo! Non vi è contraddizione fra l’essere figlio di Dio e figlio dell’uomo, perché Dio vuole proprio mostrarci che quando si è pienamente uomini si è pienamente figli di Dio perché queste due realtà non possono essere in contraddizione. Allora il cammino di questo cieco è il nostro cammino, il cammino di chi, per essere figlio di Dio, si sente chiamato a vivere in pienezza il proprio essere uomo!
Questa umanizzazione è ciò di cui sentiamo bisogno, ciò che oggi vogliamo invocare dal Signore: Rendici uomini come Tu ci hai fatto e come Tu ci vuoi, uomini nei confronti degli altri uomini e liberaci dalla tentazione di essere bestie o di lasciarci sedurre dalle bestie che abitano la storia.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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