La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 14 gennaio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 12 gennaio 2018:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

II Domenica dopo l’Epifania
Gv 2, 1 – 11

1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Questo di Cana di Galilea è il primo segno che Gesù compie secondo il Vangelo di Giovanni, che è il libro dei segni. Giovanni ha pudore ad usare la parola “miracolo” perché miracolo è una parola che si presta ad ambiguità; ci si potrebbe far tentare dal cercare di carpire al Signore il miracolo, la soluzione potente di Dio che ci libera dalla fatica di fare anche noi la nostra parte per affrontare le situazioni, per risolvere i problemi: arriva Dio che, miracolosamente, risolve tutto! Giovanni, allora, preferisce usare la parola “segni”. Bisogna, quindi, che anche noi facciamo la nostra parte, cioè cogliamo non solo il fatto ma anche il suo significato, cosa ci esprime, cosa ci vuol far capire, che cosa c’è dentro questo fatto: qualcosa di più grande del fatto stesso. Questa attenzione Gesù la avrà costantemente. Pensate ad un altro segno, quello della moltiplicazione dei pani. Gesù dice: Perché mi cercate? Solo perché vi ho riempito la pancia non perché avete compreso il segno del pane che è il segno del dono gratuito di Dio condiviso, il segno del dono gratuito dall’alto, pane che il Signore ci dà e che rappresenta quel cibo che non soltanto nutre il corpo ma che è cibo per la vita eterna e che il Signore ci dà. Voi non lo avete compreso! Ecco, allora, questa capacità di comprendere i segni ed i significati: diremmo con una parola “i simboli” una realtà che rimanda ad una realtà altra, che è più importante di quella realtà materiale, concreta.
Il fatto è che l’acqua diventa vino. Che cosa significa questo fatto? Significa che Maria deve, come tutti noi, compiere il suo cammino di credente.
“La madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Gesù prende le distanze da questa donna che è sua madre, ma attenti - “Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” – Maria diventa discepola “Ascoltate la parola e mettetela in pratica”. E’ un’altra cosa, no! Maria ha fatto questo passo. Maria è la credente, ha detto il suo sì all’angelo, ma non per questo è già arrivata, come se avesse compiuto tutto il suo percorso nella fede. Maria non dimentica mai che la qualità del credente, di ogni credente - compresa Maria ed anche Gesù - è quella di essere in cammino, di fare dei passi, uno dopo l’altro, e non sentirsi mai arrivati. Nessuno può sentirsi arrivato se vuol continuare ad essere credente, ed anche Maria fa il suo passo. “Fate quello che vi dirà!” E’ la parola del Signore ascoltata, creduta, messa in pratica. Anche Maria ha dovuto esercitarsi via via, sempre lasciandosi sorprendere da una parola inattesa ed imprevedibile, che Lei imparava ad ascoltare, a meditare, a mettere in pratica.
Che cosa significa ancora questo brano? Le anfore di pietra, che contenevano acqua, rappresentano la legge di Mosè, scritta sulla pietra. Egli è venuto per trasformare, secondo le promesse del profeta Geremia, i nostri cuori - “toglierà il vostro cuore di pietra e vi darà un cuore di carne” - per scrivere la sua legge non sulla pietra, come aveva fatto con Mosè, ma nei nostri cuori.
E che cosa significa, ancora? Che Gesù, come sua prima apparizione pubblica con i suoi discepoli, come primo “segno” si presenta ad una festa di nozze, dove si mangia, dove si beve, dove si gioisce, dove si celebra l’amore! Qui Gesù dice, da subito, quale sarà l’annuncio da Lui portato: l’annuncio della gioia di Dio, di quella gioia che la presenza di Dio fa nascere nei nostri cuori: questo fa la differenza! La gioia! Quando c’è la gioia lì c’è Dio: non la gioia che viene dalla spensieratezza ma dal senso di una presenza! Gesù ci dice che la gioia condivisa da una parte manifesta la sua presenza e dall’altra coinvolge, attrae, rende una comunità interessante. Perché partecipare? Perché accogliere un invito? Perché quando io vado il cuore è pieno di gioia! Perché quando io incontro queste persone il cuore è pieno di gioia! Perché quando faccio qualcosa insieme a te, insieme a voi il cuore è pieno di gioia! Allora ecco che l’annuncio della Parola, la testimonianza del Vangelo non può che essere accompagnata dalla Parola. Guai quando noi annunciamo il Vangelo senza la gioia: diventiamo fuorvianti, diventa ambiguo il nostro annuncio, un annuncio senza contenuto, formale. La gioia della presenza del Signore in mezzo a noi: questo è l’annuncio fondamentale!
Poi cos’altro c’è in questo brano? Il protagonista vero è Gesù; si vede lo sposo soltanto ma non la sposa; c’è il maestro di tavola che è ignaro di tutto quello che accade mentre il protagonista è Gesù. Gesù è lo sposo – potremmo evocare tutta la simbologia biblica dell’incontro fra Dio ed il suo popolo, come di un incontro di nozze; pensate al Cantico dei cantici oppure ad altri brani della Bibbia “Come gioisce lo sposo per la sposa così per te gioirà il tuo Dio.” Gesù è lo sposo che incontra la sposa: celebra quest’alleanza nel segno dell’amore e nel segno della gioia.
I discepoli comprendono questi segni, in essi vedono la gloria di Dio, perché hanno riconosciuto il significato in essi contenuto e credono anche loro: come Maria hanno fatto il loro cammino. Questo testo è il testo del cammino di fede dei credenti.
Io mi ricordo quando ho iniziato in seminario: Ho uno zio prete che quando sono entrato in seminario mi ha accompagnato con queste parole: “Sta cuntent!” Stai contento! Certo, ti ascolto volentieri, dissi, però col tempo mi sono accorto che queste parole non erano così banali, perché essere contenti, essere nella gioia è la caratteristica del credente, e questo invito non mi ha mai abbandonato.
Poi ne ho messi insieme anche altri che, via via, nel mio cammino ho incontrato. Ancora il mio padre spirituale mi disse: ricordati questa cosa: Sorridi! Anche questa era un’osservazione così apparentemente semplice, forse banale ma in realtà nascondeva qualcosa di molto profondo e non l’ho mai dimenticata: Sorridi! Il sorriso fa cambiare umore anche a chi sta accanto a te. Il sorriso fa riaccendere questa gioia! Mi viene sempre in mente quella bella poesia; Un sorriso non costa nulla a chi lo dà e dona molto a chi lo riceve!
Ricordo quando una sera, insieme ad altri preti novelli, ospiti del cardinale Martini, egli ci lasciò questo regalo: noi gli raccontavamo tutte le difficoltà che incontravamo all’inizio del nostro ministero di sacerdoti e lui ci disse: Si comprendo tutte le cose che voi mi raccontate, perché anch’io le ho vissute, però vorrei dirvi di non dimenticarvi mai il parlare positivo, che cerca di far emergere il lato positivo nelle persone e nelle situazioni.
E ricordo anche il mio percorso di studi in scienze della formazione e dell’educazione. A me piaceva sempre moltissimo quando si parlava del significato dell’ironia, cioè del trovare il lato un po’ umoristico in tutte le cose, senza prendersi mai troppo sul serio, soprattutto l’autoironia. Facile fare sarcasmo sugli altri! L’autoironia è importante. Se tu trovi questo lato divertente in te, un po’ di sano umorismo, un po’ di autoironia non finisci mai di divertirti!
A me è sembrato che il poter avere in noi forti antidoti alla tristezza ed avere forti anticorpi contro la tristezza mi è sembrata una cosa veramente importante e molto urgente e corrispondente a quanto Gesù desidera darci: La gioia! Il segno più evidente che davvero il Signore è in mezzo a noi!

Don Marco Casale
Casa san Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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