La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 28 gennaio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 26 gennaio 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Santa Famiglia di Maria, Gesù e Giuseppe
Lc 2, 41 – 52

41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Entrare nel mistero della Famiglia di Nazareth vuol dire entrare nel mistero di una famiglia singolare al modo, però, in cui ogni famiglia è singolare, nel senso che non esiste una famiglia uguale all’altra. Certamente la famiglia di Nazareth presenta alcune particolarità che solo lei ha: Maria è una madre che concepisce, nella sua verginità, per opera dello Spirito Santo; Gesù è figlio di Maria ma è figlio di Dio; Giuseppe è padre al modo di chi non ha generato questo figlio ma lo ha cresciuto.
Queste caratteristiche fanno della famiglia di Nazareth una famiglia unica, però, non così estranea a quello che sono le altre famiglie, perché ogni famiglia porta in se la ricerca del suo modo di essere famiglia: così è stato anche per la famiglia di Nazareth e così è anche per tutte le famiglie. Nella famiglia di Nazareth noi vediamo una famiglia cui ispirarci; una famiglia, però, allo stesso tempo inimitabile. Non è possibile, infatti, portare la famiglia di Nazareth come un esempio in cui ci si può proprio identificare pienamente; questo bisogna dirlo perché altrimenti saremmo condannati a sentire, sempre, soltanto la distanza dalla famiglia di Nazareth, e questo sarebbe molto deprimente, molto deludente. In realtà noi oggi vorremmo sottolineare di più la vicinanza, la partecipazione della famiglia di Nazareth alle vicende quotidiane che coinvolgono tutte le famiglie. Questo lo vediamo in molti particolari che il brano ci consegna. Gesù durante il pellegrinaggio a Gerusalemme con la sua famiglia rimane a Gerusalemme mentre gli altri tornano a casa. La decisione di rimanere lì, però, è una decisione sua: Gesù non si è smarrito ma quello che ha fatto lo ha fatto volontariamente. Vediamo, allora, un Gesù che è alla ricerca della propria identità, della propria vocazione, della propria missione e la va scoprendo: Gesù cresceva in età, sapienza e grazia. Quindi la partecipazione di Gesù alla nostra umanità è stata piena, anche nell’esperienza della crescita umana. Gesù non si è sottratto neanche a quello che noi tutti sperimentiamo: la ricerca della propria strada e la risposta alla chiamata di Dio nella propria vita! Gesù non si è sottratto ma l’ha vissuto fino in fondo. Così come anche a Maria e Giuseppe non gli è stata risparmiata l’esperienza propria di ogni genitore: la fatica nel comprendere un figlio e la sua strada. “Essi non compresero ciò che aveva detto loro”: è la fatica di una ricerca che è fatta anche della difficoltà di comprendere il figlio, la sua persona, il suo percorso di vita. Come Maria e Giuseppe provano questo sentimento di angoscia nella ricerca di un figlio che non sanno più dove sia, così anche noi possiamo vedere la ricerca, da parte di molti genitori, di quel figlio che non riconoscono, che faticano a comprendere nelle sue scelte; nello stesso tempo c’è anche l’esperienza che Gesù fa dell’obbedienza “venne con loro a Nazareth e stava loro sottomesso”. Gesù l’obbedienza l’ha imparata, l’ha sperimentata: è cresciuto anche in questa obbedienza: la sua obbedienza al Padre è maturata anche attraverso l’esperienza di una ubbidienza umana ai suoi genitori.
La famiglia di Nazareth, allora, ci colpisce molto perché la sentiamo vicina, in quanto si vivono queste che sono le esperienze proprie di ogni famiglia. Quello che più ci colpisce è il modo con cui, nella famiglia di Nazareth, ognuno permette all’altro di essere se stesso, il modo con cui, nella fatica di capirsi, vi è la regola del rispetto, dell’attenzione all’altro, che non viene scavalcato, che non viene schiacciato e nessuno rimane poco considerato. Colpisce molto il modo con cui, pur nella grande franchezza con cui Maria esprime il suo sentimento di angoscia e con cui Gesù esprime la sua ricerca del Padre, che è una presenza che va oltre anche quella di Maria e di Giuseppe, però, in tutto questo, c’è questo grande rispetto di Maria nei confronti di questa ricerca di Gesù, pur non comprendendo, e c’è un profondo rispetto di Gesù nei confronti di Maria e di Giuseppe, a cui sta sottomesso in obbedienza. C’è un grande riconoscimento dell’altro, dell’importanza della sua presenza, del suo ruolo, del suo compito. Nella famiglia di Nazareth, certamente, si mettono in pratica le parole che Papa Francesco ci ha ricordato, le tre parole necessarie per la vita della famiglia: Permesso, scusa, grazie!
In particolare guardiamo alla parola “permesso”: si entra nella vita dell’altro in punta di piedi, con grande rispetto e si chiede sempre: Posso? Puoi? Questo è l’atteggiamento giusto attraverso il quale si lascia spazio all’altro di esprimersi fino in fondo, nel quale non ci sono forzature. Ecco: in questa famiglia, allora, la ricerca della vocazione di ciascuno è favorita dall’altro! L’altro non è una difficoltà nel mio cammino di ricerca ma mi è di aiuto nel mio cammino di ricerca: cerca insieme a me anche se non ha già capito, però è in cammino insieme a me.
L’altra caratteristica della vita della famiglia, allora, potremmo individuarla in questo: nel cammino. La famiglia in cammino, dove tutti sono in cammino e dove nessuno si è fermato, non solo perché qui la famiglia di Nazareth è pellegrina a Gerusalemme ma anche perché c’è questa ricerca che Maria e Giuseppe fanno di Gesù per tre giorni, perché non si danno le cose per scontate: è una famiglia, questa, dove ancora ci si interroga, senza avere le risposte prima, preconfezionate. E’ una famiglia dove si è in movimento, dove non c’è chi, sospendendo il proprio cammino e fermandosi, mette in difficoltà il cammino di ricerca dell’altro ma si cammina insieme e si cerca insieme; dove la mia ricerca è facilitata dagli altri, non perché gli altri mi offrano delle risposte ma perché aiutano me a cercarle! Questa è una famiglia dove la vita può crescere, si può sviluppare e dove la vocazione, come ricerca della parola di Dio, è all’ordine del giorno: la parola di Dio per me e la risposta alla sua chiamata sono continuamente al centro e la disponibilità a mettersi in ascolto e a rimettersi in cammino non è mai negata; dove non vi sono situazioni di sterilità, dove non ci sono nuclei di morte, cioè delle situazioni che, all’interno della vita familiare, continuamente vanno a riaprire ferite mai definitivamente risanate; dove la ricerca di quello che è il bene per tutti, non solo per me, ma per tutti e la famiglia intera è una ricerca condivisa e portata avanti insieme.
La famiglia di Nazareth, allora, è una famiglia dove davvero si vive la quotidianità, il cui segreto sta nel modo in cui si vive la quotidianità. Abbiamo l’occasione di scoprire, ancora una volta, nel silenzio e nel nascondimento, vissuto da Gesù a Nazareth, il segreto della sua persona. Gesù ha passato la maggior parte della sua vita con la sua famiglia, nel nascondimento di Nazareth. Allora ciascuno di noi si può sentire partecipe di questo cammino che Gesù ha vissuto nella sua famiglia, nel nascondimento di Nazareth, nel momento in cui rende fecondo ogni momento della sua quotidianità, come Gesù l’ha reso fecondo, anche i momenti dell’incomprensione, della fatica, della ricerca, del cammino, in cui la meta sembra lontana; anche i momenti in cui si impara; anche nel momento della scoperta, della novità: ogni momento della vita quotidiana diventa fecondo, perché vissuto così, nel dare spazio all’altro, nel rispetto reciproco e nel sentirsi sempre in cammino, mai arrivati, mai fermi.
Ecco: la famiglia di Nazareth diventa, come lo è stato per Gesù, luogo in cui crescere nella ricerca della propria vocazione e nell’aiuto, gli uni agli altri, nella ricerca di Dio, nella ricerca della parola di Dio per me, nell’obbedienza, nell’ascolto obbediente della parola di Dio per te e per me, ed io divento una presenza importante perché tu possa trovare Dio nella tua vita e tu sei una presenza importante perché io possa trovare Dio nella mia vita.

Don Marco Casale
Casa san Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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