san carlo 20161104 MAB Facciata chiesa
La faccaiata della cihesa di San Carlo Borromeo

Approfondimento del Vangelo di domenica 22 luglio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'omelia di don Marco Casale come momento di riflessione e meditazione del Vangelo di domenica 22 luglio 2018, IX dopo Pentecoste.

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

IX dopo Pentecoste

E’ l’unica volta qui, tra le pagine del Vangelo, che Gesù convoca la folla: di solito, infatti, è la folla che cerca lui e da questo noi comprendiamo che Gesù ha qualcosa di importante da dire, come quando un padre di famiglia convoca tutta la famiglia perché ha qualche cosa di importante da comunicare. Gesù, in effetti, ha bisogno di dire l’essenziale - perché in mezzo a tante parole, a tante cose che si fanno, che cosa è essenziale se non il cuore, il centro – e, quindi, ci regala questa sintesi, il cuore, appunto, del suo insegnamento: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” Sono le condizioni dell’essere suo discepolo! Chi può dirsi suo discepolo, suo amico che lo segue, che lo ha scelto come maestro e che è credente in lui? Chi può dire di esserlo? Gesù, molto chiaramente, descrive le caratteristiche essenziali del suo discepolo: Chi ha saputo rinnegare se stesso, fare della sua vita un dono d’amore. Questo è il senso del “prendere la croce!” La croce è il segno dell’abbassamento di Dio: Il Signore Gesù che si è spogliato delle sue prerogative divine e, da ricco che era, si è fatto povero, si è fatto servo di tutti, umiliandosi fino alla morte, ma non ad una morte qualsiasi, ma alla morte di croce, quella proprio dei reietti, quella degli esclusi, dei malfattori. Quindi con questo cammino di abbassamento, di umiliazione Gesù ha voluto esprimerci quanto gli stiamo a cuore, quanto ci ama. In questo modo, cioè spogliando se stesso, ha rivestito noi; abbassando se stesso ha innalzato noi; donando la propria vita ha dato la vita a noi.
Questa è la logica dell’amore espresso dalla croce: qualsiasi altro significato della croce è improprio. La croce non può essere una bandiera, perché porta in sé il significato di una vita offerta. Né, tantomeno, la croce può essere un segno usato contro qualcun altro - i cristiani, infatti, tutte le volte che lo hanno fatto non hanno dato una buona prova di sé. La croce è sempre un segno di riconciliazione, mai un segno di qualcuno contro qualcun altro! Non può mai essere strumentalizzata la croce e soprattutto non gli si può cambiare il significato: non può essere, la croce, qualche cosa che divide ma che unisce se vogliamo che sia la croce di Gesù, altrimenti è un’altra cosa.
Ma potremmo anche domandarci: Che cosa vuol dire concretamente questa croce? Cominciamo con il dire che cosa non è la croce! La croce non è il significato che noi possiamo dare, a posteriori, a tutte le disgrazie, i malanni, gli incidenti che nella vita possono capitare! Non è una spiegazione facile di tutti i patimenti che la vita ci riserva, perché il più delle volte questi noi non li scegliamo: ci cadono addosso, mentre la croce è tale solo se è voluta, se è scelta. Quindi le disgrazie che ci capitano non possiamo chiamarle croce! Alla croce, sia ben chiaro, Gesù è andato incontro in piena volontà ed in piena libertà, altrimenti non sarebbe stato, il suo, un cammino di amore: sarebbe stato un passivo rassegnarsi ai poteri forti del tempo, in questo caso rappresentati dai sacerdoti, dagli scribi e dai farisei; sarebbe stato un passivo rassegnarsi di fronte alle disgrazie di questo mondo, ma allora che segno di salvezza sarebbe mai stata!?! No, la croce Gesù l’ha voluta! Questo abbassamento, questo consumarsi nel dono d’amore Gesù lo ha voluto, liberamente e per amore! Allora croce è tutto ciò che noi assumiamo per amore e non ciò che subiamo; croce, quindi, è ciò che scegliamo, che vogliamo! Ecco, allora, che cos’è la croce? E’ quando, in un rapporto di amore, un fare spazio all’altro! Vorrei fare questo ma, per amore tuo, do spazio a te: si fa ciò di cui tu hai bisogno in questo momento. Facciamo qualche esempio. Un genitore che fa spazio al figlio, liberamente, per amore e con sacrificio, certo, perché accogliere un figlio e seguirlo nelle sue necessità finché è adulto significa offrire il proprio tempo e le migliori energie per lui; oppure un figlio che dedica il proprio tempo, il proprio cuore, le proprie attenzioni ad un genitore anziano. Egli sacrifica cioè offre un po’ di sé, del proprio tempo, del proprio denaro per amore del genitore anziano, per prendersi cura di lui. Tutto questo è croce: quando volontariamente, liberamente e gratuitamente per amore, mi assumo il sacrificio e la fatica per la persona amata, per svuotare un po’ me e dare spazio all’amato, per abbassare un po’ me e innalzare l’amato. Ecco il cammino del discepolo di Gesù: il cammino dell’umiltà, il cammino dell’amore, il cammino della croce! Lì dove tu vedi l’esperienza della croce, l’esperienza della gratuità del dono d’amore, l’esperienza di chi non si lascia abbagliare dalle cose che piacciono a questo mondo ma dalle cose belle, vere, profonde, che danno sostanza e senso alla vita! Ricordo di una madre che lottava con la figlia perché non sposasse il ragazzo che amava e la motivazione era determinata dal fatto che il giovane non era laureato. Dopo, però, questa figlia, grazie alla sua determinazione, ha sposato questo ragazzo nonostante tutte le opposizioni della madre e la madre, nel tempo, ha imparato ad apprezzare il giovane, a stimarlo e a riconoscerlo come persona valida, affidabile. Allora ecco l’abbaglio: In questo mondo sembra valere chi ha i titoli secondo questo mondo ed io mi lascio un po’ abbagliare da questi titoli mentre, se vado a vedere, è la sostanza e la qualità di quella persona che conta, non bastano i titoli che possiede! L’esperienza di croce è quella di chi non si fa abbagliare dai titoli di questo mondo e va all’essenziale, va al cuore delle persone e non si lascia condizionare dalle cose che piacciono secondo una logica di mondanità ma secondo la logica di Dio. Queste ultime, infatti, sono poi le cose che durano, che resistono nel tempo, sono quelle che nel tempo emergono: mentre prima non piacevano, non interessavano, poi, invece, nel tempo maturano e si fanno spazio in tutta la loro verità, in tutta la loro bellezza. Ecco la croce: Prendere ciò che tu non prenderesti secondo la logica di questo mondo, fare ciò che tu non faresti secondo la logica di questo mondo, sapendo che c’è dentro qualche cosa che vale e che, anche se non dà i frutti subito, nel tempo porterà tutta la gioia sperata, porterà tutto l’amore sperato, tutti i frutti sperati.
Croce è fare della propria vita un seme gettato, che non si attende il raccolto subito, ma che confida nella bontà di quel seme che nel tempo darà la pienezza del frutto oggi solo sperato. Ecco il senso delle parole di Gesù “Se qualcuno vuol venire dietro me, rinneghi se stesso - liberamente e per amore - prenda la propria croce e mi segua!

Don Marco casale
Chiesa di San Carlo Borromeo – Bizzozero
Trascrizione dall’omelia non rivista dall’autore

 

Leggi anche: La Parola in mezzo a noi 1 luglio 2018