La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 25 febbraio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 23 febbraio 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

II Domenica di Quaresima
​GV 4, 5 – 42

L’esperienza di questa donna samaritana è l’esperienza di chi, nell’incontro con Gesù, riceve in lei una sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna. L’acqua è viva quando è sorgiva, quando si muove; quando invece l’acqua è ferma diventa un’acqua morta. Questa sorgente d’acqua viva è lo Spirito di Dio. L’acqua è lo Spirito e lei non solo lo riceve ma riceve in lei una sorgente che continua a sgorgare, che continua a rinnovare in lei questa vita, che è una vita eterna, quindi la vita di Dio, perché solo Dio è eterno! Ma questa esperienza della samaritana è la nostra esperienza, l’esperienza dei battezzati perché chi si immerge nell’acqua del battesimo riceve il dono di avere dentro di lui una sorgente di acqua, cioè dello Spirito e quindi della vita di Dio. Noi viviamo di questa vita in noi, viviamo della vita dei figli di Dio. Allora l’esperienza che ha vissuto quel giorno la samaritana è arrivata fino a noi nella grazia del battesimo che, in questa quaresima, siamo chiamati a riscoprire. Questa donna ha riconosciuto in Gesù il Salvatore del mondo, cioè ha capito che aveva bisogno di essere salvata, liberata dal peccato, dal male, ma il modo in cui Gesù raggiunge il cuore di questa donna è meraviglioso, perché lui si fa, anzitutto, assetato di acqua ma in realtà è assetato dell’amore, della fede di questa donna e, presentandosi così assetato, accende in lei la sete di Dio: le fa capire che c’è un’altra acqua oltre quella che lei va ad attingere tutti i giorni, con fatica, dal pozzo e che riceve come dono dall’alto, da Dio stesso. La risposta di questa donna è una rispostaccia: “Come fai tu ad attingere acqua – tu che non hai nemmeno un secchio per arrivare fino in fondo al pozzo” – ma Gesù non si spaventa di fronte ad un rifiuto, non si spaventa di fronte ad un no. Lo Spirito missionario, di annuncio del Vangelo che ha Gesù dentro di sé, il desiderio che questo dono, che Lui ha ricevuto dal Padre, lo possa donare a tutti lo porta a non fermarsi di fronte al no degli uomini, ad andare avanti con pazienza e con amore.
Questo dono che Gesù ha da donare, ci dice che un dono che noi abbiamo ricevuto è bello solo se è donato a sua volta, se è condiviso; io, andando in giro per le case della parrocchia, vedo che, a volte, i ragazzi hanno un angolo della casa in cui ci sono un mucchio di giochi. Allora io chiedo: ma quanti giochi che avete!? I genitori, spesso, mi rispondono: Si, sono tanti, forse troppi! Vi sono giochi che, magari, hanno usato una sola volta e poi li hanno messi lì. Magari li hanno anche desiderati tanto ma poi li hanno messi lì, si sono stancati, perché? Mi è venuto allora da pensare che un dono è bello quando lo condividiamo, quando ci giochiamo insieme, quando è mio ma è anche tuo: allora non annoia! E’ un dono per me ma non lo è solo per me! Altrimenti, dopo un po’, mi muore tra le mani, mi annoia, non è più interessante. Se invece lo dono e ci giochiamo insieme, allora rimane vivo!
Questa donna, vedete, ha capito così bene la necessità che questo dono ricevuto andasse condiviso, che subito è andata dai suoi compaesani e chissà come gliel’ha raccontato quell’incontro con Gesù - perché tutti volevano incontrare Gesù - chissà in che modo glielo ha detto: “Ho trovato una persona particolare che mi ha detto parole che solo uno che viene da Dio può dire; mi conosceva nel profondo, mi ha rispettata, mi ha fatto sentire amata e perdonata, conosceva il mio cuore come nessun altro; prima ancora che io glielo dicessi Lui aveva già capito come era stata la mia vita. Solo chi viene da Dio può essere così!” Glielo ha detto con tale passione, con tale trasporto, con tale convinzione che li ha convinti ad andare a vedere chi fosse questo Gesù.
Questo spirito missionario, espresso in questo brano di Vangelo, è quello di cui sentiamo un po’ la mancanza, perché noi, a differenza di Gesù, un po’ ci scoraggiamo di fronte ai no, di fronte ai rifiuti e diciamo: “Beh, se non vuole ascoltare, pazienza, è libero di scegliere”. Vero! Ognuno è libero! Però scoraggiarci di fronte al primo no che riceviamo nell’annuncio diventa un po’ un alibi per noi. L’amore non conosce alibi; l’amore non si ferma di fronte al primo no. Quando ci tiene ad una persona, quando ha qualcosa da donargli, anche oltre questo no, l’amore va avanti con tenacia e con pazienza finché arriva al cuore della persona amata!
Ecco Gesù che rilancia: “Se conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere…” ma la donna gli risponde ancora peggio: “Ma chi ti credi di essere? Sei forse più grande del nostro padre Giacobbe che ci ha donato questo pozzo?” Ella lo snobba proprio! Non lo vuole prendere sul serio! E Gesù che cosa fa? Non si scoraggia e va avanti, anche di fronte a questo secondo rifiuto: Vuole mirare dritto al cuore di questa donna. Troppo grande è il dono che Lui ha da darle! Troppo prezioso è per lei! Lei deve capire che Gesù ha da donarle proprio quello che lei sta cercando da tanto tempo senza trovarlo.
“Vai a chiamare tuo marito? – Non ho marito – Certo, ne hai avuti cinque e quello che hai adesso non è tuo marito!” Questa donna a questo punto avrebbe potuto dire: “Adesso basta, sei passato alle offese, vattene, non voglio più sentirti!” Ma proprio a questo punto, invece, apre il cuore e risponde: “Allora sei un profeta, perché nessuno mi ha mai detto la verità della mia condizione di peccato nel modo in cui me lo hai detto tu, con la stessa chiarezza e con lo stesso affetto insieme! Non ho mai visto un uomo fare come fai tu! Non ho mai visto un uomo trattarmi come mi tratti tu, nella verità e nel rispetto! Tutti gli altri, quando mi dicono questo, mi accusano, mi condannano: Tu non lo hai fatto! Allora tu sei veramente un profeta, sei uno che parla in nome di Dio, perché solo uno che Dio manda può mostrare una capacità di parlare al cuore, di raggiungerlo come tu hai fatto!
A questo punto la donna scopre l’adorazione dei figli di Dio in spirito e verità: scopre che quella differenza che per lei era un problema, fra samaritani e giudei, è caduta. “Perché tu che sei giudeo parli con me che sono samaritana? Apparteniamo a due popoli diversi, non ci dobbiamo guardare l’uno con l’altro.” Gesù dice: “Ormai nell’adorazione nell’unico spirito di Dio, non c’è più giudeo né greco, non c’è più differenza di popoli perché Dio ha fatto un unico popolo: il popolo di Dio, il popolo di coloro che adorano in spirito e verità, che hanno riconosciuto il Cristo! Allora le differenze sono superate da un’unità più profonda.
Questa donna, a questo punto, ha spalancato il suo cuore. Ha trovato uno che l’ha tirata fuori dalle sue paure, che l’ha fatta sentire capita e rispettata, che le ha fatto capire che le differenze sono l’opportunità di un’unità più profonda, non per tirarsi le pietre l’uno contro l’altro! Le si è spalancato il mondo di Dio: Eccolo il Cristo, l’ho trovato, non può che essere Lui! L’esperienza della donna samaritana ci dice, allora, con quanta pazienza e con quanta tenacia Gesù ci ha raggiunto. Tutti noi, almeno un momento della nostra vita, ci siamo sentiti raggiunti, feriti al cuore da Cristo che ci ha cercato finché non ci ha trovato: Ma non ci si può fermare l^: bisogna andare avanti! Questo dono non è solo per me, lo devo condividere, lo devo a mia volta donare, perché è per tutti. Questo Spirito è per tutti e non mi devo scoraggiare davanti a dei no! Non mi devo scoraggiare davanti ai rifiuti! Devo imparare da Gesù, per quel che riesco, ed imparare da Lui la sua stessa pazienza, il suo modo di andare dietro alle persone fino ad arrivare al loro cuore, con pazienza, con rispetto e nella verità, finché il cuore si apre, finché il cuore accoglie, finché il cuore riconosce la presenza di Cristo.
Allora l’esperienza della samaritana diventa anche la nostra: Anche noi battezzati, figli di Dio, missionari, chiamati a condividere questo dono. E’ il dono più grande che può ricevere l’uomo e non possiamo trattenerlo solo per noi!

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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