La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 20 maggio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 18 maggio 2018:

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Domenica di Pentecoste
Gv 14, 15 -20

15:In quel tempo, il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, è la festa nella quale i Giudei ricordano il dono della legge sul monte Sinai ed è il giorno in cui viene donato lo Spirito Santo. la nuova legge che, secondo la profezia in Geremia 3, non è più scritta su tavole di pietra ma è scritta nel cuore dell’uomo, ed è l’unica legge che Dio ci ha lasciato, il comandamento che contiene in sé tutti gli altri comandamenti e gli altri precetti: è il cuore della legge! Questa scelta dell’Evangelista Luca di collocare qui la Pentecoste, è una scelta che ci dice che questo dono fa parte, come sappiamo – l’abbiamo visto le scorse domeniche - del mistero della Pasqua: Lo Spirito che qui viene donato è lo Spirito del Risorto che, dalla Pasqua, cioè dalla morte e risurrezione di Gesù, riceviamo, questo Spirito che è questo nuovo modo di Gesù di essere presente, di rimanere con noi, di non lasciarci soli, di non lasciarci “orfani”, come dice il Vangelo.
Giovanni, per esempio, colloca la Pentecoste la sera stessa della Pasqua; Luca compie una diversa collocazione di questo evento del dono dello Spirito ma è il medesimo evento, il medesimo Spirito che viene donato da Gesù risorto. Giovanni ci parla di questo “soffio” che Gesù alitò su di loro: Questo soffio è la vita! Il respiro, infatti, è la vita. Infatti finché c’è il respiro c’è la vita, finché c’è il soffio c’è la vita, questa vita di Dio in noi, così che noi possiamo vivere della stessa vita di Dio, la stessa vita di Gesù Figlio di Dio: vivere anche noi del suo stesso amore, imparare ad amare come Lui ha amato! Allora mettere in pratica il comandamento non vuol dire che è una prescrizione che sta fuori di noi e alla quale noi dobbiamo sforzarci di attenerci, che dobbiamo sforzarci di osservare ma è l’espressione di una realtà interiore: questo Spirito in noi, che è l’amore di Dio, si esprime attraverso i gesti di amore che noi compiamo, mediante l’amore che noi viviamo. Quindi mettere in pratica il comandamento dell’amore significa esprimere la verità che noi siamo, la verità della vita di Dio che è in noi, che noi abbiamo ricevuto. Ecco perché questo Spirito è lo Spirito della verità perché rivela la verità più profonda di noi stessi: la dimora di Dio in noi che si rende manifesta attraverso l’amore concreto che noi viviamo, nei gesti e nei fatti, verso i nostri fratelli; diventa espressione della verità più profonda, di quello che Dio ha fatto di noi donandoci il suo Spirito.
Ecco perché la Pentecoste diventa per noi il momento in cui la nostra interiorità diventa luogo della dimora di Dio: così diventa possibile una vita interiore, una vita spirituale, da uomini spirituali che accolgono in loro stessi il dono dello Spirito e che di questo Spirito vivono e che a questo Spirito obbediscono, vivendo l’amore.
E’ dentro di noi che noi dobbiamo ricercare lo Spirito, Dio, non fuori! Ecco perché i segni della presenza e dell’opera di Dio, cercati fuori di noi senza che ci sia stata prima una ricerca dentro di noi, rischiano di lasciarci delusi. Quando noi cerchiamo i segni della potenza di Dio fuori di noi, nel modo che noi ci aspettiamo che Lui faccia - per esempio quando avvengono eventi che ci fanno dire: Ma perché Dio non è intervenuto, perché non ha operato…per la pace…per la guarigione - in questo nostro cercare fuori questi segni dell’opera, senza avere imparato prima a riconoscere Dio ed il modo con cui Lui opera, trovandolo dentro di noi, allora noi andiamo incontro alla delusione perché i segni di Dio, per noi, non sono riconoscibili: noi non abbiamo occhi per vederlo, non abbiamo la capacità di riconoscere lì dove Lui opera, lo cerchiamo dove Lui non è, e diventiamo un po' come coloro di cui Giovanni oggi dice: “il mondo non può ricevere lo Spirito della verità perché non lo vede e non lo conosce.” Questo accade perché non lo ha lasciato abitare, non lo ha dentro, non lo ha accolto e non lo ha conosciuto rientrando in sé stesso e scoprendo l’abitazione di Dio in lui attraverso il suo Spirito. Ecco perché noi oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne spirituali, capaci di abitare l’interiorità, capaci di conoscere il volto di Dio, il Dio di Gesù Cristo, innanzitutto nella loro vita, dentro loro stessi, nell’ascolto attento del proprio cuore, della propria interiorità. Ecco, la trasformazione che lo Spirito opera è anzitutto qui: la trasformazione - quella che noi chiamiamo la salvezza che Dio porta – inizia dal fatto che io sono trasformato da Lui, mi sono lasciato trasformare profondamente interiormente da Lui, dal suo Spirito.
Ecco perché noi riconosciamo vero quel detto, quell’aneddoto di chi è giunto al termine della sua vita dicendo: Nella giovinezza io volevo cambiare il mondo e poi ho scoperto che io non potevo cambiare il mondo. Poi, nell’età adulta cominciai a dire: Vado a cambiare la mia famiglia, i miei amici, ma scoprii che io non potevo cambiare gli altri. Infine, nell’età anziana, capii che per cambiare qualcosa dovevo cominciare a cambiare me stesso e se lo avessi saputo prima avrei pregato da subito il Signore così: Signore trasforma anzitutto me e la mia vita, perché è solo se il mio cuore cambia che si può cambiare qualcosa anche nel mondo! Solo così si irradia un cambiamento attraverso un cuore che si converte, che si purifica, che si apre all’amore, che cresce in fede, in misericordia, in generosità del dono d’amore! Questo si irradia in qualche cosa che trasforma anche intorno a sé. Lo Spirito, allora, opera in noi facendo di noi uomini e donne spirituali, abitati dalla presenza di Dio che, attraverso cuori accoglienti ed aperti al dono dello Spirito, permettono a Dio di entrare ed abitare in questo mondo! La dimora di Dio è l’uomo vivente, e quando noi cerchiamo Dio lo dobbiamo cercare, anzitutto, nel cuore dell’uomo che lo ha accolto, che lo ha lasciato abitare in sé stesso e che di Lui vive, della sua stessa vita. Così noi riceviamo questo Spirito che viene chiamato “un altro Paràclito”, perché il primo Paràclito è Gesù stesso – Paràclito è un termine greco che significa difensore, consolatore, ma consolatore non nel senso che ci consola nelle nostre miserie, nelle nostre sofferenze al modo di una pacca sulla spalla, con un incoraggiamento così…su, dai…, ma la consolazione dello Spirito è qualcosa di più forte perché è trasformante, ci toglie la ragione della nostra pena andando alla radice. La consolazione è questo farci sentire vere queste parole di Gesù: “Il Padre vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre!” E’ il per sempre la nostra consolazione! Dio è con me sempre, in ogni momento - quello che Papa Francesco afferma quando dice che il tempo viene prima ed è più importante dello spazio. La cosa importante, infatti, è che questo Spirito è per sempre; quello che conta è la fedeltà di Dio, è il sentire che Dio non è una presenza occasionale nella tua vita, nel senso che un po' c’è ed un po' non c’è, e quando si dimentica lo devo invocare perché Egli intervenga. No! Rimane con te per sempre, in ogni circostanza, in ogni momento Lui è lì con te perché abita in te!
Sentiamo oggi più che mai questo bisogno di interiorità nel rumore che ci assorda, nelle parole vuote di significato, che non veicolano più nulla, parole che son diventate così logore, così distanti dai fatti, dalla vita. Noi sentiamo il bisogno di parole autentiche, di parole profonde, di parole che sanno penetrare nel cuore, di parole che trasformano, di parole vive non morte, non insignificanti. Ecco il dono della Pentecoste per noi oggi: dare significato alle parole, perché è la parola di Dio che parla in noi. Parole non superficiali, non banali, non consumate ma parole che sanno trafiggere il cuore, che lo sanno abitare, che lo sanno illuminare, che lo sanno riscaldare: parole che fanno di noi dimora dello Spirito Santo, perché il mondo veda e creda!

Don Marco Casale
Casa San Carlo - Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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