La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 2 dicembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 30 novembre 2018

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

​​​III Domenica di Avvento
​​​​​Lc 7, 18 - 28

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui».

Giovanni Battista è sempre una figura forte, vigorosa anche nel momento in cui si interroga riguardo alla sua fede e al modo in cui aveva inviato i suoi discepoli da Gesù, perché lui aveva creduto in Gesù mentre adesso si pone delle domande su di lui, perché vede che ciò che lui compie non è quello che Giovanni si aspettava. Giovanni, quindi, è grande, forte anche nel modo in cui affronta queste domande. Osservando Gesù, infatti, vediamo che Gesù sta nelle città, non va nel deserto come Giovanni aveva fatto; guardando a Gesù vediamo che lui non è così austero nel vestire, nel mangiare come Giovanni ma siede a tavola con i peccatori e le prostitute ed è per questo che Giovanni si interroga seriamente riguardo al fatto se sia effettivamente Gesù il Messia atteso. Le domande di Giovanni non sono lontane dalle nostre domande su Gesù, su quello che lui fa, su quello che lui dice e se questo corrisponde alle nostre aspettative perché, come è capitato a Giovanni, Gesù spesso non corrisponde alle nostre aspettative: non fa quello che noi ci aspettiamo e non dice quello che noi pensiamo. Ma Giovanni è grande in questo suo modo di porsi le domande perché sa mettersi in discussione e perché sa porre apertamente questa domanda a Gesù stesso. Giovanni ci dice che se vogliamo proprio comprendere Gesù dobbiamo proprio rivolgerci a lui, interrogare lui. Come si fa a parlare di Gesù senza ascoltare Gesù? Come si fa a comprendere Gesù senza sapere nulla di lui? Come facciamo a comprendere Gesù senza ascoltare la sua parola, quello che lui ha detto? Quante volta ci si sforza di dibattere su quello che una persona abbia detto senza aver prima ascoltato veramente quello che ha detto o senza aver letto quello che ha scritto, ma insistiamo a dibattere su ciò che pensiamo lui abbia detto o su ciò che pensiamo abbia scritto?! Tante volte si evita di fare la fatica di andare ad ascoltare e di andare a leggere: si preferisce parlare e discutere evitando questa fatica. Giovanni invece la fa questa fatica! Anche in questo Giovanni è grande e ci mostra la via: Fai la fatica di andare ad ascoltare e di andare a leggere quello che effettivamente ha detto e quello che effettivamente ha scritto. Cerca di comprendere Gesù ascoltando Gesù. Ma Giovanni è grande anche perché di lui Gesù stesso dice: “Fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.” Ma Giovanni è grande anche nella sua umanità, nella sua capacità di profezia, di saper riconoscere in Gesù il Messia prima di tutti gli altri e Giovanni si trova di fronte a quello a cui ciascuno di noi, probabilmente, si è trovato di fronte: essere scandalizzati di Gesù, a non comprendere il suo agire ed il suo parlare. E c’è da domandarsi se i dubbi di Giovanni non siano anche i nostri, come quando lui vede che il modo di agire di Gesù non è quello di giudicare – perché Gesù rimanda il giudizio – ma quello di usare misericordia, cioè dare il tempo per la conversione, mentre il tempo del giudizio viene rimandato, perché gli uomini possano accogliere la misericordia e possano convertirsi.
Chi di noi non si è scandalizzato di fronte alla misericordia? Chi di noi non è rimasto sorpreso e sconcertato di fronte alla misericordia sorprendente di Gesù, come lui tratta i peccatori, come lui dà tempo per la conversione, come lui offre il perdono? Quante volte ci siamo detti che avremmo agito diversamente? Quante volte ci siamo detti che sarebbe stato preferibile un parlare più duro, un agire più punitivo? Quante volte abbiamo visto nella misericordia un’inspiegabile ed incomprensibile debolezza?
Ma c’è anche da domandarci se, in questo, non ci sia anche da ricavarne una lezione importante?! Infatti chi sperimenta lo scandalo dell’annuncio della parola di Gesù sa che c’è, invece, una possibilità, come gli Atti degli Apostoli ci raccontano: la possibilità di rallegrarsi per essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. Pensiamo, per esempio, alla vicenda legata al Cardinale Ravasi, qualche tempo fa, quando lui scrisse un tweet semplicemente citando la parola di Gesù “ero straniero e mi avete accolto.” Questa sua affermazione, che non era altro che una frase di Gesù, ha provocato come reazione tutta una serie infinita di insulti sui social. Allora noi dobbiamo domandarci cosa dobbiamo fare di fronte ad una cosa come questa? Dobbiamo fare quelli che si scandalizzano per l’inciviltà, per la barbarie nella quale siamo immersi oppure possiamo addirittura trovare, in questo, l’occasione per poterci rallegrare per il fatto di subire un oltraggio a motivo del fatto che si annuncia la parola di Gesù? Perché se noi non troviamo gioia nel fatto che si è oltraggiati non a motivo delle nostre mancanze, del nostro peccato ma a motivo del fatto che noi abbiamo annunciato, con fedeltà, la parola stessa di Gesù – se non troviamo gioia in questo – non avremo nemmeno la forza della vera testimonianza. L’esperienza del Vangelo ci dice che quando l’evangelizzatore ha il coraggio di non fare sconti nell’annuncio della parola di Gesù ma di dirla per quella che è, così come Gesù ce l’ha consegnata, può sperimentare una gioia profonda per il fatto di aver potuto semplicemente ed umilmente dire quello che Gesù ha detto, anche quando è incompreso, anche quando è oltraggiato. Ma la gioia che si prova è più grande: la gioia di aver detto semplicemente le parole che Gesù ci ha detto ed il Vangelo di Gesù porta dentro nel cuore una gioia piena che nessuno può toglierci. Ecco perché Gesù proclama questa beatitudine così difficile ma così vera: “Beato colui che non si scandalizza di me.” Allora di fronte alle contestazioni ed alle critiche cresce dentro, proprio a motivo della parola stessa di Gesù, una gioia ancora più grande. Questo è il Vangelo ed è un dono che Dio fa e che è differente dall’esperienza umana di chi, di fronte alle critiche, si sente mortificato, fiaccato ma sa che questa esperienza umana viene superata da un dono più grande, da una gioia più grande che il Signore fa.
Nelle parole che Gesù rivolge ai discepoli di Giovanni vi è un invito a guardare i segni che lui compie – possiamo vedere qui un riferimento alle parole dei profeti, in cui si parla di guarigioni, di risurrezioni dei morti, come nel caso di Elia, di Eliseo – si parla di promesse, di segni che trovano in Gesù il loro pieno compimento. E’ come se Gesù dicesse – non lo dice ma lascia che loro lo vedano, lo scoprano – che è davvero lui il Messia, perché è ciò che lui fa che lo testimonia, lo prova. In questo modo di fare, da parte di Gesù, c’è un grande rispetto: il rispetto di chi non impone la sua parola. Anche questo è Vangelo! E’ una parola, quella del Vangelo, che invita a vedere, ad aprire il cuore, perché tu possa comprendere, perché tu possa vedere, perché tu ti possa convincere. E c’è, in questa parola di Gesù, anche una lode particolare nei confronti di Giovanni Battista di cui evidenzia alcune caratteristiche. Giovanni il Battista non è una canna sbattuta dal vento, cioè non è un uomo per tutte le stagioni; non è uno che va dietro ai potenti del momento o alle parole d’ordine ed agli slogan più in voga; non è uno che cerca a tutti i costi il compromesso per non scontentare qualcuno! Non è una canna piegata dal vento! E’ un uomo fedele alla parola di Dio che annuncia. Lo loda anche per la sobrietà anche nel vestire, che manifesta Giovanni Battista, come dire che il suo vestire rappresenta uno stile di vita che non è in contraddizione con la parola che lui annuncia. E’ un uomo coerente, tutto d’un pezzo, un uomo la cui vita si accompagna alle parole senza ipocrisia e senza contraddizione. Poi, in ultimo, Gesù lo loda perché è un profeta, ma anche più che un profeta perché lui non preannuncia il Messia che deve venire ma lo indica ai suoi discepoli: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo” perché Giovanni Battista ha l’umiltà di saper anche rinunciare ai suoi discepoli per la gioia di vederli andare a diventare discepoli di Gesù.
Giovanni non ha manie di protagonismo, non mette al centro la sua persona ma la sua preoccupazione è quella di mettere al centro Gesù, di portarli a Gesù, anche attraverso di lui – certo! – anche attraverso le sue parole – certo! – ma non per attrarli a sé ma per portarli a Lui. Giovanni Battista, allora, diventa modello per ogni buon educatore alla fede: Non mette al centro sé stesso ma porta a Gesù.
Ecco, allora comprendiamo perché Gesù usa nei suoi confronti parole di elogio così alte, più alte addirittura di quelle che Gesù ha usato nei confronti di Maria sua madre. Nessun altro Gesù ha elogiato così come ha fatto con Giovanni Battista. Allora comprendiamo meglio perché Giovanni Battista è protagonista di questo tempo di Avvento! Chi meglio di lui può prepararci all’incontro con Gesù? Chi meglio di un profeta, di un uomo grande come lui può accompagnarci verso il Signore, all’incontro con lui? Chi meglio di lui può aiutarci a vivere in pienezza la beatitudine: “Beato chi non si scandalizza delle parole di Gesù ma trova in esse una gioia profonda!”

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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