La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 10 marzo a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 8 marzo 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Prima domenica di Quaresima
Mt 4, 1 – 11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Entrare nel tempo della quaresima vuol dire tornare ad affrontare le tentazioni come ha fatto Gesù. Le tentazioni fanno parte della nostra natura umana ed anche Gesù, che si è fatto uomo come noi, nella sua condizione umana, nel suo aver rivestito la nostra carne, la nostra fragilità ed anche la nostra umanità con tutti i suoi desideri, ha sperimentato le tentazioni. E’ importante, però, distinguere la tentazione dal peccato: Gesù, infatti, è stato tentato ma non ha peccato, non è caduto in tentazione mentre noi, invece, a volte nell’essere tentati cadiamo nel peccato. Ma non confondere la tentazione col peccato vuol dire non sentirci in colpa per l’essere tentati: tutti, infatti, siamo tentati, ma sapere riconoscere la tentazione, cioè darle il suo nome, cioè chiamarla tentazione e non “occasione”, come si fa a volte, significa avere la volontà di rifiutarla e, come ha fatto Gesù, non solo avvalerci della nostra volontà ma, soprattutto, avvalerci della Parola di Dio che va ben conosciuta per poter vincere le tentazioni; altrimenti, se durante le tentazioni noi rimaniamo soli, cadiamo. Lo Spirito, dice il vangelo, spinge Gesù nel deserto, quindi lo spinge da una parte a non sottrarsi a questa esperienza profondamente e realmente umana; dall’altra, però, lo assiste anche, cioè lo spinge ma non per lasciarlo solo ma lo accompagna, è accanto a Lui nel momento della tentazione e dà il suo contributo perché ne esca vittorioso.
L’inizio della tentazione di Gesù è qui: “dopo quaranta giorni ebbe fame” come Mosè che sul monte digiunò quaranta giorni e quaranta notti, come per volersi preparare all’incontro con Dio. L’incontro con Dio, infatti, richiede questo: la purificazione dei nostri desideri, cioè di tutto ciò di cui abbiamo fame. Noi abbiamo fame di tante cose, abbiamo tanti desideri e fra questi c’è il desiderio di Dio, ma ce ne sono tanti altri che, invece, ci allontanano da Dio, anche se spesso si nascondono dietro l’apparenza di Dio ma non lo sono. Infatti il diavolo sa bene che noi uomini siamo più facilmente tentati non dai desideri cattivi ma dai desideri che si nascondono dietro l’apparenza del bene: si dicono buoni ma, in realtà, non lo sono; dicono di venire da Dio ma, in realtà, vengono dal diavolo. Qui ne vengono presentati tre che rappresentano i tre desideri fondamentali dell’uomo: Il piacere, il potere ed il possesso. Dentro questi tre desideri fondamentali noi possiamo farceli stare tutti.
La prima tentazione si riferisce, allora, alla fame di pane. Ecco la tentazione: “Se tu sei figlio di Dio dì che queste pietre diventino pane” – l’apparenza di bene – e così col pane tu potrai sfamare gli affamati! Quindi il diavolo lo vuole tentare illudendolo che così avrebbe potuto soccorrere tutti i bisognosi, gli affamati. In realtà Gesù smaschera questa tentazione rispondendo: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” Gesù rifiuta, quindi, quell’essere figlio di Dio che si manifesta attraverso questi segni straordinari che, in qualche modo, vanno contro quello che Dio, invece, davvero gli chiede, e cioè di farsi uomo spogliandosi delle sue prerogative di Dio. Dio ha il potere di rendere quelle pietre pane; Dio può fare questo e molto altro, ma Gesù non lo fa: se lo avesse fatto avrebbe rinnegato la sua umanità, l’amore per l’uomo, il suo essersi fatto carne come uno di noi; sarebbe tornato indietro rispetto al progetto di Dio, non sarebbe stato più un uomo come noi ma avrebbe riavvolto il nastro della storia della salvezza, tornando un passo indietro. Gesù rifiuta anche di essere un Messia al modo di chi si compra anche il favore degli altri con questi segni – ricordiamo quando Gesù moltiplica il pane che volevano venire a prenderlo per farlo re e Gesù scappa, perché sa bene che è fin troppo facile comprarsi il favore degli altri donando il pane, cioè dando tutto ciò che gli altri chiedono e desiderano. Ma Gesù non è venuto semplicemente per dire di sì a tutti i nostri desideri, non è un imbonitore, uno che va dietro all’opinione pubblica. Gesù è venuto a svelarci la verità di noi stessi, il bene che c’è nel nostro cuore, non per dire di sì ed acconsentire ai desideri che comprano il favore degli altri.
La seconda tentazione si riferisce al possesso. Il diavolo tenta Gesù con la Scrittura, citando un versetto del salmo 91 e richiamando come vi sia un’assistenza di Dio nel pericolo, ma il diavolo stravolge il significato di questa provvidenza e la fa diventare una tentazione: “Gettati giù” – come dire “tenta il tuo Dio, ti soccorre oppure no? E’ vero che Dio salva il suo consacrato oppure no?” Non è l’affidamento ad un Dio provvidente, che nel suo amore ti è vicino in ogni difficoltà ma è un forzare la mano a Dio: Ci sei o non ci sei, mi aiuti o non mi aiuti? Se io mi butto tu mi devi aiutare! Ecco perché Gesù risponde, a sua volta, con un’altra parola che svela questo modo di stravolgere il significato della parola stessa. Gesù riporta la parola al suo significato, alla sua corretta interpretazione: “non metterai alla prova il Signore Dio tuo” come ha fatto il popolo di Israele nel deserto, perché ogni citazione che Gesù fa è presa dal libro del Deuteronomio che commenta il cammino del popolo di Israele nel deserto. Le tre tentazioni fondamentali: la prima è manna, cioè il cibo. La seconda si manifesta a Massa e Merìba, quando manca l’acqua ed il popolo mette alla prova Dio (il suo potere) – allora Dio è con noi o non lo è? Lo sfida, non con la fiducia di un figlio che invoca l’aiuto del padre. Poi c’è la terza tentazione, che riguarda il momento dell’ingresso nella terra promessa – la terra è un dono o è un possesso? E’ un dono che Dio mette nelle tue mani o è tua proprietà?
Allora il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra, come se fossero i suoi e gli propone di darglieli se sceglie lui e non Dio. Il diavolo, infatti, sa che lì dove c’è il potere per il potere, lì dove c’è il potere che usa dell’altro, lì dove c’è la ricchezza che vale più della persona: lì è il suo regno. Lì dove c’è l’egoismo che schiaccia il debole: lì il diavolo regna. Allora ecco perché il regno di Dio è radicalmente alternativo a questo modo di regnare del diavolo in questo mondo. “Vattene satana” – dice Gesù – perché qui si è arrivati al culmine della tentazione “il Signore Dio tuo adorerai, a Lui solo renderai culto.” E’ il rifiuto di ogni idolatria: non adorare nessun altro se non il Signore, l’unico Dio. A questo punto Gesù ci mostra che alla tentazione si contrappone solo la Parola di Dio e non le nostre argomentazioni, che risultano sempre deboli, insufficienti, fragili. La Parola di Dio ha il potere di vincere le argomentazioni del tentatore e Gesù ci mostra come la tentazione va riconosciuta, chiamata per nome e scacciata; non si dialoga con il tentatore, altrimenti si cade, ci si lascia ingannare. Anche Gesù fa così perché così mostra a noi come si fa. Lo farà anche quando Pietro farà sua la mentalità diabolica e dirà a Gesù: No, a te la croce no, la sofferenza no: questo Gesù non ti capiterà mai. Allora Gesù dirà a Pietro: “Vattene satana!” Cioè tu, Pietro, sei caduto nella tentazione di satana di volere un Messia a misura di satana e non a misura di Dio, come satana lo vuole, cioè debole e non come Dio lo vuole, a misura di Dio. Satana vuole un Messia che può sconfiggere; Dio, invece, vuole un Messia che satana non può sconfiggere, ci dona il suo figlio che si è fatto uomo, che si è fatto umile, che si è fatto povero, che ha donato se stesso e che non si è mai tirato indietro rispetto a questo cammino di donazione di sé per amore, che ci ha salvato.
Vedete allora che Gesù queste tentazioni, che qui sono un po' riassunte dall’evangelista Matteo, le ha vissute continuamente nella sua vita e talvolta anche i suoi discepoli ne sono l’eco, perché hanno fatto loro il modo di pensare di satana stesso e Gesù dovrà continuamente guardarsi da questa tentazione, fin sulla croce: “Se sei Figlio di Dio scendi dalla croce e ti crederemo.” Vedete come tentano in tutti i modi, continuamente, di dissuaderlo dal compiere il suo cammino, in obbedienza al Padre, di dono di sé nell’amore fino alla croce. E’ la seconda tentazione che ritorna, quella del potere, Così come, nella moltiplicazione dei pani, col tentativo di farlo re, torna la prima tentazione.
Queste tre fondamentali tentazioni, ricorrenti nella vita di Gesù, sono ricorrenti anche nella nostra vita, in forme diverse, in diverse situazioni ma sempre queste. Ecco perché possiamo dire che Matteo, in questo brano, ci dà un manuale di consultazione per imparare a riconoscere le tentazioni che di volta in volta tentano di sedurci, di ingannarci, di farci entrare in una mentalità, in un modo di pensare che viene da satana e non da Dio.
Quando Gesù vince la tentazione ecco che “il diavolo lo lasciò ed angeli gli si avvicinarono e lo servirono.” Quando la tentazione è vinta vi è un dono che ci colma in pienezza: Dio è al nostro servizio! Vi è una grande gioia, una immensa consolazione ogni volta che noi superiamo la nostra volontà e, con la forza che viene solo dalla Parola di Dio, la lotta con la tentazione. La quaresima, allora, ci faccia fare questo esercizio di lotta cristiana, non ci faccia fuggire da questa lotta! Lo Spirito ci spinge a lottare. Quando arriva la quaresima nessuno di noi dice dentro di sé: Finalmente è arrivata la quaresima! Che bello! Vedete quindi perché lo Spirito deve spingere Gesù nel deserto? Perché noi a questa lotta vorremmo sottrarci, questo momento lo vorremmo evitare mentre è importante entrarci ed attraversarlo, perché se non lo facciamo noi non fuggiamo dalla tentazione ma fuggiamo dalla lotta e la tentazione, comunque, viene a scovarci e ci vince. Invece noi dobbiamo accettare di lottare contro la tentazione con la fiducia che con Dio la possiamo vincere. La tentazione, oggi, in tanti modi viene banalizzata. Leggevo una frase, scritta fuori da un locale, che diceva così. “Posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni!” Oggi con la tentazione ci si va a braccetto, le si cambia il nome per farla diventare da tentazione ad occasione e così la tentazione ci fa suoi e la mentalità di satana diventa silenziosamente la nostra. Siamo chiamati ad essere lottatori fiduciosi nella vittoria ed allora la quaresima diventa davvero una palestra di fede e di vita.

Don Marco Casale
Casa san Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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